(di don Pietro De Punzio) – Seguo con non poca apprensione tutte le situazioni rischiose che coinvolgono soprattutto le fasce più deboli.
Siamo di fronte, anche nella nostra Mesagne, ad una crisi di valori e forme nuove e consolidate di fragilità diffuse, l’aumento di forme di dipendenza, tra queste l’uso abituale e l’abuso di bevande alcoliche, di droghe leggere e pesanti, il gioco d’azzardo.
Sono scene di ordinaria normalità quelle di ragazzi – anche appena adolescenti – seduti con bicchieri di superalcolici e bottiglie di birra tra le mani, nei locali, nei luoghi di ritrovo e, non di rado, per strada. Il consumo di alcool tra i ragazzi è un fenomeno diffuso ed estremamente pericoloso, da non sottovalutare.
Se il sistematico e mancato rispetto della legge che vieta la vendita di alcool ai minorenni continua a rappresentare per il nostro Paese un deficit di legalità, sul piano dell’informazione, della formazione e della prevenzione le cose non sembrano andare meglio.
Non si tratta di sostenere espressioni più o meno esplicite di paternalismo, che di solito non piacciono a nessuno ed è raro che producano benefici, né di muoversi prevalentemente sul versante delle regole e dei divieti, ma di educare alla consapevolezza che la promozione di sani modelli di vita e l’educazione all’autocontrollo incidono sulla salute, sulla propria incolumità e su quella degli altri.
Ciò che preoccupa è il calo dell’età dei primi bicchieri e lo spostamento del consumo dall’ambiente familiare e domestico a quello sociale, dei locali, dei bar, dei pub, delle discoteche, dei circoli giovanili, dove per i ragazzi, in gruppo, bere diventa quasi un obbligo.
Chi ha responsabilità di animatore o educatore (famiglie, agenzie educative, istituzioni) ha il dovere di sottrarre l’alcol e ogni forma di dipendenza, dagli interessi dei giovani, canalizzando la loro attenzione e lo stesso coinvolgimento ad attività ugualmente interessanti, ugualmente piacevoli. E chi è deputato al controllo agisca, mentre reti sociali di protezione, educazione e prevenzione fanno la loro parte per garantire risultati efficaci e duraturi.
D.Pietro De Punzio
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3 commenti
Non ci dimentichiamo chi fa scommesse a luci rosse… se no abbiamo tralasciato qualcosa.
Quello dell’alcool tra i giovani è un problema atavico, vecchio come il mondo, la storia ha dimostrato che il proibizionismo non fa altro che aumentare il consumo innescando un meccanismo perverso. Per evitare la diffusione bisogna fare informazione nelle scuole, nei centri giovanili, nelle famiglie. Chiudere bar, o proibire il consumo si rivela come la storia insegna un boomerang.
Per quanto riguarda le scommesse a luci rosse… sottovalutate in questo intervento…
Da non sottovalutare la predisposizione di chi si sgama da solo a guocare con gli smartphone
a imbastire poi false denunce che poi si rivelano flop giudiziari e relative sprse pubbliche che hanno il solo scopo, preventivato, di allontanare e buttare sul prossimo le proprie responsabilità!
È una crisi di valori pure questa.
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