Riceviamo e pubblichiamo:
Sulle critiche mosse dal consigliere comunale Carlo Ferraro e dal consigliere già Sindaco di Mesagne, Pompeo Molfetta, relative alla procedura di vendita di un terreno sito nella nostra Zona industriale, riteniamo che più che di critiche – che spesso possono essere anche costruttive – in questo caso si tratta di vere e proprie illazioni, frutto di supposizioni arbitrarie.
Per ristabilire l’ordine delle cose è necessario entrare nel merito della vicenda, che non è soltanto la vendita di un terreno costituito da una fascia di rispetto stradale, da altra porzione di terreno gravata da una servitù di passaggio, da un relitto stradale e da una piccola superficie fondiaria. Si tratta, soprattutto, di una procedura con la quale si intende garantire la possibilità di dismissione di tutte le proprietà comunali che non hanno interesse per la pubblica amministrazione, come quella in questione.
Chiariamo a fondo: i consiglieri comunali firmatari del comunicato sbagliano il presupposto su cui fondare l’intera vicenda, ritenendo che la vendita a trattativa privata dell’immobile comunale in questione abbia escluso la più opportuna, a loro dire, vendita mediante procedura ad evidenza pubblica, ovvero tramite gara tra offerenti.
Non è così, tutte le procedure sono state rispettate alla lettera. Spieghiamo: se si fosse trattato di un vero e proprio lotto della zona PIP i consiglieri avrebbero ragione, ma chiediamo loro – e soprattutto all’ex Sindaco – come si possa prevedere l’applicazione del regolamento della zona PIP, e quindi il bando pubblico, su un’area cosi conformata e con tali gravami e trascrizioni. Chiediamo, quindi, come si potrebbe articolare un bando pubblico mettendo all’asta una fascia di rispetto, un relitto stradale e una porzione di terreno che include una servitù di passaggio. Il tutto ad un prezzo, come i consiglieri suppongono, al pieno valore di mercato di 14 euro al mq e non alle 10 euro valutate dall’ufficio e proposte per l’acquisto. Tenuto conto che la superficie fondiaria consente sì la edificabilità residuale ma di certo non prevede la possibilità di costruire una struttura produttiva ex novo.
Peraltro il proponente, oltre al Comune di Mesagne, è l’unico confinante. E l’unico confinante ha la prelazione, come da regolamento.
Circa la sentenza alla quale nel comunicato diffuso dai consiglieri si fa cenno, essa andrebbe comparata al caso specifico, considerato che esistono decine di pronunce giudiziali di senso opposto a quello enunciato.
Troppe illazioni sono state espresse con molta superficialità. Invitiamo, dunque, gli estensori della nota ad abbandonare il campo della cultura del sospetto ricordando loro che esistono gli strumenti per fugare tutti i dubbi di legittimità rivolgendosi agli organi preposti. Per chi amministra con serietà e serenità questo genere di congetture non sono tollerabili.
Soprattutto esse non fanno onore a chi di tali strumenti si serve per provare ad infangare l’operato dell’Amministrazione comunale.
L’Amministrazione comunale