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Pd: “Sul piano di riordino ospedaliero nessuno parla”

da Cosimo Saracino
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Francesco-Rogoli-

Stiamo assistendo, nel più assoluto silenzio delle istituzioni locali, all’epilogo di un progetto che non ha previsto alcun percorso di confronto e partecipazione con i territori, con le parti sociali e con i cittadini. Da svariati anni si continua a trattare di “Sanità” discettando invece di economia e confondendo, forse volutamente, due temi che meriterebbero da soli il diritto alla centralità di una discussione. Tutto ciò sbandierando sempre l’unico obiettivo di riduzione dei costi e mai quello più logico ed ovvio, semplicemente il più giusto, dello stato di salute dei cittadini.

Il Piano di Riordino che ancora oggi ci viene solo accennato, a giudicare dalle poche briciole trapelate, ha tutta l’aria di esser stato concepito da dietro ampie scrivanie assai lontane dai bisogni reali e quotidiani dei cittadini. Vi si parla di accorpamenti e chiusure di Ospedali, ma, si tiene a precisare, lasciando inalterato il numero dei posti letto. Si guardano bene dal raccontare ai cittadini che le norme in vigore in Italia prevedono che ci si attesti su di uno standard di 3,7 posti/letto per  mille  abitanti (Legge 135/2012) e che invece nella nostra provincia sfioriamo per miracolo i 2,5!

Accorperebbero per risparmiare e razionalizzare, ma il vero progetto di crescita prevede, per compensazione, un netto aumento dell’offerta sanitaria territoriale a bassa intensità di cure; ma di questo non si parla affatto.

Ci continuano a sventolare sotto il naso lo spauracchio della crisi economica e del necessario risparmio che ne deve derivare: niente di più falso! E non lo afferma il piccolo circolo PD di Mesagne; il 10 giugno 2013 si insedia, a Roma, la 12^ COMMISSIONE PERMANENTE – IGIENE E SANITA’ del Senato della Repubblica, finalmente ai primi di febbraio del 2015 deposita una RELAZIONE-INDAGINE CONOSCITIVA sul tema “Sostenibilità del sistema sanitario”, tale documento viene approvato in senato all’unanimità i primi di giugno del 2015; in tale documento si esplicita, argomentando chiaramente, che  «Il sistema sanitario è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia» e la relatrice principale, Sen. NerinaHYPERLINK  tiene a precisare che “La sostenibilità del sistema sanitario «è prima di tutto un problema culturale e politico»”.

Quanto al nostro ormai ex ospedale, ad oggi nessuna voce si è levata, se non il totale allineamento dell’amministrazione attraverso il consigliere delegato, in sede di conferenza dei sindaci , all’impianto proposto dal direttore generale. In passato di fronte a notizie molto simili le istituzioni locali hanno sempre preso iniziative, basti ricordare il consiglio monotematico alla presenza di Fitto in veste di Presidente della Regione. Oggi invece nulla ha detto il Sindaco Molfetta, a differenza di altri suoi colleghi che nel corso di queste ore hanno convocato tavoli istituzionali riunendo i primi cittadini di comuni limitrofi e rappresentanti istituzionali di ogni livello (vedi S. Pietro). Nulla ha detto il consigliere regionale Vizzino che in campagna elettorale si era immolato per rappresentare la causa di questo territorio. Nulla ha detto il deputato Matarrelli che nel 2012 aveva proposto se stesso come garante sulla vita dell’ospedale di Mesagne.

Atteso che Mesagne non è più presidio ospedaliero da qualche anno, e che nessuno tra le fila del PD pensa che sia realizzabile l’idea di un ospedale per comune, si vuole o no discutere del diritto alla salute dei cittadini mesagnesi? Di come mettere a disposizione della nostra comunità strutture che solo poco tempo fa sono costate pesanti investimenti pubblici per la loro realizzazione? Da quanto è possibile evincere dalle notizie che trapelano sul piano di riordino altre risorse dovrebbero essere investite a Mesagne: è possibile capire a cosa serviranno? Quali progetti ci sono? Si badi bene che su un terreno cosi delicato l’inerzia delle istituzioni non fa che favorire un principio chiaro: chi ha la possibilità di curarsi lo faccia, chi non può resti indietro. Noi pensiamo che il nostro Paese e la nostra città non si possano proprio permettere un passo indietro di tale portata.

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