Trascorrere un mese su un’isola sperduta nell’Adriatico, fuori dai tracciati turistici, difficile da raggiungere, dominata da un faro posto a 100 mt di altezza, su uno sperone di roccia scosceso, il ciclope appunto che col suo unico occhio veglia nella notte. Senza smartphone, Ipad, mail e whatsapp, e con unici compagni i 2 faristi, esemplari di una specie in via di estinzione, tutto lascerebbe pensare ad un soggiorno noioso e monotono. E’ invece tutto il contrario il vissuto di questa singolare esperienza che ricorda quasi il vecchio sceneggiato degli anni’ 60 “Il guardiano del faro” che teneva incollati alla televisione milioni di ragazzi, eccome se c’era vita su quel faro sperduto. E ce n’è anche attorno al ciclope soprattutto se il nuovo ospite dell’isola ha lo spirito di Paolo Rumiz, lo scrittore triestino viaggiatore inquieto e viandante perenne. Ma dove si trova quest’isola? L’autore cela volutamente nel libro il suo nome perché in fondo è un viaggio dell’anima, anche se dissemina molte tracce e lascia al lettore il compito di scoprirla, l’enigma è ormai scoperto da tempo, l’isola misteriosa è croata, ma è più vicina all’Italia, addirittura è stata in passato parte della provincia di Foggia, è l’isola di Pelagosa, (in croato Palagruza) che forma un piccolo arcipelago nel mar Adriatico tra le isole Tremiti e l’isola dalmata di Lagosta. L’ultimo viaggio di Rumiz è terminato in Puglia pochi mesi orsono a Brindisi, con la felice iniziativa “Alla ricerca dell’Appia perduta”, un viaggio dedicato all’antica strada consolare romana che tanto interesse ha suscitato. In questa occasione invece, il soggiorno sull’isola, da cui è scaturito il libro “Il Ciclope” – Feltrinelli editore, che verrà presentato a Mesagne venerdì 15 aprile, rappresenta un viaggio immobile, ma non meno stimolante di quelli lunghi e durevoli. Le cose da fare in una giornata al faro sono tante, resistere al senso di vulnerabilità, sviluppare la capacità di osservare e pensare. La perlustrazione di spazi minuscoli di terreno può far scoprire sorprese come il finocchietto, le gemme di cappero o la sepoltura di un antico eroe greco, la collaborazione con i faristi sempre in costante attività, rende partecipe e variegata la vita isolana, dal controllo del generatore all’aggiustamento dei serramenti scardinati dalla tramontana, dal controllo della stazione meteo alla pesca con risalita del pescato tramite teleferica. Può accadere che di sera bussino alla porta del faro due estranei che parlano in inglese e chiedono se sei del posto e cercano una chiave tredici perché hanno problemi all’ancora, e la trovino pure e vadano via felici dopo aver bevuto un bicchiere di Malvasia. Per non parlare dell’attività principale, quella di vestali della sacra luce, quella modesta lampadina da dodici watt che grazie alla fantastica magia di prismi, riflessi e rifrazioni, si potenzia a un punto tale da illuminare il mare avanti a sé per decine di miglia. Ma soprattutto è un viaggio dell’anima, una navigazione interiore non meno tempestosa di una natura che manifesta su quei territori emersi tutta la sua articolata grandiosità. “Le cerchi per scappare dal mondo le piccole isole, e il meteo ti sbatte al centro di un universo senza pace”. Un luogo dove si può riscoprire il senso di una vita più autentica e frugale, più rispettosa del concetto del limite, un posto dove ritrovare se stessi dopo aver attraversato visioni, ricordi, fantasie, emozioni. Sono dense di letteratura, di storia e di poesia le pagine scritte da Paolo Rumiz, e di mistero. Può anche accadere che il faro, scosso dal muggito straziante del vento, pianga con un lamento che viene dalle più segrete giunture, sembra di essere a un passo dall’aldilà, ma l’esperienza vissuta ti premia con la scoperta della solitudine, del vivere con poco, della confidenza con il cielo, con la propria interiorità e l’inquietante meraviglia del mondo.
Il libro sarà presentato da Domenico Pinto, della Libreria Lettera 22, venerdì alle 18,30, presso l’Associazione “Giuseppe Di Vittorio” in via Castello 20 a Mesagne.
Giovanni Galeone