(di Adriano Radeglia) – “Quando ricevi una proposta per progettare le opere artistiche principali per una nuova chiesa si rimane un po’ instabili su due piedi. Pensieri e dubbi si alternano nella mente e ti domandi se sei in grado di affrontare tale compito…Ė una responsabilità emotiva grande perché si ha la consapevolezza che le tue opere saranno il mezzo e il luogo in cui si riceveranno i segni della grazia più divina, i sacramenti che donano all’uomo la cristianità”.
Da qui la volontà di non concepire le opere artistiche come semplici arredi o ornamenti da realizzare per la chiesa di San Giovanni Paolo II a Mesagne. Come in ogni opera realizzata nel mio percorso artistico fatto di pittura, scultura, ceramica, allestimenti e scenografie, tutto parte da un concetto, una lettura personale, il senso dell’opera stessa e l’emozione che essa deve suscitare anche attraverso l’armonia tra forma e colore; e ancor più in queste opere sacre dove si aggiunge il rispetto della rappresentazione liturgica e la volontà di raccontare e coinvolgere, troviamo i segni della presenza di Gesù Cristo che rimandano al divino come al terreno.
La scelta delle materie usate è legata fortemente alla terra, la pietra calcarea, il legno di ulivo e la ceramica, che è essa stessa terra, sono in relazione e in armonioso equilibrio con l’essenza di ogni singola opera insieme a l’elemento acqua e alla percezione della luce.
Partendo dall’abside una parete in pietra calcarea accoglie il presbiterio e diventa scenario per l’altare maggiore, un unico masso che si eleva da terra lá dove ė avvolto dalla luce come presenza di Cristo. In relazione con il luogo della consacrazione eucaristica vi è l’ambone, la pietra sepolcrale e la luce come guida, come parola;
E qui, come scrive in una nota Ottavio Marino: “la roccia perde la sua natura di materia inanimata e diventa Vita, diventa Luce. Diventa Corpo, è carne ed è sacrificio evidente e tangibile.” (ndr)
Nella cappella della preghiera, il luogo silenzioso e intimo del SS.mo Sacramento, una luce bruciante d’amore avvolge e custodisce il corpo di Cristo in un tabernacolo di ulivo, sigillato dal Chi Rho, il cristogramma oltre la croce.
Un posto di rilievo è dedicato al battistero, il luogo in cui è collocato il fonte battesimale. Opera molto significativa questa, dove su di una pietra vi è adagiato un drappo bianco a simboleggiare la purezza dell’acqua che fluisce per i rinati e viene raccolta da un “grembo”, una vasca posata su legno di ulivo, dove la base acuminosa simboleggia la perdita del peccato.
La meditazione, l’essenza e l’essenzialitá, la suggestione e la spiritualità del sacro, la ricerca del classico nel contemporaneo, il ricordo, il racconto. Questo ho voluto enunciare.