Home Politica SPRAR, replica spiritosa a Civico 26: attenzione alla disinformazione

SPRAR, replica spiritosa a Civico 26: attenzione alla disinformazione

da Cosimo Saracino
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Dear Direttore Saracino,

ho molta «steema», come amate dire voi italians, della sua testata: perchè non persegue ad ogni costo la notizia scandalistica, come il nostro “The sun”, ma cerca di raccontare attraverso «good news» la bella città in cui sono arrivata a passare gli ultimi anni della vecchiezza.

Così mi era parsa una bella notizia quella dell’avvio del progetto SPRAR, un modo così tanto civile di accogliere ed integrare «poor souls», povere anime in fuga dalle guerre. E’ difficile negare, of course, che il vostro «little angry mayor», piccolo sindaco sempre incavolato, non abbia combinato – come dite voi? – più di qualche casino (qui «trouble» va meglio di «whorehouse», per evitare equivoci). Ma mi pareva di aver capito che si trattava di pasticci all’italiana, roba di scartoffie, peccati di burocrazia, qualcosa più di una negligenza e certamente molto meno di un reato, come invece potevano lasciar intendere le sopracciglia indignate dei giovanotti dell’opposizione (a proposito: how nice quello piccolino ma tutto pepe, Calabrese come la nduja…).

A me, che vengo da Oltremanica, andava a genio che un’amministrazione comunale insediasse una struttura per promuovere l’integrazione di rifugiati politici in una cittadina dalla lunga e robusta tradizione di accoglienza e solidarietà come Mesagne. Magari si sarebbe dovuta inizialmente promuovere una campagna di informazione e sensibilizzazione della città, spiegare le buone ragioni di tale scelta avanzata, condividerle con i quartieri interessati. E ciò solo perchè «it’s time of fear», è il momento della paura, più spesso instillata da cattivi governanti che coltivata in proprio da cittadini gretti. Questo non si è fatto ma ciò non vuol dire che non si faccia ancora in tempo a recuperare.

A questo punto, però, letta la nota del Movimento “Civico 26”, (the only, come direste voi mesagnesi spiritosi, con un numero civico ma senza neppure via di casa), la campagna di informazione servirebbe più ai politici che si fregiano di rappresentare la comunità. E lo dico certamente accompagnata dal mio innato umorismo inglese, ma con un pizzico di amarezza.

Ho la felice ventura di abitare a poche decine di metri dallo stabile in cui una ventina di giovani (anche giovanissimi!) rifugiati politici sono stati accolti. Li vedo trascorrere le giornate con una autodisciplina invidiabile, educati (ma quasi timorosi), garbati, puliti, ordinati, laboriosi per quanto possano esserlo ragazzi al momento disoccupati. Costoro sono seguiti da un gruppo di operatori con pignoleria, in modo che possano, for example, imparare l’italiano, primo passo per una autentica integrazione. Nella zona sono stati da subito benvoluti, anche se più di qualcuno, prima del loro arrivo, paventava la presenza dell’uomo nero: e non sono neppure tutti black! Quando questi boys si recano al supermercato non vi sostano all’ingresso, per chiedere l’elemosina: fanno – sarà forse difficile da spiegare – la spesa. Tornano a casa, dopo una lunga scarpinata (il supermercato convenzionato con lo SPRAR is so far…), con le sporte piene di riso, patate, cipolle, pane ma mai con panetti di hashish. Sono, anche questo sembrerà strano, pur se colorati diversamente da noi occidentali, più o meno come noi e quindi, come noi, mangiano, bevono, hanno voglia di lavorare, si innamorano e fanno «the shit» (magari troppo speziata per le nostre narici indoeuropee) ma al posto giusto, non sui marciapiedi, intasati invece da cani ariani al guinzaglio di padroni altrettanto puri.

Non so «really» a quali rifugiati piazzati «davanti ai supermercati della città» si riferisca, come illustrato nel comunicato stampa, il duo di fratelli che regge le sorti di “Civico 26”, formazione che ha come segretario politico lo stimatissimo architetto Luigi Resta e come consigliere comunale l’altrettanto stimatissimo avvocato Mauro Resta. I quali, invece di «restare», potrebbero «andare»: a vedere di persona e capire di che si tratta, prima di veicolare informazioni che potrebbero soltanto alimentare cattivi sentimenti.

Please, forgive my british humour.
Gessica Fleccer

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