Il nostro viaggio della speranza ha inizio alle ore 17.
Alle ore 22:17, in una località segreta del civilissimo Nord, ci accoglie il sig. Patriarcato che, davanti a 4 donne, esclama sconvolto: “Siete solo donne?” Poi intravede arrivare Giuseppe e lancia un sospiro di sollievo, chiudendo con un terribile: “Allora mi rivolgo a LUI per tutto!”. In pratica se vogliamo andare a fare la pipì dobbiamo chiedere le chiavi del bagno all’ “unico maschio”.
Raiplay mi ha permesso di non perdere nulla di questa terza puntata, durante la quale il Funzionario dello Stato, Carlo Conti, ha traghettato il Festival verso un ennesimo successo.
Siamo in un’epoca di crisi profonda. Sulle nostre spalle fragili portiamo ceste di dolore, di fame, di povertà, di guerre, morte e revisionismo storico.
Nell’immenso non sapere degli onniscienti e onnipresenti, nella confusione di una Destra che si è ingoiata pure la Sinistra, gli italiani hanno bisogno di essere rassicurati.
Ed ecco che il conservatore Carlo Conti, che non esagera ma tranquillizza, che non confonde ma stabilizza, inizia la serata accanto ad un 11enne “soTuttoIo” che fa tenerezza e solletica il senso di famiglia che germoglia in ognuno di noi.
Ma anche il più democristiano dei presentatori nulla può contro le mine vaganti.
E così, alle ore 21.50 sale sul palco dell’Ariston la salute mentale.
Il visionario regista Dario D’Ambrosi dirige, nel suo Teatro Patologico, un gruppo di ragazze e ragazzi, donne e uomini che quando parlano sono molto più centrati di tanti presunti sani di mente. “Siamo più forti e più potenti di una bomba atomica: pensate alla Libia, alla Siria, non fanno altro che buttarsi bombe perché non hanno la forza di guardarsi negli occhi. Noi questa forza qui ce l’abbiamo” – recita uno di loro.
Ecco la differenza tra il funzionario (Conti) che non commette errori e lavora indefessamente per vincere il premio di produzione ed il visionario (D’Ambrosio) che mescola le carte e usa l’Arte per spappolare il cuore.
Poi arrivano Iva Zanicchi, stonata, rifatta, sovranista e, non dimentichiamolo, ex europarlamentare di Berlusconi e la Marina Militare dell’Amerigo Vespucci.
In quattro ore tutti accontentati: i giovanissimi, i cinquantenni, gli anziani, i patrioti. Nessuno è deluso: la terza puntata avrà un auditel al 95% e tutti grideranno al miracolo.
LE CO-CONDUTTRICI
La Follesa, finalmente, riesce a togliere l’asse conficcato su nelle spalle di Conti fino a renderlo più umano e, a tratti, finanche simpatico. “Carlo, ma tu nella vita fai tutto così in fretta?” e poi bacia Simon LeBon.
Elettra Lamborghini ha un fisico mozzafiato: arriva fasciata in un bellissimo abito da sposa e chiude con un abito da sposa cadavere.
Zero spaccato a Miriam Leone, deturpata in vestiti terribili.
Lo sketch in cui le tre donne devono descrivere al Padrone maschio il loro uomo ideale distrugge in 5 minuti anni e anni di emancipazione femminile. Attendo con ansia la Cucciari!
PS La scenetta finale di loro tre in pigiama perché si è fatto tardi è copiata dall’unica e inimitabile Drusilla!
OSPITI – DURAN DURAN
Quarant’anni fa i Duran Duran furono ospiti del Sanremo di Carlo Baudo, ops di Pippo Conti, insomma di Pippo Baudo, il Carlo Conti degli anni ’80.
Ricordo tutto: le ragazzine adoranti che urlavano, il telefono della Sip che squillava in continuazione per commentare insieme alle amichette l’arrivo dei più fighi del mondo, io con una tuta di Ragazzeria stesa sul divano a fiori, l’odore dei panini del nonno.
Quando alle 22.30 i Duran Duran di oggi, invecchiati ed ingrassati ma ancora immensi, iniziano a cantare, ritornano i poster di Cioè, il libro “Sposerò Simon LeBon” (e poi ho sposato un ingegnere!), Daniela e Carmen che erano pazze di lui, Massi che preferiva gli Spandau Ballet, la Milano da bere, Miami Vice e La Piovra, i giubbini di pelle, le spalline, i leggins, gli scaldamuscoli, i jeans a vita alta e le camicie a quadri, i sogni, le speranze, i primi batticuore e “The wild boys”.
Gli anni 80 sono lì e con loro noi ragazzine/i ignare/i di tutto il dolore e la gioia che sarebbero arrivati.
CANZONI IN GARA:
Ritornano solo 14 artisti sui 29 in gara. Le mie preferite rimangono:
1- Brunori sas: si lo so, scopiazza De Gregori, ma lo sa fare con poetica eleganza!
2- Coma_Cose (che l’81enne più moderno che io conosca chiama COMATOSE): sono due adorabili folletti innamorati
3- Olly: a parte la canottiera sotto al maglione da notte, ha una canzone davvero carina.
CLASSIFICA UFFICIALE (Giuria Sala Stampa, Tv e Web)
Durante la terza serata, si sono classificate alle prime 5 posizioni in ordine sparso:
COMA_COSE
BRUNORI SAS
IRAMA
OLLY
GABBANI
VINCITORE DELLE NUOVE PROPOSTE
Vince SETTEMBRE!, per me è il Signor Nessuno, ma la bimba più dolce del mondo lo ascolta e lo ama e allora, da oggi, lo amo anche io.
MENZIONE D’ONORE
Agli anni 80. A Pippo Baudo e al nazionalpopolare. All’esplosione di Cernobyl. Alla santona Mamma Ebe. All’arresto di Enzo Tortora. Ai crocifissi di Madonna e alla pelle sbiancata di Michael Jackson. Alla sparizione di Manuela Orlandi. A Sandro Pertini Presidente della Repubblica.
A Ciriaco De Mita, Gianni De Michelis, Bettino Craxi e Giulio Andreotti. Alla morte di Enrico Berlinguer e all’inizio della fine di tutto.
Alle nostre stanze di pre-adolescenti, con i poster scocciati sulle pareti bianche e le collezioni dei Puffi sugli scaffali.
Agli adulti di allora che sono diventati gli anziani di oggi. E a noi che guardavamo le tv di Berlusconi senza sapere che poi lo avremmo votato o contestato.
A tutto quello che avremmo potuto fare per scrivere una Storia diversa.
MENZIONE D’ONORE DA CASA
Ai quattro compagni di merende che, chiusi in una stanza d’albergo, si sono sorbiti 5 ore di viaggio e 4 ore di Sanremo, pur di supportarmi e sopportarmi in questo pazzo viaggio che, finalmente, domani (stasera per chi legge) mi porterà a realizzare il mio sogno. Al momento “pinnulo”, quando ognuno di noi aveva una compressa da prendere. Mentre noi ci curiamo le ferite, voi PENSATECI A SANREMO!