Buon compleanno Artemisia! L’8 luglio del 1593, 431 anni addietro quindi, nasceva a Roma questa artista di scuola caravaggesca, che apprese l’arte pittorica dal padre e che già a 19 anni era talmente esperta da far scrivere ad uno dei suoi biografi, Giovanni Baglione: «Lasciò egli figliuoli, ed una femmina, Artemisia nominata, alla quale egli imparò gli artifici della pintura, e particolarmente di ritrarre dal naturale, sicché buona riuscita ella fece, e molto bene portossi». È arcinota la vicenda dello stupro di cui fu vittima e si deve al grande Roberto Longhi l’aver restituito l’eccezionalità artistica di questa donna oltre ogni pregiudizio: «L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità. […]».
E ancora: «Ma vien voglia di dire questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo! […] che qui non v’è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l’impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carità alla Signora Stiattesi – questo è il nome coniugale di Artemisia – il tempo di scegliere l’elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l’unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perché il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla?». Pensava, Longhi, a quello che il curatore della mostra mesagnese, il prof. Pierluigi Carofano, ha definito: «Dramma e passione». Pensava ad una delle “Giuditte” create da Artemisia.
A Mesagne è in mostra Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne, olio su tela datato fra il 1640 ed il 1645, prestato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e opera già prenotata per altre mostre il prossimo anno. Come del resto per Caravaggio anche per Artemisia pulsa davvero la vitalità dell’eroina biblica che, assieme ad una sua ancella, si reca nel campo nemico e qui circuisce e poi decapita Oloferne, il feroce generale nemico. Le stesse notazioni dell’opera esposta a Mesagne sono riscontrabili, ad esempio, in un soggetto analogo realizzato da Artemisia intorno al 1620 e conservato agli Uffizi e in opera più tarde custodite al The Detroit Institute of Arts (1627 ca) o al Museo de la Castre a Cannes ed al Museo nazionale di Capodimonte, (1645-1650 ca).
Insomma, a Mesagne, nell’ambito di «G 7: sette secoli di arte italiana», mostra organizzata da Puglia Walking Art e dalla Rete di impresa Puglia Micexperience, col patrocinio di Regione Puglia e Comune di Mesagne, Camera di Commercio di Taranto-Brindisi e Aeroporti di Puglia, si ha di che festeggiare. Per questo, domenica sono previste visite guidate incluse nel biglietto d’ingresso con appuntamenti (capienza massima 30 persone) alle ore 19,00 e 20,30. E le sorprese domenicali sono alle prima battute.