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La mia lettera alla città: uniti e responsabili contro il Covid

da Cosimo Saracino
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Cari Concittadini,

il momento che stiamo vivendo, fino a pochi mesi fa, sarebbe stato inimmaginabile. Da marzo ad oggi il nostro Paese, l’Europa, il mondo subiscono le conseguenze drammatiche di una pandemia che nelle ultime settimane è tornata a farci assistere ad una crescita esponenziale di contagi. E’ degli ultimi giorni la decisione che ha portato il Governo nazionale a prevedere restrizioni che si differenziano a seconda delle gravità rilevate nelle diverse regioni italiane. Che vengono classificate per colore, un criterio che rimanda a contesti ben più rassicuranti.

Anche in Puglia la curva dei contagi preoccupa e ci identifica come realtà “arancione”. Sono stati elaborati dati negativi che inducono in grave pensiero per la tenuta del sistema sanitario, per la pressione alla quale il personale impegnato nei presidi di salute è sottoposto. La terapia intensiva potrà bastare per tutti coloro che ne avranno bisogno? I posti letto serviranno a scongiurare il rischio di dover far compiere scelte inumane a coloro che potrebbero essere chiamati a farle? Questo è il vero tormento.

Sono tanti e legittimi i timori di tutti noi, a partire dall’innaturale idea che i ragazzi possano non andare a scuola, perché quell’idea di “andare” implica non solo la semplice attività di istruirsi, quella che istituzioni, famiglie e studenti si sforzano di garantire con tutti gli strumenti a disposizione. La possibilità negata, nostro malgrado, a queste giovani personalità in crescita è nella mancata condivisione di occasioni di formazione e crescita che solo il contatto in presenza, con educatori e coetanei, può offrire.

La situazione rispetto al precedente lockdown totale è cambiata: tanta energia e speranza di uscirne sono state investite con la consapevolezza che si stava combattendo un nemico comune. Ma un’economia già provata fa maggiore fatica a sopportare limitazioni che tornano per arginare un’insidia che purtroppo non è vinta. Mesagne ha combattuto con grande dignità e coraggio un
pericolo che ci ha visti uniti e solidali. L’estate ci ha confortato sulle possibili prospettive, rimandando ai mesi più freddi la possibile, maggiore diffusione del virus. Che, lo sapevamo, non era
debellato. Nel frattempo abbiamo compiuto la scelta più naturale, abbiamo continuato a vivere.

Purtroppo è indispensabile che si torni a fare i conti con un pericolo dal quale non siamo al riparo, confidando che dinanzi al prevedibile disagio sociale ed economico, alla crisi occupazionale, si faccia fronte con interventi straordinari di adeguato sostegno. L’Italia, per una condizione di oggettiva criticità legata ad un’emergenza che sappiamo essere sistemica, ha il diritto di chiedere puntualità nella garanzia di impegni assunti anche in sede europea. E se è comprensibile la rabbia e la stanchezza, questi sentimenti devono tuttavia lasciare il passo alla consapevolezza che
ogni sacrificio richiesto ha un fine incomparabile con qualunque altro obiettivo: la tutela della nostra salute, quella delle persone che amiamo, dei nostri concittadini, la sicurezza dell’Italia.

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