Home Attualità Cristo non ci spiega perchè Stefano è morto, ma Lui è lì – di don Luigi Maria Epicoco

Cristo non ci spiega perchè Stefano è morto, ma Lui è lì – di don Luigi Maria Epicoco

da Cosimo Saracino
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tre_marie_al_sepolcroCome cristiani possiamo solo comportarci come le donne del vangelo di Pasqua. Possiamo portare strette nelle nostre mani solo profumi e unguenti per ungere un corpo morto. Ogni nostra parola se non suona come una bestemmia, può solo fare ciò che fa la mirra, profumare un morto ma non certo riportarlo in vita, restituirlo a chi lo ama. Per questo davanti a certe tragedie è giusto non parlare molto, non dissacrare il dolore lancinante che deve provare ad esempio una madre nel perdere per la seconda volta un figlio. O il dolore di una giovane moglie e del suo bambino. E poi il padre, i fratelli, gli amici, quanti… Solo Dio può incassare i pugni delle nostre preghiere che sfiorano anche le bestemmie. Solo Lui può incassare la rabbia per un “perché” che rimane non risposto, non evaso, non compiuto. Si ha persino il diritto di dire che non si crede più in lui. Ma questo non farà indietreggiare di un solo passo Gesù Cristo che fino a poche ore fa lo abbiamo contemplato ferito, piagato, inchiodato su una croce, e poi morto e chiuso in un sepolcro.

Le-donne-al-sepolcroSi chiuderà anche domani su Stefano la pietra di un sepolcro. E noi tutti con il broncio della delusione e l’amaro in bocca per una tragedia del genere tenteremo di ritornarcene alla nostra vita. Forse noi ci riusciremo con il tempo, ma per qualcuno non sarà facile, non sarà possibile. Niente può essere come prima davanti a cose così. Ma è sempre Gesù Cristo che ci apre uno spiraglio. La stessa pietra che è rotolata davanti alla vita di Stefano, è la pietra che ha sigillato il Suo sepolcro. Cristo non ci spiega perché Stefano è morto, ma non rimane a guardare. Lui è lì. È lì disteso come Stefano. È lì nel dolore della madre. È lì nel cuore spezzato di sua moglie. È lì nella consapevolezza che crescendo avrà suo figlio quando capirà che il viaggio della sua vita dovrà farlo senza poter tenere stretta la mano di suo padre. Cristo non spiega ma si cala nella nostra stessa notte. Ci sembra inutile ma in realtà non è inutile.

Nessuno può dirsi veramente solo. Lui è lì, senza risposte ma con la Sua misteriosa presenza. La sua presenza è la risposta. È il mistero di un seme che muore. Ci si accorge solo con il tempo che il seme che sembra morto in realtà germoglia. La fede cristiana non ci spiega “perché”, ma ci ricorda il nostro destino. La nostra fine non è morire ma vivere. Siamo chiamati a un destino di vita eterna, e Stefano non lo abbiamo perduto dietro di noi, ma ci precede, esattamente come il vangelo dice di Gesù: “dì loro che li precedo in Galilea, là mi vedranno”. Rivedremo Stefano! Rivedremo Maria Rita!

Credere non significa consolarsi con qualche idea, ma vivere il resto della nostra vita ricordandoci il nostro vero destino, la nostra vera destinazione. Se Cristo non è risorto allora cosa vale questa vita? Ma Egli è risorto, e niente andrà perduto, neanche Stefano, e l’amore di chi l’ha amato. L’amore non va mai sprecato, è la cosa che si avvicina di più alla vita eterna. Per questo il dono che possiamo fare a Stefano non è maledire la vita, ma amare ciò che rimane a noi di questo viaggio. Amare appassionatamente ogni passo, ogni persona, ogni circostanza che ci verrà incontro, perché da oggi in poi ogni passo che faremo in avanti lo faremo verso Stefano, non allontanandoci da lui. Stiamo tutti andando verso di lui. Andiamoci pure con le lacrime agli occhi, ma senza perdere la gratitudine per il dono della sua vita, per il dono che è stato per chi l’ha conosciuto e amato. Ma ora è tempo che stiamo in silenzio, e ci mettiamo in cammino anche noi verso il sepolcro, ricordandoci come finirà davvero la storia.

1376547_10200846386107905_1319582485_nÈ il Vangelo che ce lo ricorda: “Non cercate tra i morti colui che è vivo”. Gesù è Risorto! Risorgerà anche Stefano! Sapere questo non toglie nemmeno un grammo di sofferenza, ma non permette che la giusta sofferenza per una morte così, diventi disperazione e rabbia. Ci è lecito soffrire. È vietato però trasformare chi abbiamo amato nel motivo della nostra disperazione. Chi ha fede preghi per questo. Chi non ha fede si faccia compagno di viaggio. A-Dio Stefano. Sono certo che un giorno, quando il Signore vorrà, ci conosceremo molto meglio di quanto ci ha fatto conoscere questa vita e questa triste e strana circostanza di oggi. Don Luigi Maria Epicoco

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