Sabato 12 dicembre p.v. alle ore 10.00, nell’Auditorium del Liceo Scientifico di Mesagne, si parlerà di “Procreazione Medica Assistita”. La tematica è affrontata nella legge 40/2004, che, a poco più di un anno dalla sua entrata in vigore, il 12 giugno 2005, è stata oggetto di referendum, per la sua (parziale) abrogazione, ma non raggiunse alcun risultato.E’ seguita al predetto referendum tutta una serie di pronunce della Corte Costituzionale che di fatto hanno parzialmente modificato la predetta legge.
Per quanto riguarda le finalità, l’angolo di visuale primario è quello del diritto alla vita del figlio concepito mediante le nuove tecniche. Non bisogna sottovalutare, infatti, quanto dispone il 1° comma dell’art. 1 secondo cui “la legge assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”. Il diritto alla vita del concepito, è certamente il principale elemento della vicenda procreativa, la cui esistenza è l’obiettivo essenziale delle nuove tecniche. Queste ultime, in vario modo, costituiscono un rischio grave per la sua vita. Proprio per arginare tali rischi la legge inizia riconoscendo il concepito come un soggetto che, al pari dei già nati, è titolare di diritti, il cui rispetto incide sulle “condizioni” e “modalità” fissate nella legge.
Se nell’attuazione della L. 40/04 vogliamo raggiungere un adeguato bilanciamento tra l’obiettivo di superare la sterilità e l’infertilità da un lato e il rispetto della vita umana dall’altro, occorre assolutamente valorizzare il principio dell’art. 1 che qualifica soggetto titolare di diritti il concepito, al pari degli altri soggetti coinvolti nella vicenda procreativa. È giunto il momento di un serio approfondimento di questo principio, al quale non può essere estranea la relazione annuale del Ministro della salute. Non si tratta di questione secondaria né settoriale. Essa è centrale in una società che voglia ispirarsi al rispetto dei diritti dell’uomo e che perciò deve necessariamente interrogarsi sulla identità del soggetto che ne è titolare. Gran merito della L. 40/04 è aver dato una risposta nel suo art. 1. Esso deve essere valorizzato in conformità, del resto, con i ripetuti pareri del Comitato Nazionale di Bioetica, che proprio in materie attinenti alla PMA ed alle sue conseguenze applicative ha confermato la conclusione del suo parere del 22.giugno 1996 su “Identità e statuto dell’embrione umano”, che è opportuno qui riportare per chiudere il ragionamento nello stesso punto n cui è cominciato: “Il Comitato è pervenuto unanimemente. a riconoscere il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e di tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone”. Tale conclusione è stata ripetutamente confermata: è particolarmente significativo il parere emanato l’11 aprile 2003 dal CNB riguardo alle ricerche utilizzanti embrioni umani “Gli embrioni umani sono vite umane a pieno titolo ed esiste quindi il dovere morale di sempre rispettarli e di sempre proteggerli nel loro diritto alla vita indipendentemente dalle modalità con cui siano stati procreati e indipendentemente dal fatto che alcuni di essi possano essere qualificati – con una espressione discutibile, perché priva di valenza ontologica – soprannumerari”.
Relatori:
Dott. Giuseppe Colucci: Presidente Comitato Etico della ASL BR/TA “Bioetica e P.M.A.”.
Dott. Renato Poddi: già Primario di Ginecologia ed Ostetricia “Ginecologo e P.M.A.”
Avv. Aldo Vangi: Docente dell’I.I.S.S. “E.Ferdinando” di Mesagne “Aspetti legali e giurisprudenziali della P.M.A.”
Interverranno: On. Dott. Antonio Matarrelli ed il Sindaco del Comune di Mesagne Dott. Pompeo Molfetta.