Alcuni mesi fa su Raccontare Mesagne è stata pubblicata questa foto che ritrae il castello con la chiesa di S. Anna e l’area che successivamente diventerà la nostra Villa Comunale; tra i commenti uno riguardava la possibile data.
Questa domanda mi ha incuriosito e provo, con tutti limiti, a dare una risposta tenendo presente che ufficialmente la data di nascita della fotografia è universalmente riconosciuta il 19 agosto 1839 e questa data è importante per questa ricerca in quanto questa foto, almeno di quelle pubblicate, probabilmente è la prima scattata ad un monumento di Mesagne e che come vedremo non molto tempo dopo; non essendosi ancora sviluppata una ottimale tecnologia fotografica l’autore dovette allontanarsi per poter inquadrare per intero tutto il complesso architettonico.
Esaminando attentamente si nota che nella parte inferiore c’è un muretto oltre il quale un pozzo in un giardino con un folto gruppo di alberi probabilmente da frutto poiché alcuni di essi per la loro conformazione sembrano fichi (dopo l’acquisto e prima dell’inizio dei lavori di destinazione a villa comunale l’area fu data in affitto anche per pagare le rate del prestito) per lavori agricolo.
Ora, fatte queste premesse, cerchiamo di capire il periodo e lo facciamo confrontandola con altre due foto di cui una che riporta l’anno e l’altra addirittura la data.
La prima, ampiamente diffusa, è del Giubileo del 1901 che riprende il cosiddetto Largo Scarano con tutta l’area priva di vegetazione, ma solo con gli alberi perimetrali, i lecci, di cui molti ancora sopravvivono; quindi possiamo stabilire che la foto in esame è antecedente al 1901.
L’altra foto (fino ad ora ritenuta la prima di Mesagne) è del funerale del Dott. Annibale Cavaliere del 3 Dicembre 1894; un particolare importante è dato dall’area già spianata e priva di vegetazione compreso quel folto gruppo di alberi visibile nella foto in esame, ma ancora senza i lecci perimetrali; da notare anche la presenza di un muretto che attraversa tutta l’area. Possiamo quindi ancora abbassare la data del 1901. Un aiuto ci viene leggendo quanto riportato sulla pubblicazione:
«GIARDINI PUBBLICI DELLA PUGLIA»
Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Cultura, Turismo
Progetto co-finanziato con il Programma delle Attività Culturali per il triennio 2013/2015
“In seguito a interventi urbanistici, nella seconda metà dell’Ottocento si decise di trasferire in altro luogo il Calvario collocato sull’ampio terreno noto come fondo Scarano e successivamente sistemare la zona a giardino; ex palude bonificata e divenuta fertile, il fondo aveva a lungo costituito una difesa naturale per il vicino Castello normanno-svevo. In una delibera del 1873 compare il primo riferimento alla possibilità per il Comune di acquistare il terreno, parte di proprietà del sig. Vincenzo Durelli, parte di proprietà del marchese Imperiale; l’operazione sarà conclusa in più fasi, in un lungo arco temporale che arriva al 1920.
Una prima delibera comunale che decide nel 1877 la “edificazione di una pubblica Villa” rimane disattesa; solo nel 1883, sotto impulso del sindaco Antonio Pasimeni, una seconda delibera con oggetto la “costruzione di una Villa pubblica sul giardino Scarano” stanzierà i fondi per l’anno successivo; il progetto approvato è dell’architetto Nicola De Pace.
Le delibere conservate nell’Archivio storico testimoniano i lavori di arricchimento e manutenzione della Villa nel corso degli anni. All’ultima decade del 1800 risalgono gli alberi perimetrali di leccio, mentre la sistemazione ad aiuole è databile ad epoca successiva; sino ad allora, l’intero suolo rimane sterrato. Sono testimoniate spese per lavori di “pulitura del pozzo Scarano”, acquisto di 20 alberi nuovi in sostituzione di quelli vecchi seccati, “rimonda fatta agli alberi”, potature e annaffiature, acquisto di 50 alberi di platano (di cui non v’è più traccia)”.
Quindi se gli alberi perimetrali furono piantato nell’ultima decade del 1800 e nella foto del funerale non sono ancora presenti possiamo stabilire con un buon grado di approssimazione che la data della fotografia in oggetto si può collocare tra il 1890 ed il 1894 e quindi identificarla con la “prima foto” ad un monumento di Mesagne.
Ritorniamo alla nostra foto per altre notizie a cui ne seguiranno altre, ma queste di diversa natura;
in essa si vede un pozzo che nella relazione della Regione Puglia viene chiamato “pozzo Scarano”; è un tipico pozzo avente come sistema per attingere l’acqua utilizzando una carrucola sospesa tra due colonne, normalmente di tufi, su cui scorreva una corda con due secchi alle estremità che venivano calati alternativamente nel pozzo (uno scendeva vuoto e l’altro saliva pieno di acqua); questo sistema nel nostro dialetto è chiamato “la trozzula cu li tiragni” (la trozzula è la carrucola e li tiragni la corda con i due secchi). Sicuramente quello che viene chiamato “pozzo Scarano” è lo stesso che in precedenza era chiamato “pozzo di San Sebastiano”.
