E’ uscito dal carcere l’ex vicequestore vicario Pietro Antonacci: era dirigente della Squadra Mobile quando, durante l’inseguimento di uno scafo blu nelle acque di Brindisi, fece fuoco dall’elicottero della Polizia con una Beretta Pm 12, e uccise il contrabbandiere brindisino Vito Ferrarese. Quella notte tra il 14 e il 15 giugno del 1995, costò all’ex vicequestore Antonacci la condanna definitiva a 15 anni e 6 mesi dalla Corte di Cassazione il 27 febbraio 2015, dopo la conferma della sentenza del 23 gennaio 2013 della Corte d’Assise d’Appello di Taranto.
Ma gli avvocati Carmelo Molfetta e Silvio Molfetta, continuando la battaglia in difesa del loro assistito, dal decreto di grazia concesso dal Presidente della Repubblica il 9 febbraio 2018 che abbuonò all’ex vicequestore Antonacci 5 anni e 10 mesi sulla pena complessiva, sono riusciti a ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali.
Così, dopo aver scontato quattro anni e due mesi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, oggi l’ex vicequestore Antonacci continuerà a pagare il suo debito con la giustizia italiana lavorando all’Isbem fino al termine dell’espiazione della pena che, stando alla contabilità, dovrebbe terminare il 21 aprile 2021.
Esulta chi, del popolo mesagnese, aveva creato nel 1995 un certo movimento di opinione a sostegno della non colpevolezza dell’ex vicequestore Antonacci, nonostante le indagini dimostrarono che quando lo scafo venne rimorchiato nel porto di Brindisi, un poliziotto salì a bordo per nascondere una mitraglietta, nel tentativo di poter accusare i contrabbandieri di aver iniziato un conflitto a fuoco. Ma Vito Ferrarese, e chi con lui era a bordo dello scafo, non era armato. Fabiana Agnello