Il Tribunale di Brindisi ha condannato l’ex Banco di Napoli a restituire oltre un milione di euro al Comune di Mesagne per costi occulti applicati nei contratti derivati sottoscritti nel 2004. Con la sentenza del 17 aprile 2025, il giudice Roberta Marra ha riconosciuto la mancanza di trasparenza e l’uso di strumenti speculativi inadatti a un ente pubblico.
La causa, avviata nel 2015, si è conclusa dopo dieci anni con una decisione favorevole al Comune, sostenuta anche da una consulenza tecnica ritenuta determinante. Nonostante l’appello già presentato, la banca ha dovuto depositare oltre 2,3 milioni di euro per evitare il pignoramento.
Sulla vicenda è intervenuto l’allora assessore al bilancio della giunta Scoditti, il professor Giancarlo Canuto, che ha ricordato come Mesagne si trovò coinvolta, insieme a molti altri enti locali italiani, nella stagione delle speculazioni finanziarie promosse da broker privi di scrupoli. “Accettammo il rischio di intraprendere un’azione legale contro il Banco di Napoli – ha spiegato – perché era chiaro che risorse del Comune erano state sottratte. Ci sono voluti quasi quindici anni, ma il primo grado ci ha dato ragione”.
La sentenza si inserisce in un contesto giurisprudenziale sempre più attento ai rapporti tra istituti di credito ed enti locali. Rappresenta, per la comunità di Mesagne, non solo il recupero di fondi pubblici, ma anche un segnale forte di legalità e trasparenza nella gestione delle risorse collettive.