Abbiamo due indizi:
La prima è la Delibera della Giunta Municipale del 25 gennaio 1873, avente come oggetto i miglioramenti della Porta Grande, in cui si discute sulla necessità di far togliere le pile per il lavaggio dei panni poste accanto al pozzo pubblico nel Largo Porta Grande e si propone che le stesse siano spostate accanto all’altro pozzo pubblico, quello denominato S. Sebastiano.
La seconda la troviamo sul volumetto «MESAGNE: CITTA’ DALLE CINQUANTA CHIESE» – Bari 1982 di Padre Anselmo Cosimo Leopardi al capitolo: 35. S. SEBASTIANO
“Nella punta estrema della Villa Comunale, precisamente ove a Via Stazione si attacca la Via del Carmine, vi fu prima del 1500 una chiesetta dedicata a S. Sebastiano, dalla quale prese il titolo uno dei canonici allora prebenti di questa chiesa Collegiata. Demolita o rovinata la chiesetta, rimase un pozzo di uso pubblico che era nel recinto della chiesa stessa. Di questo pozzo, poi sparito per la sistemazione delle strade e della Villa Comunale, rimane memoria nella descrizione del circuito di Mesagne che ne fa il Profilo (Messapog. vol. I, p. 109): «Dal pozzo di S. Sebastiano si partivano le mura dell’antico circuito di Mesagne che, protraendosi a levante verso il giardino dello Zecchino, pervenivano all’antica chiesa di S. Lorenzo, ove si trovava le seconda porta della città…».
Una chiesa dedicata a S. Sebastiano in Mesagne, mentre ci collega al motivo per il quale sorse la chiesa dedicata a S. Rocco, ci illustra come 1a cultura popolare ha sempre guardato al morbo della peste come ad una freccia dalla quale è impossibile scampare. S. Sebastiano infatti è raffigurato con frecce che danno la morte.
Soldato romano del secolo III oriundo di Narbona, secondo la Passio, militò all’epoca di Diocleziano. Fu condannato per la sua fede cristiana ad essere trafitto dalle frecce dei commilitoni. Nei monumenti più antichi egli appare vestito di tunica e clamide palatina, reca la corona gemmata, è d’aspetto anziano ed ha la barba. A partire dal secolo XIV è invece raffigurato giovane, nudo, legato a una colonna o a un tronco, e crivellato di frecce. Suoi attributi sono anche la spada, la palma e la corona del martire”.
Ora, stabilita la probabile (il dubbio è d’obbligo) data della foto ed il nome del pozzo e dato che si parla di questo Santo, è interessante anche evidenziare che in Mesagne c’è una tela che lo raffigura e si trova nella Chiesa di S. Maria di Loreto (Ospedale); non proviene sicuramente da quella antica a lui dedicata e ciò è confermato dal fatto che già sicuramente alla fine del XVI secolo era stata già demolita oppure chiusa al culto; questo lo apprendiamo dal libro «STORIA DI MESAGNE [Frammenti]» – fine XVI secolo – del Mannarino perché non annoverata nell’elenco “De’ Sacri Tempij; e luoghi pij. Cap. 11; essa infatti è attribuita a Fra Francesco da Martina – XVII secolo (libro «LA CHIESA DI S. MARIA DI LORETO» A. Nitti – A Sconosciuto 1988).
Un’ultima considerazione: questa chiesa non è inserita nel circuito turistico dei monumenti di Mesagne (sarà che la sua semplice e piatta facciata inganna?) quando invece meriterebbe una maggiore attenzione considerando sia la sua secolare ed interessante storia sia alcuni elementi artistici di valore tra cui una croce processionale in madreperla ed uno dei tre Crocifissi lignei di Fra Angelo da Pietrafitta (XVII secolo) che si trovano in Mesagne (gli altri due nella Chiesa del Carmine e quello, chiamato paolino, della SS.ma Annunziata).
Ha una struttura ad una navata con altre due laterali ad oriente ed un coro ligneo nell’abside; possiede anche un discreto corredo iconografico di cui alcune tele in sagrestia.
Qualche decennio fa un progetto per l’ampliamento dell’ospedale prevedeva la sua demolizione, ma per fortuna a causa delle numerose proteste fu accantonato.
Anche se tutto l’interno con il coro e le opere d’arte abbisognano un restauro conservativo merita di essere visitata.
Una breve, ma esauriente descrizione è riportata sul sito “Centro Studi per la Storia” – Arcidiocesi di Brindisi–Ostuni”.
3 commenti
Ho letto questa storia perché mio padre e mio nonno erano di Mesagne.
In riferimento alla ultime righe circa la probabile demolizione della Chiesa di Loreto per chi si oppose in quel periodo iniziarono problemi di ripicca . …
Sempre molto utili e importanti queste documentazioni per far conoscere alle nuove generazioni un pò della storia di Mesagne. E sicuramente auspicabile la pubblicazione di altra documentazione simile.
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