L’architetto Rino Martucci, mesagnese da oltre 50 anni residente in Francia fratello minore dell’indimenticato don Saverio, ci racconta la sua esperienza nelle ore in cui a Parigi un commando aveva preso in ostaggio i giovani al Bataclan. Una testimonianza amara ma molto sentita. “Io Sono Parigi” conclude, anche noi in queste ore ci sentiamo vicini al popolo francese, siamo preoccupati per come si potrà evolvere questa guerra al terrorismo. Ma questo è il momento per riflettere su ciò che è accaduto e pregare per le vittime degli attentati. Grazie all’architetto Martucci per averci inviato questo intervento, vi consigliamo la lettura e, se lo riterrete opportuno, scrivete un commento.
IO SONO PARIGI
In genere, in un venerdi’ 13, i francesi pensano magari al gioco del lotto o altre occupazioni scaramantiche. Anche se il ricordo di Charlie Hebdo non era del tutto cancellato nel tran tran giornaliero, niente lasciava pensare a quel che è accaduto. Con mia moglie eravamo invitati a cena presso amici che abitano al sesto piano di un immobile sito in boulevard Richard Lenoir angolo boulevard Voltaire, vale a dire a meno di 100 m dal Bataclan, locale che conosco molto bene avendolo frequentato da giovane. Conosco molto bene tutto l’XI arrondissement, quartiere dove ‘sbarcai’ nel lontano 1962 abitando al 9,rue Keller, vicino alla bastiglia. E, in tanti anni, avvenimenti, manifestazioni, scioperi et c…si erano sempre svolte con grande dignità e in modo assolutamente tranquillo, anche durante i disordini delle banliues. Quindi, questo quartiere, molto frequentato dai turisti e giovani di tutte le nazionalità, restava un posto che, il venerdi ed il sabato sera, offriva le possibilità d’incontro e di svago dopo la settimana lavorativa.
Naturalmente la cena è passata in secondo ordine perchè gli avvenimenti si complicavano sempre di più con l’arrivo delle forze speciali. Altre scariche, altri movimenti, arrivo continuo di ambulanze, di giornalisti, reporter, televisioni et c…Di colpo si sono susseguite cinque o sei grosse esplosioni di cui due particolarmente potenti. Si è capito subito allora che il dramma era consumato nella sua crudeltà e nell’orrore. Colpire con armi da guerra giovani persone inermi sembra impensabile. Eppure è stato fatto. Abito Parigi da 53 anni e sono orgogliosamente rimasto cittadino italiano a tutti gli effetti. Ma in queste situazioni anch’io mi sento un po’ francese anche perchè, oltre all’emozione che queste situazioni possono creare, la Francia e PARIGI in particolare, mi hanno dato la possibilità di vivere una grande ed indimenticabile avventura per me stesso e per la mia famiglia. Tanti riconoscimenti e tante emozioni per cui non potro’ mai ringraziare sufficientemente questo paese e questa città, simbolo di libertà, di bellezza, di cultura.
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E io sono orgogliosa di questo mio compaesano. Federica Vozza
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