Un altro tema che appassiona enormemente Diego Ferdinando è quello religioso. Egli era fortemente devoto a S. Eleuterio, che riteneva martirizzato a Mesagne, sulla base soprattutto del Martirologio di Cesare Baronio. A quello che fu uno dei primi martiri cristiani, a sua madre Anzia e al prefetto Corebo (quest’ultimo, inviato dall’imperatore Adriano per giustiziare il Santo, fu invece convertito alla fede cristiana), il Ferdinando dedica ben 4 capitoli della sua opera. Nella sua trattazione, sostiene che Eleuterio era stato il primo vescovo a convertire Mesagne al Cristianesimo e indica la data: 121 d.C. La madre Anzia era stata decapitata con lui e così anche il pagano Corebo.
Il racconto del martirio di S. Eleuterio è molto dettagliato; sono descritti i minimi particolari (attingendo da vari martirologi), le mille torture subite, prima di essere finito mediante la decapitazione. In conclusione della sua apologia, Diego sostiene che la Chiesa Matrice di Mesagne era stata anticamente intitolata ai tre santi Eleuterio, Anzia e Corebo, in ciò confortato dalla presenza delle statue dei tre santi sul portale maggiore della chiesa; sostiene anche che il primo Patrono di Mesagne era stato Sant’Eleuterio.
Diego conclude la scrittura del manoscritto attorno al 1655, ma altri elementi ci dicono che l‘ha iniziata a scrivere molti anni prima. Nello stesso periodo avviene la dedicazione del Patronato alla Madonna del Carmine; ma Diego insiste su S. Eleuterio e, nel 1660, chiede di poter innalzare un altare al martire nella chiesa matrice e di renderlo Compatrono di Mesagne.
La richiesta viene accolta; l’altare viene realizzato nello stesso anno 1660, e lui è incaricato di svolgere le pratiche ecclesiastiche necessarie al Compatronato; ma muore nel 1662. Nel frattempo, però, il martirologio di Baronio è stato riformato da Urbano VIII e, in questo e nei nuovi annali ecclesiastici, il martirio di S. Eleuterio viene attribuito a Messina. Tuttavia, l’impatto del vecchio martirologio è fortissimo, tanto che l’eco persisterà ancora nel ‘700. Ma S. Eleuterio è, ormai, inesorabilmente, restituito alla città di Messina; oggi permangono a Mesagne le tre statue sul portale maggiore.