Severina Rini è una mamma di un giovane costretto in carcere a Taranto che a causa delle disposizioni anti-covid non vede da quattro mesi. “Mio figlio ha sbagliato ed è giusto che paghi – dice con le lacrime agli occhi -, ma non vedo corretto che intorno a noi tutti hanno aperto i battenti e al carcere non si può andare come prima per visitare i parenti”. Severina ci racconta che da giugno solo la cognata, moglie di Giuseppe, ha potuto vedere il figlio attraverso un vetro. “Non potevamo nemmeno portare i pacchi con gli indumenti e altri effetti personali – ci confida-, li abbiamo spediti con un aggravio di costi per la nostra famiglia”. “Sono disperata – riprende con le lacrime -. Voglio vedere mio figlio, altrimenti sono disponibile ad incatenarmi davanti ai cancelli del carcere di Taranto”. Un appello che è comune a tante famiglie. Severina ha coraggio e forza, ma di fronte alla burocrazia tutto sembra impossibile. Adesso vuole far giungere un appello al direttore del Carcere di Taranto affinchè possa trovare il modo per consentire ai parenti dei carcerati di incontrare i loro affetti.
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