Home Politica Regione Puglia complice dell’Apartheid palestinese – di Gino Stasi

Regione Puglia complice dell’Apartheid palestinese – di Gino Stasi

da Cosimo Saracino
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(Lettera aperta al governatore Michele Emiliano)

 Signor Presidente,

le scriviamo in merito al suo recente viaggio in Israele elencandole, per cominciare, una serie di tristi eventi verificatisi in quei luoghi negli stessi giorni in cui Lei ha voluto farvi visita.

Il neoministro israeliano dell’Educazione, Rafi Peretz, ha affermato che i matrimoni tra ebrei e non ebrei sono un “secondo Olocausto”; nel cranio di un bambino palestinese di 10 anni sono stati rinvenuti frammenti di proiettili sparati da soldati israeliani, mentre un altro di 7 anni, meno fortunato, è morto investito da un colono nei pressi di Hebron; un 31enne di Betlemme è deceduto in seguito alle torture subite in carcere dove era rinchiuso in isolamento; 40 palestinesi sono stati feriti dalle forze armate israeliane durante una manifestazione contro l’occupazione a Kafr Qaddum; un centinaio di coloni israeliani scortati dalla polizia ha invaso la spianata delle moschee, luogo sacro per la comunità musulmana, e la marina israeliana ha sequestrato due pescherecci al largo delle coste di Gaza, territorio sottoposto da 12 anni a un blocco navale, terrestre e aereo illegale che ne strozza la popolazione di quasi 2 milioni di persone, rinchiusa nella più grande prigione a cielo aperto della Terra.

Qualche giorno dopo il suo rientro, le forze d’occupazione israeliane hanno distrutto terreni e pozzi d’acqua nei dintorni di Hebron, mentre a Gerusalemme est – notizia troppo eclatante da essere soppressa dai tg – hanno demolito 14 complessi abitativi in prossimità del “Muro di Separazione”: una struttura dichiarata illegale dalla Corte Internazionale di Giustizia, che nel 2004 ne ha inutilmente chiesto la rimozione, e che sprofonda per 750 chilometri in territorio palestinese, isolandone villaggi ed espropriandone terreni. Gli abbattimenti hanno lasciato senzatetto 70 famiglie, per un totale di 350 palestinesi.

Questi soprusi, prepotenze, ingiustizie, abusi e violenze, signor Presidente, in Palestina si consumano quotidianamente, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, da oltre mezzo secolo. E in questi 50 anni sono stati soggetti al monito di accademici, letterati, rappresentanti religiosi, premi Nobel e organizzazioni per i diritti umani, a risoluzioni di condanna da parte di organismi internazionali governativi e non, al biasimo di capi di stato e dell’Alta Rappresentanza per la Politica Estera dell’Unione Europea.

Non è servito a nulla!

Per decenni, la resistenza palestinese all’occupazione israeliana ha trovato un fondamentale appoggio nella galassia di partiti, movimenti politici, collettivi universitari, associazioni e sigle sindacali di ispirazione comunista e socialista sparse per il mondo, Italia inclusa. I gemellaggi con le cittadine sotto assedio, le conferenze con esponenti della resistenza e le raccolte fondi per le centinaia di migliaia di rifugiati dei campi profughi, non si contano.

Dopodiché, quelle idee di solidarietà, uguaglianza e giustizia sociale sono state sepolte da un altro Muro che, ingombrante quanto vogliamo, aveva saputo contenere la devastante avanzata del pensiero unico per il quale nulla conta se non il profitto.

Allo stesso tempo, quello che era il comunismo è via via scemato in estrema sinistra, poi in sinistra, in centrosinistra, fino a qualcosa che fa compagnia alla destra… e i partiti feticci che oggi ne rivendicano l’eredità ideologica, incluso il Suo, la Palestina o l’hanno scaricata del tutto o sono passati addirittura sul fronte opposto, quello dei forti, dei potenti, quello ossimorico dei “Sinistra per Israele”.

Col viaggio che avete appena concluso, Lei e il suo entourage la vostra posizione l’avete chiarita confermando un servile beneplacito all’operato di uno Stato in cui non sono solo i governi ad acquistare, mandato dopo mandato, una fisionomia fascista sempre più marcata – le dichiarazioni sul trattamento da riservare ai nativi parlano da sole – ma è la stessa popolazione israeliana, nutrita con principi religiosi, nazionalistici e di superiorità razziale ad aver assunto, dall’istituzione di Israele in avanti, un’identità di “ultradestra”.

