Arriva Safiria, il secondo brano inedito estratto da Breathe, il nuovo album del compositore David Seta. Un titolo evocativo, scelto con cura, che porta con sè una forte risonanza simbolica e apre le porte a un universo di sensazioni intime e luminose. Deriva dall’ebraico “sappir”, che significa “la cosa più bella”. È un omaggio alla bellezza nella sua forma più fragile, silenziosa e autentica: quella che abita interiormente ciascuno di noi.
“Safiria” è un brano per pianoforte solo, essenziale nella forma ma potentissimo nella sua tensione emotiva. Qui non c’è alcuna sovrastruttura, nessuna voce a guidare: solo il suono nudo, il respiro delle note, e una delicatezza che sembra sospendere il tempo. La composizione si sviluppa come una meditazione lenta, quasi un movimento di autoascolto.
David Seta racconta — attraverso la musica — la difficoltà di preservare la bellezza, non come concetto estetico, ma come metafora del nostro equilibrio più profondo: la purezza dello sguardo, la gentilezza verso sé stessi, la capacità di non consumarsi nelle frenesie e nelle ferite del quotidiano.
Il brano riflette una tensione: la bellezza esiste, ma è esposta, vulnerabile. Safiria non la descrive, la custodisce. Ogni nota sembra dire: il mondo prova a scalfire ciò che abbiamo di più prezioso, spetta a noi proteggerlo. Con questo nuovo estratto, Seta conferma la direzione poetica di Breathe: un album che non vuole solo essere ascoltato, ma respirato, interiorizzato, vissuto. Safiria si presenta come una pausa luminosa, un invito a rallentare, ad abitare lo spazio che spesso dimentichiamo: quello che c’è tra un pensiero e il successivo.
Uscirà il 22 Novembre e promette di toccare corde intime e sottili. Un brano per chi ha bisogno di ricordarsi che la bellezza non va cercata lontano: va custodita dentro.
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