Riaprire la Scuola italiana garantendo, al meglio possibile, i Diritti allo Studio e alla Salute dovrebbe essere un Obiettivo apprezzato e accettato da tutti in Italia. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo, e chissà ancora per quanto, una emergenza sanitaria senza precedenti. E tutto ciò che era precario (vite umane, relazioni, lavoro) o antiquato o devastato (scuola, trasporti, sanità) è stato messo a durissima prova o in tanti casi drammatici distrutto. Oggi ci troviamo, con le dovute e rispettose proporzioni, come in un dopo-guerra.
Possiamo metterci alla finestra e attendere il corto circuito finale oppure, ciascuno per il ruolo che ricopre, dare il proprio contributo perché questo Paese possa riprendersi, perché i giovani – a cui era già stato tolto il futuro – non si vedano sottrarre anche il Presente. In questa prospettiva ancor di più riaprire la Scuola è fondamentale per tornare a vivere “crescendo”.
Anche la sgangheratissima scuola italiana, dove fino a ieri occorreva portarsi la carta igienica da casa o farsi le fotocopie per conto proprio, coi suoi mille e antichissimi problemi è di una importanza vitale in questa fase difficilissima della storia d’Italia. Riaprirla, quanto più in sicurezza possibile, è come staccare ad un paziente i respiratori artificiali pur tenendolo ancora in reparto in attesa di future dimissioni. Perché la Scuola serve all’Italia.
Ed è proprio per le condizioni di grave degrado strutturale in cui è stata tenuta la scuola per decenni che la operazione “riapertura” è la più complessa è difficile. Quasi titanica come impresa. Migliaia di Dirigenti scolastici e di docenti collaboratori si sono già da mesi caricati sulle loro fragili spalle l’onere di questa impresa. E lo hanno fatto, molti di loro almeno, provando a “fare il vino dall’uva a disposizione” e soprattutto nell’incertezza di direttive precise e spesso contraddittorie. Ma non può essere con superficialità dimenticato che in ogni angolo del mondo la riapertura delle scuole sta risultando l’operazione più complessa. Così come sembra chiaro che, in presenza di crescita della curva dei contagi, i problemi che gestiranno coloro che hanno responsabilità di guida saranno enormi.
La via di uscita della Didattica a Distanza è pronta ad essere percorsa ma non è la Scuola che vorremmo. Perché è stando insieme, in sicurezza, che possiamo ridurre un distanziamento sociale effettivo che è l’effetto collaterale di quello sanitario. Perché ancor di più mette in condizioni differenti soggetti con punti di partenza differenti.
Ecco perché appare fondamentale lo stringersi “a coorte”, collaborando e proponendo, segnalando e riducendo, proteggendo e condividendo. Se, come ricorda Papa Francesco, da una crisi grave si può uscire peggiori o migliori, almeno nel campo scolastico possiamo provare a uscirne migliori. Soprattutto valorizzando al meglio le risorse finanziarie che saranno destinate alle istituzioni scolastiche.
Come è accaduto per esempio per l’acquisto di milioni di nuovi banchi fondamentali per garantire il mantenimento delle distanze. Ma è stato anche l’emblema di un approccio immaturo di ampi settori di questo Paese. Si è ironizzato e deriso su una scelta quasi elementare e palesemente prioritaria: in attesa di interventi di edilizia scolastica si poteva intervenire, nell’immediato, solo con banchi e sedie di dimensioni più ridotte. Eppure polemiche senza fine sulla “realizzabilità” di questa fornitura e poi sui tempi. Dopo decenni di “immobilismo” il problema è se arriveranno a inizio o fine settembre 2020. Ed ancora. Come non cogliere l’occasione di questa mega-fornitura, che probabilmente durerà 30 anni altri, per un parziale acquisto di banchi\sedie innovative oggi e ordinarie nel prossimo futuro? Quando, con la lentezza tipica della scuola italiana, sarà patrimonio comune la possibilità di sedersi in classe diversamente da come è accaduto per secoli? Ma tant’è… il non sentirsi “parte” di una impresa rende facili le obiezioni e gli scetticismi.
Così come le risorse senza precedenti messe a disposizione per intervenire sulla edilizia scolastica potrà essere o fonte di speculazione per i “soliti noti” o in presenza di amministratori locali, tecnici e dirigenti scolastici avveduti si potrebbero realizzare interventi che durino nel tempo grazie a progettazioni organiche e moderne e non estemporanee. Si può rattoppare o riprogettare, si può utilizzare il know-how interno ad ogni istituto o bypassandolo. Come per i banchi utilizzare questa drammatica emergenza per strutture scolastiche razionali e sicure.
Sarà il Paese, la nostra Provincia, preparato a questo oltre che a criticare e a distruggere?
Mesagne, 30 agosto 2020
Giancarlo Canuto – docente