Home Attualità Giornata della Memoria, a Genova una medaglia in ricordo del mesagnese Salvatore Cosimo Scialpi 

Giornata della Memoria, a Genova una medaglia in ricordo del mesagnese Salvatore Cosimo Scialpi 

da Redazione
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Ottant’anni fa, l’Armata Rossa rivelava al mondo l’orrore del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e dell’Olocausto, una delle più profonde ferite dell’umanità. Ricordare quella tragedia è un dovere morale, un impegno che deve restare vivo nella coscienza di ciascuno.

Anche molti nostri concittadini furono vittime, loro malgrado, di quella drammatica pagina di storia. Tra loro, Salvatore Cosimo Scialpi, classe 1907, che durante la Seconda guerra mondiale fu deportato nel campo di concentramento Stammlager IX a Ziegenhain per aver rifiutato di combattere nelle fila dei nazisti. Sopravvisse agli stenti e alle atrocità del lager fino alla liberazione da parte delle truppe americane.

In occasione della Giornata della Memoria, il nipote di Salvatore Cosimo Scialpi, Antonio Magrì, ha ricevuto a Genova una medaglia d’onore al merito, conferita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La cerimonia si è svolta nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, alla presenza delle massime autorità civili e militari, tra cui il prefetto Cinzia Teresa Torraco e il presidente della Regione Liguria Marco Bucci. Numerosi cittadini e studenti hanno preso parte all’evento, testimoniando l’importanza del ricordo e della trasmissione della memoria alle nuove generazioni.

La tragedia vissuta da Salvatore Cosimo Scialpi è stata raccontata in una lettera toccante scritta da un caporale, suo compagno di prigionia nello stesso campo di sterminio. Le sue parole descrivono con crudezza e dolore le condizioni estreme in cui i prigionieri erano costretti a vivere:

“Ero un caporale e, con altri, fui trasportato in vagoni coperti fino a Ziegenhain, Stalag 9A. Il campo, non segnalato, era spesso bersagliato dai nostri caccia. Fui fortunato, perché non fui costretto a lavorare, ma molti altri prigionieri non lo erano altrettanto. Vivevamo nella sporcizia, infestati da cimici e pidocchi, con razioni inferiori alle 600 calorie al giorno, in baracche non riscaldate. Come tutti, persi peso; le percosse erano comuni. Chi non riusciva più a camminare veniva abbandonato lungo la strada, lasciato a morire di freddo o fucilato. I piedi congelati, la dissenteria e le malattie erano all’ordine del giorno. Per sopravvivere, io e i miei compagni ci stringevamo l’uno all’altro per proteggerci dal gelo. Vestiti, scarpe e oggetti personali venivano rubati. La libertà ci era stata strappata e non potevamo difenderci dalle atrocità di chi ci aveva catturato. Eravamo costretti a riparare ferrovie bombardate o a lavorare nelle fabbriche per costruire materiale bellico che sarebbe stato usato contro i nostri stessi compagni. Rimasi nello Stalag 9A fino alla liberazione da parte delle truppe del generale Patton, il Venerdì Santo.”

Salvatore Cosimo Scialpi era il fratello di Maria Scialpi, madre di Don Angelo Galeone, figura molto conosciuta nella nostra comunità. La sua storia, come quella di tanti altri, ci ricorda quanto sia importante preservare la memoria affinché simili orrori non si ripetano mai più.

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