Per la terza giornata di campionato, l’Appia Project fa visita al Casarano, formazione ancora ferma a zero punti ma molto agguerrita e difficile da affrontare soprattutto tra le mura amiche.
Mr. Rampino si affida alla formazione tipo ad eccezione dell’infortunata Zurlo, primo libero, sostituita da Demilito. Per il resto Abbracciavento al palleggio, Valente e Cristofaro laterali, Iacca e Mazzotta centrali e Fiorini opposta.
Fin dai primi punti risulta evidente la differenza tecnica tra le formazioni in campo. Così, dopo le primissime fasi di studio, il Mesagne piazza l’accelerata vincente grazie a Cristofaro e Valente (rispettivamente 6 e 5 punti solo nel primo parziale) fino al 15-25 finale.
Il secondo set segue il copione del primo. Le ragazze di coach Rampino commettono pochissimi errori, impedendo alle leccesi ogni possibile reazione. In grande spolvero Iacca, che chiude il parziale con 9 punti totali all’attivo (16-25).
Nel terzo set il Mesagne inizia in maniera più lenta, consentendo al Casarano di tirare fuori le unghie per una reazione che appariva poco probabile alla luce dei primi due giochi. Si prosegue sul filo dell’equilibrio fino agli ultimi punti, quando la maggiore esperienza mesagnese permette l’allungo finale sul 22-25.
Una partita a senso unico per due terzi del match, in bilico solo nel terzo set grazie alla combattività del Casarano, ma mai realmente in discussione. Ottima prova di squadra, i cui meccanismi sembrano essere sempre più oliati, che ha cercato fin da subito di imprimere il proprio ritmo all’incontro. Oltre alle già citate Cristofaro, Valente e Iacca, da segnalare Demilito e Mazzotta alla distanza. Ottima anche la rotazione del roster da parte di coach Rampino, che nel secondo set lancia Rosato (2001) in regia e Lapenna (2000) in banda, e nel terzo set concede buona parte del parziale a Forleo (1999).
Appia Project Mesagne Volley: Abbracciavento, Fiorini 7, Cristofaro 17, Valente 9, Iacca 11, Mazzotta 8, Lapenna 1, Forleo 1, Rosato, Mollo, Demilito L1, Destino L2.
Comunicato stampa di Mauro Poci