Home Attualità Non arrendersi alla ineluttabilità della Guerra – di Giancarlo Canuto

Non arrendersi alla ineluttabilità della Guerra – di Giancarlo Canuto

da Cosimo Saracino
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In questo prolungato e drammatico frangente della storia dell’Umanità sono tante le cose che ci fanno riflettere profondamente. Tra queste voglio soffermarmi sulla enorme sproporzione tra la diffusione della violenza della guerra e la reazione inadeguata della opinione pubblica. Pare prevalere uno stato di paralisi, di inebetimento, di impotenza, di immobilismo. Sembra così lontano lo scenario di una forte reazione collettiva che pure il Movimento per la Pace ha vissuto nel passato. Allora nell’attesa che ciò accada, per lasciare accesa la “fiamma” della speranza occorre, sul piano strettamente personale, non avere “cedimenti” su tre questioni che mi appaiono fondamentali e rigenerative di una nuova coscienza collettiva che oggi appare appannata.
Innanzitutto, non cedere mai al sentimento dell’assuefazione come quando consideriamo le morti per ingiustizia e per guerra come parti una cronaca quotidiana asettica. Una enumerazione collettiva (20 morti, 50 morti, 300 morti) che allontana dall’identificare dietro quei numeri volti, storie, persone, orfani, vedove, tragedie, lutti, separazioni, vuoti incolmabili. Se non torniamo ad avvertire il dolore della umanità sofferente il cinismo di questa cultura contemporanea colpisce anche noi, come un virus che si espande e ci rende tutti, pur in misura diversa, insensibili. Le storie di dolore e morte provocate dalla furia insensata della guerra e che si riversa prevalentemente su innocenti devono colpire e segnare le nostre esistenze inzuppate di benessere e distratte da una quotidianità che esclude l’altrui dolore.
Poi non dobbiamo cedere alla rassegnazione. Poiché le questioni sono troppo grandi e tanto complesse preferiamo rifugiarci nell’accettare come inevitabile lo status quo. La politica mondiale nelle mani di pochi personaggi ci hanno spinto a diventare “spettatori”, convinti – per necessità e convinzione – che la storia la fanno solo i “potenti” con le loro scelte. Assistiamo alla deriva senza più esprimere il nostro dissenso, il pensarla diversamente, il nostro essere allarmati, contrariati. Ecco perché per non cedere alla rassegnazione in attesa della rinascita di un Movimento mondiale della Pace, sul piano personale non dobbiamo far mancare mai la nostra presenza fisica nei luoghi dove ci si riunisce contro la guerra, la violenza e per la pace. Non guardare da casa o dai social ciò che si muove ma andarci, essere presenti, manifestare che non ci arrendiamo, né ora e né mai, alla ingiustizia.
Il terzo cedimento da evitare e che mi appare decisivo per generare qualcosa di autenticamente alternativo è il rifiuto della violenza. Oggi la prevaricazione e la prepotenza non contraddistinguono solo le relazioni tra gli Stati ma anche i rapporti interpersonali. Il cedimento alla violenza vanifica la possibilità di realizzare un movimento autenticamente alternativo. Occorre testimoniare fin dai rapporti personali, famigliari, professionali, sociali e politici uno stile di vita caratterizzato dalla nonviolenza, dalla tolleranza, dalla comprensione delle ragioni altrui, dal rifiuto della prevaricazione e della ricerca ossessionante di posizioni di privilegio e di comando. Non esiste una violenza positiva, che fa bene e che può essere accettata perché lo decido io: da persone e ambienti corrotti dalla violenza non nascerà mai una autentica e duratura alternativa. Ed è proprio la costruzione di una alternativa a questo mondo così carico di conflitti che occorre contrapporre una modalità di vita, personale e di gruppo, di ben altra cifra.
Mesagne, 02 luglio 2025
Giancarlo Canuto

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