Forse non si chiamava davvero Axel. Forse non era tedesco, e forse non aveva davvero quarantasette anni. Su queste cose non avremo mai certezze.
Ma una cosa è sicura: Axel, qualunque fosse la sua vera identità, aveva scelto Mesagne. Da anni viveva nella nostra comunità, camminando tra le nostre strade, silenzioso ma presente, come un’ombra gentile che in molti avevano imparato a riconoscere.
Per questo motivo, l’amministrazione comunale ha deciso di farsi carico delle sue esequie e della sua sepoltura. Un gesto semplice ma profondo, che dice: “Axel, anche tu facevi parte di noi.”
Oggi, in una fredda abitazione abbandonata sulla via per Latiano, alla periferia della città, è stato trovato il corpo senza vita del clochard quarantenne. Probabilmente era morto già da qualche giorno. Intorno a lui, cumuli di oggetti e rifiuti: il suo piccolo universo, costruito con pazienza e solitudine.
Axel amava gli animali. Chi lo incontrava lo vedeva quasi sempre in compagnia di uno o più gatti. Uno in particolare, il suo inseparabile compagno di viaggio, lo seguiva ovunque, appollaiato sulla sua spalla. Purtroppo, quel gatto era morto qualche tempo fa, lasciando in Axel un vuoto che molti avevano notato.
Dalla casa abbandonata sulla via per Latiano fino agli scalini all’ingresso dell’ex scuola Marconi, lo conoscevano tutti. Era schivo, riservato, difficilmente si lasciava avvicinare. Non voleva aiuti.
I servizi sociali, i volontari della Caritas, quelli della Casa di Zaccheo: in tanti avevano provato a offrirgli un letto, una doccia calda, uno spazio sicuro. Ma lui aveva sempre rifiutato. Scelse la libertà, la natura, i suoi gatti. Scelse la sua strada.
Axel non aveva una casa nel senso tradizionale, ma aveva un luogo. Aveva scelto Mesagne.
E oggi, la nostra città, silenziosamente, lo accompagna nell’ultimo viaggio.