Correva l’anno 1948 e da allora gli oppressori sono diventati sempre più carnefici e gli oppressi sempre più vittime. Voi, vi siete schierati con i primi.

Ora, in virtù delle interminabili ingiustizie che vivono quotidianamente gli abitanti di quella terra, “addolorata” più che “santa”, per mano di una comunità di fanatici con un potere finanziario e militare illimitato, ci chiediamo cosa possa giustificare la scelta delle istituzioni regionali da Lei rappresentate e che si esprimono a nome di 4 milioni di pugliesi – inclusi i sottoscritti – a legittimare di fatto l’avanzata dell’occupazione, la violazione del diritto internazionale, l’umiliazione del ruolo dell’ONU espressasi inutilmente con centinaia di risoluzioni, le pratiche di repressione attuate contro chiunque manifesti dissenso e, in generale, il perpetuarsi della più lunga ingiustizia che la storia contemporanea conosca, intrecciando rapporti sempre più stretti con le autorità israeliane. E in ambiti tanto infelici, poi: gestione delle acque e dei rifiuti.

Ma come, ormai lo sanno pure le pietre che la tecnologia israeliana che Lei da sindaco di Bari ebbe modo di saggiare nel 2014, autorizzando l’installazione della nota “valvola Valeria” nella rete idrica cittadina, è la stessa che ha permesso a Israele di deviare tutti i corsi d’acqua, di superficie e di falda, verso le sue colonie assetando centinaia di villaggi palestinesi in Cisgiordania, compromettendone l’agricoltura e l’allevamento bestiame.

E dei reflui, ne vogliamo parlare? Se Lei fosse un abitante del villaggio di Umm al-Kheir se li vedrebbe scorrere sotto agli occhi dall’impianto fognario della sovrastante colonia di Karmel, dritti nelle sue coltivazioni.

Le chiediamo, quindi e inoltre, con una certa inquietudine come possa un uomo delle istituzioni nato nella magistratura, elemento cardine di quel potere giudiziario al servizio, si suppone, della legge, del diritto e della giustizia, trascurare tanto ignobilmente la tragedia del popolo palestinese e l’immensa mole di crimini a carico di Israele, che lo hanno di fatto estromesso dalla legalità internazionale, proponendo alle istituzioni sioniste la partecipazione a settori ormai strategici della nostra economia, come il comparto aerospaziale, senza nemmeno porre delle precondizioni coercitive di qualunque genere che obblighino Israele a rientrare nei parametri della legge; in particolar modo, a rispettare il “diritto dei profughi cacciati via nel 1948 a far ritorno alle proprie abitazioni” e il “ritiro unilaterale” delle forze israeliane da quel poco di territorio rimasto nella disponibilità dei palestinesi sul quale sarebbe dovuto sorgere il tanto agognato Stato di Palestina e che, al contrario, le stesse occupano dal 1967 appestandolo di colonie.

Nulla di ciò è stato da Lei avanzato durante il suo viaggio, anzi. A fronte di movimenti di società civile sempre più numerosi e di figure autorevoli del panorama culturale internazionale, ebraico incluso, che spingono per un Boicottaggio politico, accademico e culturale, per la cancellazione di ogni investimento da e verso Tel Aviv e per l’applicazione di sanzioni economiche contro lo stato sionista, ovvero verso le stesse pratiche non violente che a inizi anni ’90 portarono alla disfatta del regime razzista di Pretoria e alla liberazione di milioni di sudafricani dall’Apartheid, la Puglia, controtendenza, si è guadagnata l’infame primato di fiancheggiatrice provvidenziale d’Israele, diventandone il principale partner italiano.

Pertanto, da cittadini pugliesi, vogliamo e abbiamo il diritto di sapere come e perché ciò sia accaduto. Risponda a queste domande, signor Presidente, e lo faccia immaginando d’avere di fronte non solo noi, ma anche il milione e mezzo di palestinesi cittadini di serie C di Israele, i 3 milioni sotto occupazione in Cisgiordania, i 2 milioni rinchiusi nella Striscia di Gaza e gli oltre 5 milioni che dal 1948 vivono nei campi profughi e che, chiavi in pugno, ancora sognano di tornare a casa.

27.07.2019

 

 

Sindacati di base COBAS – Puglia

Comitato Provinciale di Solidarietà col Popolo Palestinese – Brindisi

stasi.gino@gmail.com

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