Mancano pochi giorni al suono della campanella che segnerà l’inizio del nuovo anno scolastico. Numerose sono le novità per le scuole del nostro territorio: nuovi dirigenti, progetti da definire e qualche insegnante che arriva. Su questa scia, abbiamo voluto soffermarci su una novità che ci sembra degna di nota: il Liceo Scientifico partirà senza la presenza del Prof. Salvatore Lezzi, insegnante di Religione che ha lavorato nella nostra città dal 1983. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, sa bene quale sia stato il suo attaccamento alla materia e la sensibilità nell’insegnamento. A distanza di qualche mese dalla “nuova condizione di vita” (non accetta la parola pensione), abbiamo deciso di contattarlo per ricordare con lui gli inizi e l’evoluzione della scuola mesagnese in 40 anni di attività.
Da settembre il Liceo di Mesagne si troverà senza un pilastro come il prof. Lezzi. La pensione è arrivata. E adesso? “Grazie per la definizione di pilastro del liceo,… quanto al resto, non sempre la fine di una storia dipende dalla volontà di chi la vive, altri fattori ne sanciscono l’ineluttabilità…l’età è una tra queste. “E adesso?”, sicuramente ci sarà più tempo per la famiglia, l’attività professionale, qualche hobby ma, parafrasando ben altre citazioni, la nuova condizione di vita (“pensione” non mi piace) è solo la continuazione dell’impegno con altri strumenti”.
Professore, qual è stato il percorso professionale che ha seguito negli anni? “Ho iniziato il mio percorso di insegnamento nel settembre del 1983 presso il Liceo Scientifico “Francesco Muscogiuri” di Mesagne, e da allora ho vissuto tutte le sue trasformazioni che lo hanno visto crescere e diventare l’IISS “Epifanio Ferdinando” con le sue articolazioni e i suoi diversi indirizzi nei quali ho insegnato e alla cui costruzione ho collaborato in maniera convinta con l’intento di favorire l’ampliamento dell’offerta formativa per i giovani studenti di Mesagne e dei comuni vicini. L’unificazione tra liceo scientifico e il commerciale, l’istituzione delle scienze applicate presso il liceo scientifico, dell’indirizzo coreutico, l’accorpamento dell’indirizzo tecnologico della sede di San Pancrazio Salentino, i corsi serali presso i due indirizzi tecnici (economico e tecnologico) sono solo alcune tappe di questo percorso.
Ma ciò che ritengo sia più importante è il fatto che attraverso la scuola sono entrato a far parte sempre più intensamente della comunità cittadina mesagnese che, devo dire, mi ha fatto sentire sempre come a casa e alla quale mi sento fortemente di appartenere.
Mi legano a Mesagne le relazioni costruite con intere generazioni di studentesse e di studenti, con tantissime loro famiglie, con colleghe e colleghi, collaboratori scolastici e amministrativi, con tantissime persone delle istituzioni e delle associazioni che ho incontrato e con tante amicizie iniziate anche prima e al di fuori degli ambienti scolastici. Quindi il mio percorso professionale è un tutt’uno con il mio percorso di crescita personale, con la mia dimensione di persona, non riesco a concepirli separatamente”.
Negli anni di lavoro a Mesagne ci sono episodi positivi e negativi che ricorda? “Come dicevo, non ho considerato Mesagne come semplice luogo di lavoro, l’insegnare non è mai stata un’attività fine a sé stessa. La scuola e la realtà circostante sono state sempre connesse per cui i momenti difficili della città avevano sempre un momento di riflessione e di presa di coscienza nella scuola da cui spesso e per fortuna, scaturivano impegni personali ed iniziative comunitarie di riscatto e di rinascita.
Penso ad esempio alle tristi stagioni in cui la criminalità organizzata aveva costituito Mesagne come un fortino percepito ai più come inespugnabile, alle intimidazioni nei confronti di operatori economici e singoli cittadini, alle bombe ai negozi e agli omicidi di persone innocenti che, alcune volte, hanno interessato da vicino familiari di nostri studenti. La scuola è stata sempre presente ed in prima fila nelle manifestazioni pubbliche contro la violenza e nella proposizione di percorsi educativi di cittadinanza attiva. Molte “vocazioni” all’impegno sociale, culturale e politico di tante ragazze e ragazzi, oggi adulti, sono nate in quella palestra di formazione che era la scuola. E poi l’impegno è continuato con l’attenzione alle diverse emergenze, da quella climatica a quella della violenza di genere, con le iniziative a favore della pace e della solidarietà…. Ma anche i piccoli gesti avevano un senso in questa cornice di scuola attenta alle grandi questioni come alle storie di singoli studenti.
Ricordo, tra i tanti, un episodio molto lontano nel tempo. Avevamo notato che un ragazzo che non era di Mesagne, in crisi per la perdita del papà, non stava più frequentando la scuola e la famiglia non lo sapeva. Con il Preside Antonio Sapio ce ne andammo in giro per i bar vicini alla villa comunale fino a che non riuscimmo a trovarlo e dopo pochi discorsi e tante attenzioni, riuscimmo a farlo tornare a frequentare. Ora, molto più discretamente, continuo a “seguirlo” attraverso i reportage da tutte le parti del mondo che pubblica sui social. I ricordi tristi, più che negativi, riguardano gli amici, colleghe e colleghi, alunni e personale scolastico che ho conosciuto e che non ci sono più…”
Ha avuto modo di conoscere diverse generazioni di ragazzi. Come sono cambiati i mesagnesi nel tempo? “Una domanda difficilissima. I miei studenti più “vecchi” sono quelli che si sono maturati nel luglio del 1984; quei diciannovenni (di molti ricordo nomi e volti) oggi hanno 57-58-59 anni…. Molti di loro li ho rivisti da genitori di alunni degli anni successivi…. E mi sembra che esista una continuità di correttezza e di cordialità nei comportamenti, di interesse nei confronti dello studio e di attaccamento e di senso di appartenenza al Liceo Scientifico.
Credo che il succedersi di tante generazioni, pur con le differenze legate ai cambiamenti (i social, le pandemie, le mode….) abbiano in comune il fatto che si tratta di giovani e la gioventù è simile a se stessa nelle cose fondamentali.
Penso anche che chi opera nella scuola, a contatto continuo con adolescenti e giovani, in qualche modo ne senta l’influenza positiva e rimanga giovane. Mi piace pensare di essere molto fortunato in questo senso,… ho avuto il piacere di aver conosciuto migliaia di giovani, mesagnesi e non, e quindi da “diversamente giovane” non mi sento di dire che siamo granché cambiati”.
Il suo impegno per conservare la memoria sulle atrocità delle guerre e della Shoah lo ha fatto distinguere nella nostra città. Continuerà questo lavoro di sensibilizzazione? “Il progetto “Giovani e Memoria” sulla tragedia della Shoah è una delle attività che mi ha impegnato fortemente negli ultimi anni. Ha costituito per centinaia di giovani alunne e alunni un concreto punto di riferimento per capire i fatti e le condizioni, le ideologie e i sistemi politici che hanno determinato lo sterminio di milioni di persone nel secolo scorso. Devo ringraziare i tanti amici-colleghi che hanno con me condiviso la realizzazione del progetto e i dirigenti scolastici (Proff. Micelli, Micia, Guglielmi, Palmisano Romano) che hanno fortemente creduto nella valenza educativo-formativa del percorso da averlo inserito quale elemento fondamentale dell’offerta formativa dell’Istituto.
Attraverso il progetto i nostri ragazzi sono entrati in contatto con autori, saggisti, e testimoni diretti ed indiretti della grande tragedia della Shoah, ma soprattutto hanno avuto modo di costituirsi, anno per anno, come anelli in una ideale catena di memoria che lega le generazioni rinnovandone l’impegno per la pace, la solidarietà, la democrazia e contro l’intolleranza e l’odio, ieri come oggi. Dentro queste sensibilità sono nate tante iniziative: la richiesta di conferire la cittadinanza onoraria di Mesagne alla senatrice Liliana Segre, l’incontro con la presidente nazionale dell’ANPI Carla Nespolo, con il presidente nazionale di Libera, don Luigi Ciotti per citare solo alcune … Questi impegni, come dicevo, non sono a tempo e con l’aiuto dei miei (ex) colleghi, continueranno”.