Home Attualità Don Pietro: “Quando una persona muore in solitudine e povertà è una sconfitta per tutti”

Don Pietro: “Quando una persona muore in solitudine e povertà è una sconfitta per tutti”

da Cosimo Saracino
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emanuele biancoLa notizia della morte nella più grande solitudine di Emanuele Bianco, mesagnese di 67 anni (nella foto), domiciliato da anni presso la Casa di accoglienza della Misericordia ci ha turbato molto. Oggi arrivano le parole di don Pietro De Punzio, Parroco di Mater Domini e referente della Caritas Vicariale, che ci richiama ad un atteggiamento più solidale e attento ai drammi della povertà e della solitudine. Condividiamo questi pensieri “mettendoli – come dice don Pietro – tra i tanti che abbiamo in testa”  

“Ogni volta che accade un evento così triste come la morte di Emanuele alla Misericordia o la miseria di Tonino nel cuore della Città, ci sentiamo chiaramente coinvolti e chiamati in causa. Morire di e in solitudine è una sconfitta, un pugno nello stomaco, per una città che vuole essere solidale e attenta ai bisogni dei più deboli. Un dramma della solitudine e della povertà nella nostra Mesagne, che ci deve fare interrogare come comunità e come singoli cittadini.

Non sempre la povertà si traduce in persone senza soldi in tasca, trasandati nel vestire; anzi, sempre più spesso oggi la povertà corrisponde alla perdita delle relazioni con la famiglia, con la parentela e con gli amici. Quando una persona muore in solitudine e nella povertà, è sempre una sconfitta per tutti, a partire dalle istituzioni, Chiesa compresa.

donpietroLa nostra Città ha sempre fatto appello contro la criminalità e l’illegalità, ma deve, parallelamente saper proteggere e promuovere la dignità di chi è più debole, emarginato, senza relazioni. È considerevole il servizio che quotidianamente rendono le Caritas parrocchiali, il Centro di Ascolto Vicariale, la mensa, i Servizi Sociali del Comune e molte altre realtà di volontariato cattolico e laico; ma ogni volta che si riscontrano questi tristi eventi, ci rendiamo conto che non basta il molto o il tanto che viene fatto.

Se da una parte queste tragedie ci feriscono, dall’altra è necessario ricordare che i bisognosi, i poveri, non sono un problema ma opportunità, per una città che vuole essere più sicura e solidale, per trovare nuove risposte operative di inclusione, riconoscendo il primato della persona.

Voglio credere che questi episodi di sofferenza, di solitudine, di morte, non siano dimenticati in fretta, ma possano essere appello ininterrotto a quei valori di umanità che tanto decantiamo mentre invece la nostra vita sempre più disattenta ci rende incapaci di accorgerci dei dolori, delle sofferenze e delle sconfitte di chi è più debole”. don Pietro De Punzio

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