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Don Pietro Depunzio, parroco del Santuario di Mater Domini, ha consegnato ai social una riflessione che proponiamo qui:
È calato il sipario sulla magica “Estate Mesagne 2023”. Quest’anno è stata più straordinaria del solito anche per le proposte culturali che hanno arricchito la mente ed il cuore di migliaia di cittadini venuti anche dai paesi vicini.
Forse mai, come quest’estate, il centro della città è stato il “centro” di un ininterrotto show fatto di cultura, musica, arte, degustazioni di prodotti tipici e shopping.
Un’estate piena di eventi e con una partecipazione agli appuntamenti in calendario che non si vedeva da tempo, grazie alla collaborazione tra le associazioni locali e l’Amministrazione Comunale. Migliaia di visitatori hanno potuto ammirare la mostra su Caravaggio, la bellezza del Centro storico, i musei, le chiese, riscoprendo il fascino di una Città che si è riscattata, dopo anni di buio e di paure.
Durante l’estate e in tutti i periodi dell’anno, il “centro storico” è stato lo spazio che ha rievocato il passato, le tradizioni, ha fatto percepire i colori e i sapori di una volta, ma non è lo spazio per camminare liberamente.
Eppure Mesagne non è il “centro storico”. Mesagne è la Città con il centro e la periferia. Non è solo questione di coordinate urbanistiche, ma anche di tipo economico-sociale e culturale.
Forse, nel prossimo futuro, nella programmazione dei vari eventi, occorrerà portare la cultura nelle periferie; “spostare” alcune iniziative nei quartieri, dove gli spazi e le potenzialità sono esistenti, consentendo alla cultura di fiorire in periferia, e permettendo un nuovo riscatto culturale attraverso la musica, il teatro e i concerti.
Si, perché non sono solo gli ospiti e i forestieri ad usufruire delle manifestazioni culturali e musicali, ma anche gli abitanti della Città, anche coloro che abitano le periferie.
Se ci avviciniamo ai quartieri, riusciamo a scoprire cose nuove e ci rendiamo conto che la periferia è una realtà diversa, forse più significativa, più genuina, fatta di incontri, di relazioni. Camminando per la periferia ci accorgiamo che la realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro. Per fare questa operazione, occorre de-centrarsi.
Il Papa ripete con forza e frequenza che «i grandi cambiamenti della storia si sono realizzati quando la realtà è stata vista non dal “centro” ma dalla “periferia”». Il motivo sta nel fatto che «stare nelle periferie aiuta a vedere e capire meglio, aiuta a fare un’analisi più corretta, rifuggendo dal centralismo e da approcci ideologici». La realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro.