Il collezionista e ricercatore Francesco Lotti in una delle sue uscite è riuscito a scovare un vero pezzo di storia del territorio e non solo. Si tratta di una testa scalpita nel marmo e che porta la firma C. Marino. L’opera di discrete dimensioni 21×12 centimetri è stata ritrovata e subito acquistata salvandola dal macero. È una scultura del noto artista mesagnese probabilmente databile tra gli anni 30′ e 40 del secolo scorso. Ma chi era Cesare Marino?
Biografia di Cesare Marino tratta dal sito mesagne.net a firma “Le Ali di Mirna”
Cesare Marino nasce a Mesagne in provincia di Brindisi il 28 Dicembre 1900 ma all’anagrafe è registrato il 4 gennaio 1901. Figlio di Pietro Marino, avvocato di una famiglia di avvocati sin dal XVIII secolo, a soli 11 anni si ritrova orfano di entrambi i genitori e viene mandato presso l’Ospizio Garibaldi a Lecce, luogo in cui dovrà superare sia il trauma per la scomparsa dei genitori che il cambiamento delle sue condizioni economiche. Il soggiorno presso l’ospizio risulta psicologicamente ostile al giovane Cesare, costretto a frequentare trovatelli e giovani orfani di condizioni economiche molto umili e dall’educazione fortemente diversa. In una sua intervista ha dichiarato che il periodo vissuto presso l’ospizio di Lecce “mi procurò un trauma che mi sono portato inconsciamente per tutta la vita”. Il piccolo Cesare dimostra subito la sua propensione al disegno e nel 1916 si iscrive alla Regia Scuola Artistica Industriale a Lecce , scuola secondaria di primo grado di durata triennale, istituita con R.D. nel 1914 e inaugurata nel 1916 grazie alla volontà del sindaco di Lecce dell’epoca Giuseppe Pellegrino. Si diploma nel 1919 con la votazione di 48/60 dopo aver appreso le tecniche di scultura della pietra leccese e l’intaglio nel legno. Studente creativo e capace, suscita le simpatie dei docenti tra i quali il prof. Giuseppe Giovaruscio maestro in scultura. Nella scuola d’arte frequenta i corsi di numerose discipline artistiche e non, tra le quali Italiano, Francese, Disegno e Tecnologie. Coglie l’occasione dell’invito del prof. Giovaruscio di recarsi a Roma, dove ha contatti con lo stesso scultore già docente a Lecce pur domiciliato presso la casa dello zio materno, l’avvocato Antonio Gioia che nel 1910 – 1911 aveva svolto l’incarico di sottosegretario alle Poste e Telegrafi.
Anche in questo contesto, decisamente più signorile di quello dell’ospizio, Cesare Marino prova un forte disagio, alleviato dalle frequenti visite al Giovaruscio. Nel 1919 il Giovaruscio riceve l’incarico di creare un altare per la Madonna di Parabita (Lecce) e considerati i rincari dei materiali di lavoro e probabilmente il ridotto guadagno, lascia l’incarico al giovanissimo Cesare Marino il quale, con l’aiuto dell’Architetto Napoleone Pagliarulo, completa l’opera forse nel 1921. Il suo approdo all’arte avviene negli anni Venti, in un contesto sociale di struttura quasi feudale che lasciava poco spazio agli intellettuali ed agli artisti.
Contemporaneamente il Marino si iscrive all’Accademia del Marmo di Carrara ma tra il 1922 ed il 1923 è costretto ad assolvere l’obbligo di leva sino al 1923, anno del suo congedo. Dopo il congedo militare Cesare è ancora a Mesagne. E’ insegnante e fortemente credente nel ruolo educativo dell’arte e fonda a Mesagne una scuola serale di Artigianato dove insegna Disegno, Scultura del marmo e del legno e Ricamo, sezione dedicata alla produzione di arazzi con un sistema innovativo inventato dal Marino stesso. Dopo poco tempo insegna in una seconda scuola serale di Artigianato anche a Latiano, piccolo paese a pochi chilometri da Mesagne. Insegna sino al 1929. Nel 1928 viene nominato Direttore Tecnico Provinciale per l’Avviamento Professionale del Dopolavoro.
