Riceviamo e pubblichiamo: Nel mio articolo di ieri (“Oggi le comiche, domani le tragedie”), cercavo di esemplificare lo stato d’assedio che l’associazione SFP stava subendo. Se a qualcuno non è piaciuto o non ha capito la sua forma parodistica non ci posso fare nulla.
L’unico dovere che avevo era quello di chiarire a Don Pietro l’intento del mio scritto, chiarimento che qui riporto integralmente:
“chiar.mo Don Pietro, conosco benissimo il valore e l’estensione della sua missione e, ovviamente, la apprezzo profondamente; quello che sfugge a molti, nei miei interventi, è che a volte uso forzare i termini delle questioni, li estremizzo, per poter chiarirne le conseguenze. Per cui non se ne abbia a male se nella geometria del mio scritto ho “finto” che lei intervenisse solo ora. Perché, in fondo, quel suo intervento sincero, accorato, potrebbe essere strumentalizzato da qualcuno. Come si dice in questi casi: l’ho fatto per una buona azione”.
Don Pietro ha capito, ha compreso, e di questo gliene sono profondamente grato.
“Bisogna approfondire le contraddizioni per giungere alla Verità”, diceva Lenin; ed è significativo che un uomo di chiesa lo abbia capito, mentre i vari politici che si sono strappati le vesti del loro finto moralismo, hanno preso la palla al balzo per asserire che ero contro un uomo probo.
Non chiederò di certo scusa a chi mi ha definito indegno del ruolo istituzionale che ricopro, e ha parlato di voglia di visibilità, proiettando su di me le sue personali inclinazioni.
Indegno solo perché ho raccontato un’altra verità, diversa da quella che vogliono far passare il sindaco ed i suoi corifei?
Se ho sbagliato in qualcosa, e non è detto, ho sbagliato per troppa empatia verso un gruppo di giovani che da settimane subisce un attacco concentrico alla loro libertà. Ma può mai essere troppa l’empatia verso altri esseri umani che soffrono?
Carlo Ferraro