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Ecco una foto scattata in via Maja Materdona Venerdì Santo, 16 aprile 1954 (Archivio Don Saverio); si tratta della processione che si faceva la mattina visitando i vari Repositori, comunemente chiamati “sepolcri”, preparati nelle varie chiese di Mesagne. Per tradizione si visitavano sette chiese, quale simbolo dei dolori dell’Addolorata, oppure cinque quante le piaghe di Nostro Signore.
Alcune curiosità: nelle chiese dove era allestito il “sepolcro” si metteva la “pignata” che consisteva in un braciere su cui vi era una pentola contenente alcuni aromi che emanavano un profumo intenso molto forte a cui si aggiungeva quello dell’incenso bruciato in un turibolo. Questa tradizione ormai scomparsa da molto tempo resisteva fino ai primi anni 60 nella chiesa di Loreto, San Leonardo e S. Anna. Sembra che questa tradizione comune nel Salento e nell’Italia meridionale faceva riferimento agli aromi con cui fu unto il corpo di Gesù prima di essere deposto nel sepolcro come riportato nel Vangelo di Giovanni (19,38-40): “… Vi andò anche Nicodèmo … e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura …”.
Ed ora un particolare curioso di alcune donne anziane che, nella loro semplice ed ingenua devozione, pregando davanti al “sepolcro” recitavano la preghiera “requiem aeternam” … in suffragio di Gesù morto.