Spesso mi sono fermato a riflettere sul grande dono della fede e mi sono convinto che il vero credente non è colui che è stato battezzato, ha ricevuto la Prima Comunione e la Cresima… La Bibbia, quando presenta il rapporto tra Dio e il credente, dice così: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi” (Mc 12,30-31). Dio non è una conquista culturale, Dio è la vita! Più lo conosciamo, meglio viviamo!
In un articolo apparso sulla Repubblica del 22 maggio 2016 così scrive Massimo Recalcati: “È un’evidenza assoluta: se il cuore si ferma la vita muore. Ma il cuore che ciascuno di noi porta al centro del proprio petto e dal quale dipende la sua vita, batte senza che la nostra ragione o la nostra volontà possano comandarne il ritmo. È un paradosso elementare che si iscrive al centro della vita: il cuore che la mantiene viva, è il nostro cuore, ma è, al tempo stesso, una pompa che agisce a prescindere da ogni istanza di controllo”. È vero, ma il nostro stile di vita può rafforzare o danneggiare il ritmo del cuore, può aiutarlo conducendo una vita sana ed equilibrata o può danneggiarne la sua dinamicità.
Pensando a Dio, possiamo educarci ed educare i battiti del nostro cuore. Dio è amore e la nostra comune vocazione consiste nel ricercare l’amore, farne l’unica ed insostituibile scelta di vita per poi comunicarlo agli altri. Non siamo noi la sorgente dell’amore ma Dio: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10). Il primo aspetto del nostro essere credenti è ricevere l’amore, nutrirci di questo amore che porta a soffrire della povertà della storia e dell’umanità. Siamo chiamati a produrre il grano dell’amore ma, soprattutto, abbiamo il compito di distribuirlo agli altri perché diventi vero nutrimento per tutti!
“Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1Gv 4,12). Per vivere pienamente l’amore del Signore, dobbiamo trasmetterlo! Se non lo comunichiamo agli altri, non lo riceviamo completamente e ad essere condivisa è solo la nostra povertà e miseria… La trasmissione della corrente per generare luce avviene attraverso un filo che ha un inizio ed una fine: così è l’amore di Dio! Dio ci ha creato per comunicarci il suo amore e rendere gli altri partecipi di questo tesoro in tutti i momenti dell’esistenza. Siamo fatti per amare e per essere messaggeri dell’amore di Dio.
“Signore, meditando sul nostro modo di agire, ho scoperto che l’ideale del nostro modo d’agire era il tuo modo d’agire. Per questo tengo fisso il mio sguardo su di Te, lo sguardo della fede, e contemplo il tuo volto luminoso così come appare nel Vangelo”: così padre Pedro Arrupe invocava per ogni cristiano l’unità dell’amore a Dio e al prossimo. La missione del cristiano nella storia è un cammino del cuore, un itinerario che deve trasformare la nostra vita conformandola a Cristo Gesù.
Educandoci al Vangelo, avvicinandoci all’autenticità dell’amore, ci accostiamo con tenerezza ad ogni fratello ed entriamo nella compassione per il mondo. Siamo chiamati ad essere testimoni e messaggeri della misericordia di Dio, per offrire al mondo una prospettiva di luce dove abbondano le tenebre, di speranza dove regna la disperazione, di salvezza dove sopravanza l’egoismo. Più si sta vicini a Cristo, più si percepiscono le sue gioie e le sue sofferenze per gli uomini di questo mondo.
Assistiamo sgomenti ad un crescendo di violenza nelle parole, nei gesti, nel modo di vivere. È venuto meno il rispetto per ogni forma di vita, per non parlare della consapevolezza che tutti siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. La morte di Alika Ogorchukwu in una strada pubblica, sotto lo sguardo di curiosi spettatori, non è una triste pagina di storia solo per Civitanova Marche. È una sconfitta per tutti!
“Voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8): prima di parlare di Vangelo, è bene ritrovare la nostra umanità, è bene ritornare ad ascoltare i battiti del cuore.