Era il 2021 quando, nell’ultima scena del film “E’ stata la mano di Dio”, il regista Capuano suggeriva ad un giovanissimo Paolo Sorrentino “Non ti disunire mai!”
Una frase enigmatica, che allora pochi avevamo compreso.
Ma si sa, l’arte è profetica. E così è arrivato, ineluttabile, il 2023, l’anno della DISUNIONE.
L’anno in cui le donne con figli sono più tutelate di quelle senza;
in cui la politica governativa vuole il Nord diviso dal Sud e gli stipendi dei settentrionali più alti di quelli meridionali;
in cui o tifi per Totti o stai con Ilary;
in cui o sei “pro-Zelensky” o sei “brutto, sporco e cattivo”;
in cui, se ha dei dubbi sul 41bis, sei mafioso o, quantomeno, amico dei mafiosi.
Nell’anno per eccellenza della DISUNIONE, tocca al Festival di Sanremo il compito di RI-UNIRE l’Italia.
Amadeus lo sa e raccoglie la sfida, mettendo in moto la più potente macchina social degli ultimi anni.
Facebook, Instagram, YouTube, Spotify, TikTok sono tutti al servizio del Festival. Qualunque influncer italiano è mobilitato per l’evento, a cominciare da Chiara Ferragni fino all’ultimo, triste ed insignificante, ex corteggiatore di Uomini e Donne.
Ma non basta!
Dall’ultima puntata dello scorso Sanremo, 367 giorni fa, troppi avvenimenti hanno stordito il pubblico italiano: la Guerra si è avvicinata sempre di più alle nostre case; i neofascisti sono saliti al Governo di un’Italia stanca e disillusa; è morto un Papa e ce n’era già un altro; Carlo d’Inghilterra è diventato Re alla tenera età di 73 anni e le crisi mondiali (alimentare, economica, sanitaria, climatica) sono arrivate a livelli senza precedenti.
Solo due cose, in questi 12 mesi, sono rimaste identiche: Sanremo è sempre Sanremo e il PD è sempre in crisi.
Di fronte a questo spaesamento, Amadeus (non si sa quanto consapevolmente!) ha scelto un punto cardinale rispetto al quale orientare gli italiani: la Democrazia antifascista.
Alle ore 20:40 di un anonimo e glaciale martedì sera, sfilano sul “palco d’Italia”, eleganti ed eterne: la Costituzione italiana, le Istituzioni democratiche, l’Inno di Mameli.
Ed eccoci qui, tutti inchiodati sul solito divano, con il vecchio telecomando in mano, a sentirci finalmente, di nuovo, parte di una Nazione, di un popolo, di una comunità che una certa Politica sta cercando di dilaniare per sempre, mentre noi cantiamo a squarciagola commossi, con Gianni Morandi, l’Inno di Mameli, applaudiamo la presenza di Sergio Mattarella in prima fila e ascoltiamo a bocca aperta un grandioso Benigni che ci fa amare la nostra Costituzione.
Nelle sue parole c’è la nostra Storia: il terribile ventennio fascista, il sacrificio dei Partigiani, l’importanza della Resistenza, la lungimiranza dei Costituenti.
Tra tutti, sceglie di raccontarci l’art. 21 della Costituzione, quello dedicato alla libertà di pensiero, perché tutte le voci dissenzienti non si spengano mai.
Sanremo 2023, anche solo per questo attimo di Unità Nazionale Democratica, ha già vinto, prima ancora che salgano sul palco i 14 cantanti in gara.
🌹LE CANZONI IN GARA
Il vigore di un’Italia fragile, ma oggi unita e democratica nel nome della Costituzione si schianta inesorabilmente davanti ai testi delle canzoni in gara.
Tutte incentrate sul privato, sull’individualismo: sugli amori finiti, sugli amori iniziati, sugli amori tossici, sugli amori in crisi, sugli amori omosessuali, sul padre morto, sulla rinascita personale.
