Gli anni che racconta Fulvio Colucci nel suo libro “Giuseppe Di Vagno martire socialista” sono carichi di un’atmosfera di tensioni e scontri nelle campagne tra il padronato agrario e i braccianti, ma anche dell’affermarsi del movimento socialista pugliese.
Dice Simona Colarizi nel suo libro “Dopoguerra e fascismo in Puglia (1919–1926)” “…il contrasto tra agrari e contadini si esaspera, scatenando in Puglia una serie di conflitti così sanguinosi da non aver riscontro in nessun’altra regione Italiana. La reazione degli agrari, che in altre zone agricole trova le sue armi nelle formazioni preesistenti dei Fasci di combattimento mussoliniani, si esplica in Puglia autonomamente fin dalla primavera-estate del 1920 con la formazione di un blocco di tutte le forze borghesi per una generale crociata antisocialista”.
Gli incendi e gli assalti alle camere del lavoro erano quotidiani.
Ma momenti di scontri e divisioni avvengono nelle fila del Partito socialista, agli inizi del Novecento, dove emergono figure carismatiche, capaci di dirigere movimenti di lotta, scioperi, cooperative.
Tra tanti protagonisti vi è il mesagnese Francesco Pignatelli detto Chicco, nato a Mesagne il 14 febbraio 1867 da Angelo Raffaele e da Vittoria Rini. Francesco proveniva da famiglia molto povera. Frequentò le scuole elementari, in un periodo in cui poter andare a scuola era un privilegio. Poi frequentò nel 1883 la scuola tecnica a Lecce e gli venne concesso un sussidio dal Comune di Mesagne di 15 lire mensili. Aderì al movimento socialista e l’1 novembre 1896 partecipò al primo congresso socialista appulo-lucano, presieduto da Andrea Costa ed entrò nel comitato costitutivo del Partito.
All’atto della costituzione dell’Unione Cooperativa dei Lavoratori di Mesagne il 16 febbraio 1902, Chicco Pignatelli era tra i soci fondatori. Forse ne fu anche il presidente.
L’ attenzione al mondo contadino è una costante dell’impegno politico di Chicco Pignatelli. Partecipò al terzo Congresso delle leghe dei contadini, svoltosi a Barletta il 30 e 31 gennaio 1909 e ne svolse una delle relazioni.
Fu anche consigliere comunale a Mesagne dal 1901 al 1904.
In quegli anni, si trasferì da Mesagne a Gioia del Colle e lì divenne segretario della sezione socialista e dirigente della lega braccianti e della Cooperazione.
A pochi chilometri da Gioia, a Conversano, Peppino Di Vagno cominciava la sua attività politica.
A Gioia del Colle, Pignatelli diresse con coraggio la lotta di opposizione contro Vito De Bellis, parlamentare giolittiano locale, tipico esponente dei sistemi di potere del governo Giolitti. L’ on. De Bellis, per accaparrarsi il consenso elettorale, faceva ricorso alla negazione di ogni regola democratica e alla violenza. Nelle elezioni del 1909 i seguaci di Debellis, tentarono di diffamare Pignatelli, sostenendo che si sarebbe venduto per 6.000 lire, ma Pignatelli li querelò ed ebbe piena ragione.
Nel libro “Gioia del Colle, tra reazione e rivoluzione (1893-1972)” Paolo Covella scrive che “Nel riconfermargli la fiducia, la sezione socialista approva alla fine del 1912 un documento a sostegno di Pignatelli. In 10 anni di lavoro, ha saputo fare migliorare le condizioni economiche, morali e politiche del proletariato Gioiese, formando leghe,cooperative, organizzando scioperi e altre forme di lotta collettiva. Sempre sul versante delle lotte sociali, va ricordato lo sciopero condotto da Chicco Pignatelli nell’aprile del 1912, contro le ditte appaltatrici dell’Acquedotto Pugliese, conquistando aumenti salariali, la pulizia dei dormitori e la fornitura dell’acqua potabile ai lavoratori.”
Nel 1911 si candidò anche alle elezioni amministrative di Gioia dove vi fu una forte affermazione socialista sia in termini di voti che di preferenze. Chicco Pignatelli ottenne 367 voti.
Nel 1913 Pignatelli andò via da Gioia del Colle, rimanendo un periodo ad Andria per poi fare ritorno a Mesagne.
L’ uscita dalla scena politica a Gioia fu oggetto di speculazione a Mesagne da parte dei suoi avversari politici che lo accusarono di condotta morale non chiara nella gestione delle cooperative. Pignatelli fu puntuale ed efficace nel respingere ogni accusa.
Ritornato a Mesagne volle continuare il suo impegno politico a favore dei lavoratori. Partecipò attivamente alla vita dell’Unione dei lavoratori, con interventi e proposte. Decise però, di uscire di scena proprio nella fase del cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920).
Il 27 novembre 1920 Francesco Pignatelli salpò da Napoli ed espatriò in America, come tanti milioni di emigranti, soprattutto meridionali, avevano già fatto.
Sbarcato a New York, si qualificò come pittore. La moglie, rimasta a Mesagne, morì il 26 ottobre 1923.
Circa due anni dopo, alla età di 58 anni, moriva anche lui il 29 dicembre 1925.
Chicco Pignatelli dalla forte personalità, fu protagonista delle lotte per la emancipazione e il riscatto delle masse popolari più povere della Puglia.
Un mesagnese da ricordare.
Riferimenti dai libri:
Dopoguerra e fascismo in Puglia (1919-1926) di Simona Colarizi – Editore Laterza
L’ Unione Cooperativa dei Lavoratori nella Storia di Mesagne di Franco Damiano ed Enzo Poci – Edito nel 2012
Gioia del Colle tra reazione e rivoluzione (Paolo Covella – Editore Suma 2002)