Collabora alla ristrutturazione di Mesagne col podestà e, grazie ai contributi culturali, la cittadina viene fornita di “Villa Comunale”. Cesare è scultore innanzitutto, formato dalle esperienze di conoscenza dell’arte a Roma e in Toscana. Attraverso l’arte ci si può elevare socialmente e moralmente grazie al tirocinio della mano e all’esperienza dell’ occhio. Purtroppo il suo essere spirito libero e anarcoide, non gli fa accettare le influenze fasciste sulle attività delle sue scuole: alla fine degli anni ’20 si sposta a Bari con la sua giovane sposa dove ottiene la docenza della 7a ed 8a classe istituita con la Riforma Gentile del 1929. Nel 1932 lascia l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno all’attività di scultore. Con l’esecuzione di un ritratto a mezzo busto guadagna “quanto la paga di un anno di professore” racconta il Maestro.
La carriera di Cesare Marino è lunga ed essenzialmente occupata dalla scultura e da lavori commissionati dalla Bari che viene fuori dalla crisi economica; gli anni ’50 e ’60 lo vedono eseguire sculture in bronzo, in marmo, confeziona modelli plastici per opere architettoniche, tra i quali quello della fontana degli anni Trenta di Piazza della Stazione Ferroviaria di Bari (Piazza Roma), ora Piazza Aldo Moro. E’ questa la fase in cui la pittura di Cesare diventa pittura di piacere perchè praticata nel tempo libero, è questa la pittura in cui emerge tutto il fervore creativo e sperimentale dell’artista che lo porterà a riempire la sua casa-atelier in via Garruba 47 di tele cariche di motivi espressionistici e di simbolismi sociali legati ai temi della fabbrica, dell’alienazione per poi volgersi a combinazioni di astratta geometria con ricerche di tecniche miste. Sempre attivo e febbrile nel proprio lavoro, costruisce un “Torchio” per le stampe xilografiche e litografiche.
Nello svolgere la sua attività ha seguito attentamente il progressivo mutar dello stile e delle tendenze provando ed attuando nuove forme” (Parole di Cesare Marino in terza persona). Si dedica al restauro di quadri antichi e a piccole invenzioni di utilità pratica. Numerose le opere eseguite in Puglia, Campania e Calabria.
Nel 1976 produce una serie di piccoli acrilici su masonite ( ma anche litografie e pastelli su carta) che intitola “FENOMENI NELLO SPAZIO“. Dipinge forme di natura atmosferica – nuvole, arcobaleni, fulmini- ridotte a segni concisi e dalle forme astratte; il risultato è di gusto surreale che ricorda il Mirò degli anni ’30: gli oggetti dipinti ”si librano, si incontrano e si incrociano dando vita a brevi e misteriose avventure dalla grazia ambigua e sospesa” , quasi da fumetto o illustrazione per bambini; il colore oscilla tra la campitura netta e la vibrazione totale, senza alcuna impennata cromatica. ( diversi dipinti su questo tema sono nella Pinacoteca Comunale di Mesagne)
La sua carriera “pubblica” di pittore comincia a ottant’anni; Cesare si concede qualche avventura mediatica oltre ad aumentare la sua partecipazioni ad esposizioni di grande rilievo. Egli si apre finalmente al mondo rivendicando la sua totalità e la grande varietà del suo lavoro di scultore e pittore, pur conservando la sua modestia, senza superbia: “io ho l’intelligenza di capire la mia ignoranza”. Scompare nel 1987 lasciando un grande messaggio per le nuove generazioni :“L’arte tende a migliorare l’uomo, a farlo più civile, a farlo più buono. Non si trova arte che renda delinquente l’uomo”. Allo stato attuale non è possibile visionare le opere pittoriche e i numerosi calchi in gesso del Maestro Cesare Marino poichè la Pinacoteca Comunale di Mesagne è chiusa al pubblico da oltre sette anni : ma questa è un’altra storia!