Al diavolo la collettività, il NOI, l’impegno civico.
Quest’anno, le canzoni, sono un condensato di immagini di vita quotidiana: torri di piatti in cucina, ringhiere, metro affollate, macchine in giardino, letti, libri, prati, specchi, matite, bicchieri, scatoloni, calzini bianchi, tappi per le orecchie e jeans.
A Sanremo, i cantanti rivolgono lo sguardo alla poetica delle piccole cose.
“Scrivere di me, in questo momento, è il modo a me più congeniale per parlare agli altri di loro stessi” scriveva Simone de Beauvoir.
Ed ascoltando le parole dei cantanti in gara, stasera, ci riscopriamo incapaci di agire insieme. Siamo tanti micro-cosmi disuniti che ragionano uno per uno, ognuno per ognuno, preoccupati più della salvezza personale che di quella della nostra “Povera Patria”. Ma come ci ha ricordato Benigni, citando Don Chisciotte: “Dove c’è la musica, non ci può essere niente di cattivo!”
🎤ANNA OXA “Canto dell’anima”
Apre la gara. Canzone ascetica. Cantante eterea. 62 anni portati benissimo. Il testo è uno dei pochi che non si concentra sull’ombelico. Non vincerà.
🎤gIANMARIA “Mostro”
E’ la storia d’affetto tra un fratello e una sorella. Lui si era “perso”, ora si è “ritrovato”. E’ un gigante bbono (altro che Mostro!) di oltre un metro e ottanta. Passerà in radio.
🎤MR. RAIN “Supereroi”
Il tenero coro dei bambini rende la canzone una litania da oratorio (nb. da casa mi fanno notare che il testo scopiazza “Angeli con un’ala soltanto” di Don Tonino Bello).
🎤🎤MARCO MENGONI “Due vite”
Dopo dieci anni, Mengoni con i suoi denti bianchi, che più bianchi non si può, torna a Sanremo a cantare di un amore che resiste a tutto. Lo ritroveremo sul podio.
🎤ARIETE “Mare di guai”
E’ una cantautrice 20enne dichiaratamente antifascista. Basterebbe anche solo questo per amarla. Nel suo brano, apertamente dedicato ad un amore lesbo, è contemporaneamente tenera e coraggiosa. Voglio quella giacca rossa per il 25 aprile.
🎤🎤ULTIMO “Alba”
Il suo è uno dei testi meno intimisti: superiamo le convenzioni, abbattiamo i muri, oltrepassiamo i limiti. Prevedo podio, lo meriterebbe.
🎤🎤🎤COMA_COSA “L’addio”
Si erano lasciati, ma poi l’amore vince su tutto! Bello il verso “Sarò come quel fumo che disegna sul muro la cornice che hai tolto”. La più orecchiabile: da podio.
🎤ELODIE “Due”
Elodie è fidanzata con il pilota Andrea Iannone (l’ex di Giulia De Lellis e Belen). Elodie è bbona! Stasera più del solito. (Il mio vicino di casa si è trasferito, ma sono sicura che avrebbe apprezzato lo stile “piccione” dell’abito, proprio come fa il mio “coinquilino”).
🎤LEO GASSMANN “Terzo cuore”
L’amore, anche quando finisce, non si può dimenticare, dice il giovane Leo con gli occhi che ridono. Canticchiabile, ma non decolla mai.
🎤CUGINI DI CAMPAGNA “lettera22”
Su “13+Stefano” dei miei Cugini di Città, 5 avranno sicuramente apprezzato la musica nazionalpopolare di questo brano. Gli altri fingeranno di no.
🎤GIANLUCA GRIGNANI “Quando ti manca il fiato”
Nemmeno la dolcezza di questo testo autobiografico, dedicato al padre morto, blocca gli haters di un Grignani confuso ma grintoso. Lo offendono su qualsiasi piattaforma social: vergognosi loro, tenerissimo lui. Testo da 10.
