Il Teatro Kopó presenta Letizia va alla guerra. La sposa, la suora e la puttana di Agnese Fallongo, con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, per la regia di Adriano Evangelisti, in scena il 12 e il 13 ottobre, sabato alle 21 e domenica alle ore 18.
Lo spettacolo ci porterà al cuore dei due conflitti mondiali che segnarono, in maniera indelebile, il XX secolo. Grazie all’eccezionale lavoro di ricerca storica dell’autrice, ripercorreremo eventi più o meni noti, raccontati dalla storiografia ufficiale soltanto dal punto di vista dei potenti, dei vincitori e dei vinti, degli uomini caduti in combattimento. Con Letizia va alla guerra potremo finalmente ascoltare voci ‘diverse’ che la narrazione degli eventi bellici esclude, quasi come se, in guerra, le donne cessassero di esistere. Le protagoniste sono tre e si chiamano tutte Letizia. Il nome è lo stesso, i percorsi sono diversi, anche se si assomigliano e si intrecciano. Si tratta infatti di donne investite, loro malgrado, dal meccanismo micidiale della guerra.
La prima è una giovane sposa, partita dalla Sicilia per il fronte carnico, in Friuli, come “portatrice di gerle”, che vuole ritrovare suo marito, Michele, chiamato alle armi il giorno stesso delle nozze. La seconda è un’orfanella cresciuta a Littoria (Latina) dalle suore. I suoi 21 anni coincideranno con l’entrata in guerra dell’Italia nell’ultimo conflitto mondiale al fianco della Germania. Sarà la richiesta di incremento di personale femminile per il contesto bellico a condurla a Roma. Infine Suor Letizia, un’anziana sorella dalle origini venete e dai modi bruschi che, presi i voti in tarda età vinta dal senso di colpa per un errore di gioventù, si rivelerà essere, suo malgrado, il sorprendente trait d’union dei destini di queste donne. Tre storie di vita, narrate rispettivamente in dialetto siciliano, romano e veneto, che si susseguono come tre capitoli di un unico racconto. Questo spettacolo racconta con delicatezza uno spaccato drammatico della storia d’Italia, alternando momenti di pura comicità ad attimi di commozione, in un susseguirsi di situazioni dal ritmo incalzante in cui spesso una lacrima lascia il posto al sorriso. Con l’ausilio di musiche e canzoni popolari eseguite dal vivo, prende vita un brillante, triplo “soliloquio dialogato”, che, pur nel suo retrogusto amaro, saprà accompagnare lo spettatore in un viaggio ironico e scanzonato.