Le Ali di Mirna
ELENCO DELLE OPERE
1918 – Modello per la medaglia d’oro donata dal Comune di Lecce alla Brigata Lecce
1920 – Modello per la medaglia d’oro donata dal Comune di Roma al sindaco Principe Fabrizio Colonna;
1920 – Scultura in marmo e legno alla chiesa della madonna della Coltura a Parabita
1922 – Bassorilievo in marmo con ritratto del Cav. Rini a Mesagne (proprietà Rini)
1923 – Medaglione in marmo con ritratto del dott. E. Cavaliere a Mesagne;
1923 – Busto in marmo al cimitero di Nola (Napoli)
1923 – Medaglione in marmo per il Convento dei Cappuccini di Nola (Napoli)
1930 – Scultura per il Teatro di Galatina (Lecce)
1932 – Busto in bronzo del Cav. De Nitto nel cimitero di Latiano (Brindisi)
1934 – Grande medaglione raffigurante il Re e il Duce
1934 – Autoritratto di testa in bronzo di proprietà dell’artista
1935 – Ritratti e testa in bronzo del figlio Pietro
1948 – Medaglione in bronzo dedicato a Giuseppe Mazzini per la Scuola Mazzini di Bari (portato via dalle truppe di occupazione)
1958 Busto in bronzo al maestro Squicciarini eretto ad Acquaviva delle Fonti (Bari)
1959 – Medaglia in bronzo dorato a Magda Bonomo per l’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari);
1959 – Medaglione in bronzo all’avvocato Edmaro Scippa per il Cimitero di Bari.
1959 – Busto in marmo del dott. Vincenzo Cavaliere per il Cimitero di Mesagne
1960 – Busto di bronzo del dott. G. Gassio (proprietà privata);
Partecipazioni a Mostre e riconoscimenti sindacali dal 1933 al 1940
Dal 1933 al 1940 Partecipazioni a Mostre e riconoscimenti sindacali
1939 – Paesaggio di Puglia
1939 – Mostra alla Galleria Roma di Roma
19?? Premio Nazionale Albania
Dal 1956 al 1968 – Partecipazione al Maggio di Bari
Ultimi riconoscimenti
1961 – Mondo Cattolico di Bari (Ente Riforma) premio acquistato
1963 – Segnalato a Lucera;
1963 – Matera 2° premio Tavolozza d’oro;
1963 – Foggia Premio acquisto;
1963 – Campo di Giove (Aquila): segnalazione speciale;
1963 – Trinitapoli (Barletta-Andria-Trani);
1963 – Bovino (Foggia) 2° Premio
1965 – Gravina (Bari) premio di consolazione;
1965 – Paola (Cosenza), 2° premio
1965 – Margherita di Savoia 2° premio
1965 – Segnalazione alla mostra Galante Civera (Luogo ?);
1965 – Premio acquisto presso Serranova (Comune di Carovigno, Brindisi)
1966 – Molfetta (Bari) Mostra del Mare premio acquisto;
1966 – Galatina (Lecce) premio acquisto;
1966 – Grumo Appula (Bari) 2° premio acquisto
1966 – Selva di Fasano (Brindisi) medaglia d’oro
1966 – Collettive a Novoli (Lecce) e Sulmona (Aquila)
1967 – Collettiva a Monopoli (Bari); 1° premio ad Acquaviva delle Fonti (Bari)
1968 – Minervino Murge (Barletta-Andria-Trani), 1° premio con medaglia d’oro e acquisto
1968 – Sulmona (Aquila) premio acquisto;
1968 – Mostra d’Arte Sacra di Trinitapoli (Barletta-Andria-Trani)
1968 – Collettiva a Vigevano (Pavia)
1969 – Acquaviva delle Fonti (Bari)
1969 – Campo di Giove (Aquila) premio acquisto e coppa.
1 commento
Non vorrei sbagliarmi il prof. Cassio de Mauro, mio nonno paterno, commissionò al grande Maestro Marino il busto del Generale Messe. Il resto della storia è ben noto.
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