Le otto persone arrestate residenti in Campania avevano creato una vera e propria holding delle truffe avente quale obiettivo raggirare le persone anziane vittime maggiormente esposte e indifese. In totale hanno portato a compimento più di 300 truffe localizzate tra il centro e il sud Italia, con le quali hanno depredato di oltre 400.000€ le parti offese. Dall’attività d’indagine è emerso che i sodali si erano organizzati e strutturati in maniera piramidale con un capo al vertice e diversi bracci operativi con compiti ben delineati sia di natura operativa sia di natura logistica. Infatti c’era chi si occupava di reperire schede telefoniche con cui chiamare le vittime o le autovetture per gli spostamenti di coloro i quali erano deputati a riscuotere il denaro dalle parti offese. Il metodo praticato per imbrogliare consisteva nel qualificarsi come maresciallo dei Carabinieri o avvocato, facendosi così consegnare denaro contante e oggetti preziosi dagli anziani, nei quali hanno ingenerato il timore di gravi conseguenze giudiziarie in danno di parenti stretti e l’errato convincimento che questi fossero trattenuti in stato di arresto presso una caserma dei Carabinieri, a seguito di incidente stradale da loro stessi causato. Questa è stata la tecnica utilizzata da uno degli arrestati il 3 settembre scorso nei confronti della signora 78enne di Fasano, alla quale uno dei prevenuti, presentatosi come avvocato, ha riferito chiamandola sul telefono fisso, che il figlio era in stato di arresto nella Stazione Carabinieri di Fasano perché aveva causato un tamponamento. Contestualmente lo pseudo avvocato le ha rappresentato che vi erano delle spese da sostenere per la tutela del congiunto, senza quantificare la somma, terminando così la telefonata. La signora, non perdendosi d’animo, ha contattato immediatamente il figlio sul cellulare, sincerandosi che si trovasse sul luogo di lavoro e che non era stato coinvolto in nessun sinistro stradale e tantomeno che si trovasse presso una caserma dell’Arma. La donna ha ricevuto poco dopo, un’altra telefonata in cui l’interlocutore, riconosciuto dalla tonalità della voce per quello di prima, stavolta si è qualificato quale maresciallo dei Carabinieri, dicendo che il figlio si trovava in caserma in arresto. La signora, comprendendo immediatamente che si trattava di un raggiro, ha comunicato al sedicente maresciallo che il figlio stava bene, chiudendo subito la telefonata, scampando così dall’imbroglio, per poi informare i Carabinieri per il tramite del numero di pronto intervento “112”.
Ecco perché riveste fondamentale importanza la campagna di sensibilizzazione svolta dall’Arma dei Carabinieri nel territorio provinciale, in relazione alle truffe commesse in danno degli anziani e delle fasce più deboli della popolazione. Le iniziative di contatto con gli anziani da parte dei Reparti del Comando Provinciale di Brindisi si incentrano nei diversi luoghi di aggregazione: parrocchie, uffici pubblici, uffici postali, centri per anziani, esercizi commerciali, circoli vari. Il reato di “truffa”, nelle varie forme in cui si manifesta, è un concreto pericolo che desta grande allarme sociale soprattutto in questo particolare momento storico connotato da sfavorevole congiuntura economica. Infatti, la scelta dell’Arma di operare nei luoghi più diversi aventi quale comune denominatore la presenza degli anziani è stato l’obiettivo perseguito. Tale “comunicazione di prossimità” operata dagli uomini e donne dell’Arma nei luoghi e strutture ove l’anziano è naturalmente presente, lo ha reso maggiormente predisposto a recepire quei piccoli suggerimenti, da attuare nel vissuto quotidiano, che si rivelano fondamentali per difendersi dal truffatore di turno. Il messaggio è quello di diffidare sempre e comunque da chi si presenta quale sedicente appartenente alle forze di polizia e nella circostanza non veste l’uniforme, o quale impiegato dell’INPS o di altri enti pubblici, o dipendente di aziende erogatrici di gas, acqua o luce, che magari con modi gentili e a volte accompagnato da una donna suona alla porta chiedendo di entrare in casa con nascoste finalità delittuose. Infatti, gli enti pubblici non inviano propri incaricati a domicilio e se lo fanno, lo preannunciano con comunicazione scritta. Per tale motivo non bisogna mai abbassare la guardia e dubitare di sedicenti amici di parenti, o amici dei figli, persone non conosciute che hanno un solo obiettivo quando bussano all’uscio: carpire la fiducia per truffare o commettere altri reati quali il furto. Da prendere quale esempio è il comportamento di questa signora di Fasano che si è subito sincerata se il figlio fosse stato effettivamente coinvolto in un sinistro stradale, o del pensionato di Villa Castelli, che non cadde nel tranello, nel mese di febbraio dell’anno scorso, quando, ricevuta l’inaspettata visita di due giovani donne, che appena gli viene aperto l’uscio si introducono nell’appartamento, e una delle due gli si denuda davanti, offrendogli prestazioni sessuali dietro modesto compenso. L’anziano stupefatto non si fa irretire, declina l’offerta nonostante le ripetute insistenze della donna, che unitamente alla complice, che nel frattempo si aggirava nell’appartamento, viene invitata con determinazione ad uscire fuori. Era lo stratagemma utilizzato dalle due che avevano in animo di depredare l’abitazione del pensionato che in quella circostanza non ci sono riuscite. Le stesse donne le ritroviamo, dopo qualche settimana, in San Michele Salentino, dove nella casa di un pensionato 70enne, una delle due inizia a denudarsi e prospetta all’uomo un rapporto sessuale, accompagnandolo in bagno. Il rapporto non si consuma poiché, dopo poco, la donna si riveste, guadagnando l’uscita dell’appartamento e, unitamente alla complice, si dilegua. L’uomo il giorno seguente si accorge che dal cassetto dove custodiva il denaro gli era sparita la somma di 2.000 €, sottratta dalla complice mentre era “intrattenuto” in bagno. La vittima ha trovato comunque il coraggio di denunciare la vicenda ai Carabinieri di San Michele Salentino che, dopo qualche giorno, sono giunti all’identificazione delle due donne, nomadi di origine romena, successivamente identificate ed arrestate.
Esiste un modo semplice per non cadere nelle trappole, non aprire la porta a chi non si conosce direttamente. Diffidare sempre e comunque di tutto e tutti poiché l’insidia è in agguato, dalla venditrice ambulante di calzini alla comunicazione della falsa vincita di un concorso (per riscuotere il relativo premio occorre sempre un versamento in denaro), al trucco del falso maresciallo dei Carabinieri.