Nella mattinata di oggi – martedì 20 marzo – si è tenuto un incontro fra i rappresentanti del Coordinamento Istituzionale dell’Ambito Territoriale n°4 (presenti i sindaci di Mesagne, S. Pancrazio, Cellino e Sandonaci), le organizzazioni sindacali territoriali ed il direttore generale della ASL Brindisi dr. Giuseppe Pasqualone finalizzato ad individuare soluzioni alle criticità presenti nel sistema delle cure domiciliari integrate (ADI).
Alla relazione introduttiva del sindaco di Mesagne dott. Pompeo Molfetta è seguita una ampia ed articolata discussione da cui è emersa la necessità di mettere a regime un sistema che pare disarticolato, piuttosto che integrato, con ruoli e responsabilità che spesso si confondono o si sovrappongono disorientando gli utenti e destabilizzando i lavoratori delle cooperative di servizio.
Insieme si è condivisa la necessità di organizzare il servizio aderendo, senza strappi, alle linee guida regionali le quali stabiliscono con chiarezza quali debbono essere i livelli di cura cui assegnare i pazienti in ragione della gravità della loro patologia e quali debbono essere i livelli di assistenza domiciliare corrispondenti.
Le parti hanno convenuto che per far questo è necessario procedere celermente ad una rivalutazione in UVM (unità di valutazione) di tutti i pazienti presi in carico. Questo procedimento deve essere trasparente, condiviso fra i delegati di ASL ed Ambito e formalmente ratificato in atti. Non ci possono essere ridefinizioni dei livelli di cura unilaterali e non concordati emessi come una sentenza inemendabile dal sanitario incaricato.
Le cure di III° livello, sia sanitarie che socio-sanitarie, sono a totale carico della ASL che si impegna a non ridurre le prestazioni storicamente fornite a questi pazienti gravi o gravissimi. Sul I-II livello si conviene di potenziare le prestazioni socio-assistenziali con programmi d’intervento e piani finanziari condivisi e ripartite al 50% fra ASL e Comuni.
Relativamente ai problemi occupazionali la ASL, nei limiti imposti dai contratti in essere e solo nel caso di ampliamento dei servizi, si impegna a reclutare il personale storicamente operante in ADI anche al fine di consentire la continuità assistenziale.
Questo breve resoconto della riunione, apparentemente molto tecnico, sancisce una volontà politica chiara ed unanime: quella di garantire il massimo dell’assistenza per quegli utenti che ne hanno realmente diritto, aumentando loro anche le risorse finanziarie destinate; di favorire l’obiettivo della de-ospedalizzazione domiciliare per i pazienti cronici stabilizzati; di migliorare, per quanto possibile, la qualità di vita dei disabili e delle loro famiglie ma nel contempo eliminare quelle sacche di privilegio che pure in questi anni si sono sedimentate.