Home Politica Tutelare la salute della persona che lavora o dell’ammalato è un diritto che non può essere negato né privatizzato e né mercificato

Tutelare la salute della persona che lavora o dell’ammalato è un diritto che non può essere negato né privatizzato e né mercificato

da Cosimo Saracino
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Tutelare la salute della persona che lavora o dell’ammalato è un diritto che non può essere negato né privatizzato e né mercificato. Questo diritto, purtroppo. ha avuto una verità involutiva nel subire l’accesso al lavoro e in sanità sulle prestazioni, in particolare nelle previsioni di tempi straordinariamente protratte nelle liste d’attesa, nonostante che i cittadini contribuiscono nelle partecipazioni alla spesa, diventati sempre più esosi.

Secondo la Stu Appia BR occorre tutelare il lavoro per la persona che lavoro, per la sua famiglia, per i figli che studiano e per gli anziani. Il sindacato chiede il diritto alla sicurezza “zeromortisullavoro”, mentre la risposta data è “zerodiritti”. Sulla questione dei licenziamenti la Uil chiede di prolungare il blocco dei licenziamenti. Il segretario nazionale Pier Paolo Bombardieri riferisce che: “Bisogna dare atto che questo sistema ha funzionato, anche nei momenti di crisi”. Sono in controtendenza, purtroppo, proprio le grandi associazioni datoriali che, in quest’anno di pandemia, hanno avuto il 74% dei finanziamenti dello Stato a favore delle aziende. La necessità è di tutelare il giovane lavoratore che ha bisogno di dignità per la persona, formare una famiglia nel proprio territorio e avere dei figli. Il calo delle nascite è dovuto alle difficoltà, alle incertezze e alla paura del futuro, soprattutto sul fronte del lavoro, sulla consistenza e la qualità dell’occupazione e su quello della povertà industriale nel Sud. Questa eutanasia sul lavoro causa l’allontanamento dei giovani, quindi della fuga dei cervelli, dal territorio e fragilità sulla sussidiarietà familiare intergenerazionale tra nonno, padre e figli.

La pandemia ha reso ancora più evidente nel nostro territorio brindisino,  l’inadeguatezza dell’attuale rete dei servizi domiciliari, semiresidenziali e residenziali sia in termini di copertura (siamo tra gli ultimi paesi nei confronti internazionali) che di intensità assistenziale, con il conseguente sovraccarico di cura sulle famiglie, in specie sulle donne e la persistenza di ampie aree di occupazione irregolare (da stime attendibili quest’ultimo fenomeno coinvolge quasi mezzo milioni di lavoratrici e lavoratori).

La ricaduta ha aggravato il diritto garante del concetto di salute e di servizio sanitario che non può essere basato sul mercato, privatizzato, aziendalizzato e centralizzato sulle cure ospedaliere, invece di avere un servizio sanitario universalistico nell’accesso gratuito, basato sulla medicina territoriale partecipativa.

Le asl di qualsiasi regioni dal Nord al Sud, non tengono in considerazione né dello stato di malattia, né dell’età del paziente e né delle sue condizioni economiche. Questo accesso causa nella sua contestualità un impoverimento delle famiglie, in particolare nelle regioni e province dove non esiste una sanità di qualità, che obbliga la nostra Stu Appia BR a denunciare la “povertà sanitaria”, nel nostro territorio di Brindisi rispetto alle altre province e alle regioni nel sistema sanitario nazionale.

A Brindisi, ormai, è impellente nella sua priorità sanitaria di eccellenza di qualità alla persona, “rimodulare e modernizzare” le strutture ospedaliere in tutta la provincia.

Per Noi, come ripete continuamente il segretario nazionale della Uil pensionati Carmelo Barbagallo, “tutelare la salute è un diritto costituzionale”, che non può essere riduttivo in uno slogan oppure essere subordinato a livello aziendale. La sua richiesta non è tipica di “una merce”, ma nella dicitura del rapporto etico-sociale dell’art. 32 della costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

Il bisogno richiede “eccellenza e qualità per il bene comune”. La priorità è nella sua gratuità, quindi non può essere ratificata nel “ticket”, come tassazione per l’erogazione della prestazione, che è un bisogno della salute non solo della persona, ma anche della collettività, come si riscontra in questo periodo di pandemia da Covid-19. Il tutto è dimostrabile dall’incertezza sanitaria privata rispetto a quella nazionale, che ha causato centinaia di decessi, di cui i più colpiti, purtroppo, sono persone anziane. L’Italia risulta tra le nazioni dove il virus ha generato il numero di contagi più alti.

La condotta è in un diritto istituzionale di garanzia e di tutela, la quale rivela l’eutanasia e l’incapacità dei deputati al Parlamento, che non riescono a tutelare la costituzione. La Uil pensionati nazionale, inoltre da tempo, ha avanzato proposte di riforma sul sistema di assistenza per le persone non autosufficienti. La gravità della situazione coinvolge 3,5 milioni di disabili e anziani per una legge quadro sulla non autosufficienza e sulla proposta pugliese di una legge sull’Invecchiamento attivo degli anziani in buona salute. Per questo occorre una diffusione della cultura di corretti stili di vita che possa permettere discutere dei temi in campo lavorativo e previdenziale nel settore dei servizi sociosanitari   Per la Uil pensionati Stu Appia Br è un impegno immediato che avanza le nostre richieste di tutela, di garanzia e di buon senso.

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