All’inizio ci fu la campagna “Io non sfrutto”, che non ebbe molti seguaci; anzi, per essere sinceri, nessuno aderì alla proposta di Mesagne Bene Comune di apporre un marchio di legalità alle attività turistiche. Mentre questa proposta fallì, la città continuava la sua narrazione di territorio che si sviluppa con le attività di ristorazione, i Beb e di accoglienza turistica. Tuttavia, le notizie di troppi operai sfruttati arrivavano alle orecchie di questo nucleo di uomini e donne impegnato sul fronte della legalità.
Allora la loro scelta di cambiare paradigma e creare un questionario online in cui tutti i lavoratori del settore potessero raccontare la propria esperienza. “Cercasi schiavo” era il claim di una campagna che aveva l’obiettivo di creare una sensibilità nella città sui temi dello sfruttamento lavorativo con uno sguardo privilegiato alla ristorazione. Far emergere anche questo aspetto del turismo serve alla città e ai lavoratori del settore.
In questi mesi di divulgazione sono arrivate 82 risposte complete per ogni domanda. “Qualcuno – rivela Andrea Tenore – dopo aver compilato il questionario ci ha pure contattato chiedendoci di eliminare le proprie risposte perché troppo forti. È stata una partecipazione straordinaria, ed era necessario tirare le fila con un gruppo di studiosi esperti”. Nel giorno della presentazione, erano stati invitati tutti, dalla stampa agli operatori del settore, fino ai rappresentanti delle istituzioni come l’ispettorato del lavoro. Purtroppo, per una serie di vicende, erano presenti in pochi che hanno assistito alla presentazione dei risultati che qui vi proponiamo negli elementi essenziali. “Prenderemo le opportune decisioni – chiosano i soci di MBC – perché dobbiamo capire se le istituzioni su questo tema sono riferimenti certi per la legalità oppure no”. Questo report nei prossimi giorni verrà inviato anche all’Ispettorato del lavoro per le opportune attività di controllo. “Questo nuovo modello di sviluppo che punta sul turismo non può arricchire solo poche persone – l’assunto di Marika fa sorgere un applauso spontaneo – . La ricchezza deve essere distribuita anche agli operai che vi lavorano”. Non solo nel settore del turismo, aggiungiamo noi.
L’inchiesta in breve
• Dalle esplorazioni condotte, seppur ci troviamo distanti dai numeri di località turistiche storicamente consolidate con la Valle d’Itria o la Penisola Salentina, proprio grazie alla loro vicinanza, anche la città di Mesagne ha conosciuto negli ultimi anni una crescita di alcune delle principali attività turistiche (anzitutto nell’ambito della ristorazione e dell’hospitality)
• Il questionario rivolto ad indagare le condizioni di lavoro nel settore turistico nella città di Mesagne ha riscosso molta attenzione, come testimoniato dagli 82 rispondenti
• Il campione risulta composto in maggioranza da uomini (56%), e da giovani con età inferiore ai 24 anni (34%) che svolgono questo lavoro continuativamente;
• È però da segnalare la presenza di lavoratori di tutte le età, inclusi over 40 (23%), per la maggior parte continui. Diminuisce invece la partecipazione delle donne in età di maternità (particolarmente nella fascia di età 25-39)
• Dichiara di lavorare a nero soltanto il 20% dei rispondenti (per la maggioranza di genere femminile), tuttavia la maggior parte sembra collocarsi nell’ambito del cosiddetto “lavoro grigio”, ossia con un contratto che viene rispettato soltanto in parte
• Ciò nonostante la maggior parte dei rispondenti (64%) dichiara di svolgere il proprio lavoro in maniera continuativa e non esclusivamente stagionale
• Appare invece drammatico il dato delle retribuzioni, con la maggior parte (84%) dei lavoratori che dichiara di ricevere una paga inferiore alle 6 euro l’ora, mentre il 31% dichiara di ricevere meno di 3 euro l’ora.
• Ancora una volta, le retribuzioni inferiori sono maggiori per le donne rispetto agli uomini, così come colpiscono in misura maggiore gli under 25 e gli over 50.
• Il lavoro povero colpisce in misura maggiore coloro che lavorano in nero o in grigio, piuttosto che coloro che godono di un’occupazione regolata e rispettosa dei vincoli contrattuali e normativi.
• Altrettanto drammatico è lo scenario dei tempi di lavoro, con il 60% dei rispondenti che dichiara di lavorare abitualmente più di 8 ore al giorno. È inoltre significativo notare come più si lavora e meno si guadagna, con la retribuzione che tende a diminuire all’aumento delle ore di lavoro.
• Tra gli stagionali, inoltre, è frequente che non venga concesso il giorno di riposo, con orari di lavoro che si svolgono quindi 7 giorni su 7.
• I lavoratori nel turismo di Mesagne si sentono soli. Dichiarano infatti per la maggior parte di non avere supporto nè dall’amministrazione comunale, vicina agli interessi dei ristoratori (77%), nè dai sindacati (58%), mentre i controlli dell’ispettorato del lavoro sono poco frequenti (61%) e, in molti casi, anche poco efficaci (21%).
• Le testimonianze raccolte dai lavoratori, oltre a confermare molti degli aspetti trovati nel questionario (paghe ridotte, orari massacranti, scarsa tutela legale) accedono la luce su una molteplicità di problematiche. Dalla difficoltà di vedere riconosciuti diritti basilari, come quelli a una tutela infortunistica, all’esclusione dalla protezione sociale, ad esempio in caso di perdita di lavoro, fino a fenomeni di moltesie, mobbing e ricatti che, tra le altre cose, scoraggiano la possibilità per i lavoratori di denunciare alle autorità o al sindacato le reali condizioni di lavoro.