🎤OLLY “Polvere”
Tre anni fa, ho incontrato un Cane dolce e simpatico che scodinzola felice ogni volta che mi vede. Il suo nome è Holly. L’Olly umano è allegro quanto la versione canina. Canzone che sfonderà in radio.
🎤COLLAZIO “Non mi va’”
La canzone più festivaliera di tutti arriva a 00:56. Peccato. L’amore giovanile, incasinato e nostalgico, urlato con citazioni colte ed un ritmo esplosivo: merita di essere riascoltata ad un orario decente.
🎤MARIA SATTEI “Duemilaminuti”
Il testo di questa canzone l’ha scritto Damiano dei Maneskin: l’amore tossico, il dolore, l’assuefazione.
🌹LA PRESENTATRICE – Chiara Ferragni
Nell’anno della “prima Donna Presidente del Consiglio” che, emulando i peggiori uomini, ha una visione dell’Italia maschilista, retrograda, opaca, bigotta, divisa e patriarcale;
nell’anno della deputata di Fratelli d’Italia, Maddalena Morgante, che interviene alla Camera dei Deputati chiedendo la censura del brano di Rosa Chemical perché è maschio ma canta “metterò il rossetto in ufficio lunedì”;
nell’anno della DISUNIONE anche tra donne, in cui esiste ancora chi si dice contraria all’aborto,
Amadeus affida a Chiara Ferragni il compito di parlare per tutte le donne.
La Ferragni vive da circa 14 anni in una permanente “stanza tutta per sé”: è economicamente indipendente, libera, emancipata, ce l’ha fatta senza l’aiuto di un uomo che le stesse dietro, avanti, sopra o sotto.
Le aspettative su di lei sono altissime e lei lo sente.
Arriva, infatti, alle ore 21:33, emozionatissima. Veste un elegantissimo DIOR nero abbinato ad una stola bianca con su scritto “PENSATI LIBERA”; ha la bocca impastata dalla tensione.
Alle ore 23.32 si ripresenta sul palco con un abito disegnato sul suo corpo, ma il monologo è una banalissima lettera indirizzata alla Chiara da piccola. (Un esercizio di scrittura che Simona Cleopazzo proponeva già 4 anni fa!)
Il testo, scritto da lei stessa, è autoreferenziale, noioso e antico.
Oltre 70 anni fa, Goliarda Sapienza aveva suggerito alle donne di togliere la muffa alle parole. 70 anni dopo Chiara Ferragni, in meno di 5 minuti, ammuffisce tutto: parole, pensieri, diritti, paure, speranze.
La lettera, allora, te la invio io!
Cara Chiara, che tristezza! Ti sei disunita dalla realtà. Hai preferito l’autocelebrazione, invece di parlare per tutte le donne. Raccontarci della tua famiglia, dei tuoi figli, del tuo successo, ripetere come un disco rotto che ce l’hai fatta, non significa uccidere l’angelo del focolare, ma uccidere tutte quelle donne che vorrebbero ma non possono farcela.
Alle ore 00:18 scendi dalle scale insieme alle attiviste di DIRE (Associazione delle donne in rete contro la violenza). Ognuna di loro ha veramente qualcosa da DIRE: di concreto, importante, efficace, sentito. Tu devolvi i soldi, Chiara, che al resto ci pensiamo NOI DONNE.
🌹I SUPER OSPITI
Alle ore 21.30, Mahmood e Blanco ri-vincono il Festival di Sanremo: belli, intonati e moderni.
Elena Sofia Ricci, 61 anni, fasciata in un elegantissimo Armani, può interpretare qualsiasi personaggio.
Il co-presentatore Gianni Morandi piace anche quando canta le sue canzoni “più brutte”! Da brividi l’omaggio a Battisti.
Piero Pelù, attorcigliato nella bandiera della PACE, ci ricorda quello che eravamo quando avevamo ancora tutta la vita davanti.
Alle 23 circa, arrivano i tre POOH superstiti: stonano, non hanno più né la verve, né la voce, né la forza. Si piange alla fine, quando, mentre loro cantano, da lontano arriva la voce di Stefano D’Orazio che non c’è più, eppure – potere della musica! – ci sarà per sempre.
Salmo conclude la sua esibizione buttandosi in acqua.
A 00:07, Blanco rientra da solo sul palco e spacca tutto (letteralmente!) perché non sente la sua voce nell’auricolare. Il pubblico si arrabbia, il mio coinquilino se ne va a letto indignato. I gruppi whatsapp esplodono. Morandi spazza, sinceramente mortificato, il disastro dei fiori distrutti da Blanco. La situazione come al solito viene salvata dall’intervento in diretta di Fiorello: quanto ci manca!!! L’ultima volta che Bugo ha litigato con Morgan sul palco di Sanremo, poi è arrivato il COVID. Cosa succederà quest’anno?
🌹MENZIONE D’ONORE
Al “compagno Antonio”.
Alzi la mano chi, quando sono apparsi sul palco i Pooh, ha ricordato l’esilarante sketch di Antonello Fassari e Serena Dandini in “Avanzi” del 1993.
Fassari recitava la parte del “compagno Antonio” che, risvegliatosi dal coma dopo vent’anni (1973-1993), scopriva dalla voce della Dandini che:
- “il PCI non c’è più e il comunismo è finito”
- “adesso c’è la QUERCIA con a capo Occhetto”
- “sono arrivati Di Pietro, tangentopoli, Berlusconi, Cossiga Presidente della Repubblica, la Lega di Bossi che vuole dividere l’Italia”
- “sono tornati razzismo, nazismo e post fascismo”.
Davanti a questo quadro, il “compagno Antonio” piangeva disperato e chiedeva alla Dandini: “Compagna, e la classe operaia che cazzo sta a fa’?”
“La classe operaia sta a casa a guardare la tv, che ora è a colori!” rispondeva affranta la Dandini.
Il “compagno Antonio” tornava in coma e niente riusciva a svegliarlo, tranne la notizia che…CI SONO ANCORA I POOH! “I PUUUUUUU, piccola chetti, oooh ooooh”.
Sono passati 50 anni dal “coma” del 1973 e 30 anni dal “risveglio” e a Mirafiori solo 24 operai hanno votato per le primarie del PD, ma i POOH sono ancora qui!
🌹MENZIONE D’ONORE da casa
Ad uno dei miei “13+Stefano” cugini di Città, che mi ha aiutata a ricordare lo sketch di cui sopra.
Mio cugino segue Sanremo dall’estero. Perché Sanremo unisce anche a millemilioni di chilometri di distanza e, quando è arrivato Mattarella in sala e Morandi ha intonato l’Inno di Mameli, ci siamo sentiti tutti insieme, nella cucina di casa dei nonni, con il braciere sotto il tavolo a riscaldarci i piedi.
Nell’anno degli influencer (in politica, nello sport, nella musica, nella cosmetica, nella moda, a Sanremo) e del taglio dei nastri, inauguriamo una nuova rubrica: 🌹<>
Sono state le mani sapienti della mesagnese Irene Micelli a realizzare gli abiti dei giovani “Eleison duo” di Torre Santa Susanna, che si sono esibiti ieri sera sul palco “alternativo” di “Casa Sanremo”.
Avete un evento da celebrare o anche solo voglia di sentirvi belle o belli per una sera? Affidatevi all’Atelier Irene – Mesagne. Irene è una donna libera e resistente, orgogliosamente mesagnese, instancabile, originale, autoironica. E, soprattutto, non mi ha pagata (e nemmeno votata) per questo post.
PS La vera ironia arriva su RaiUno all’1:33 con Fiorello! Ma questa è #tuttaunaltrastoria.