Ieri è venuto a mancare il sig. Angelo Daloisio, 67 anni, titolare di una rivendita di frutta e verdura su via San Vito. Ospitiamo di seguito il ricordo del nipote Davide:
Era il 1997 e io avevo solo 7 anni quando cominciai ad essere allevato da Papà nel vostro mestiere. Tutte le mattine ci alzavamo alle 4, passavi a prenderci e andavamo al BAR Caffè Porta Grande. Lì ci facevamo il Cappuccino o il Latte Bianco e a volte Tu per ripulire la bocca lo correggevi con l’Anice. Un sapore che a Te piaceva particolarmente. Poi leggevamo i quotidiani, tu amavi il Corriere dello Sport, e dopo aver scherzato un po’ si partiva. Quello che ricordo è la cabina del Fiat Ducato bianco che ogni chilometro si riempiva di fumo di sigaretta e io tossivo per tutto il viaggio. Era un incubo per me, ma resistevo perché sapevo che mi volevi bene. Il mestiere del commerciante non è mai stato facile. Ogni notte e mattina stavamo sulla strada. Poi si arrivava sui mercati e si contrattava il miglior prezzo possibile. Quindi si caricava e tornati a Mesagne si scaricava. Tutto questo ritmo, tenuto per anni e decenni mentre Tu trasmettevi anche a Sandro e Luigi il mestiere. Eravamo come dei marinai della strada. Tu in questo sei stato un Grandissimo Esempio per tutta la famiglia. Eri nato il 03 Gennaio 1955, ed avevi gli stessi occhi del Nonno, Gino Biglioncino. Il Tuo carattere, come tutti i Daloisio, era forte, esplosivo, tempestoso, ma pieno di Grande Amore e Bontà. Eri una persona Generosa e di Grande Compagnia. A Mesagne si direbbe “nnu Crishtianoni”. Non esisteranno più persone così. Una volta, quando ero piccolo, avevo bisogno di aiuto per il mio Cuore capriccioso. Dovevo subire un’operazione d’urgenza. Tu ti facesti avanti come se fossi Tuo figlio. Quando mi vedevi arrivare a volte mi stringevi fortissimo la guancia tra le dita e aspettavi di vedere quanto ero forte a resistere. Era doloroso ma divertente. Era il tuo modo di mostrarmi affetto. Altre volte invece mi stringevi la mano e mi sfidavi dicendomi: “Stringi! Ajessi sta forza”. E tutto questo durava fino a quando qualche zia ti sgridava dicendo: “Uè Nì, lassa scì lu vagnoni”. Ma era il nostro modo di divertirci. Sin da piccolo Tu avevi seguito e imparato il mestiere direttamente dal Nonno. Tanto che da ragazzino già sapevi portare avanti da solo la vendita. Per Te il commercio non era solo un lavoro, ma una vera e propria missione. È vero a volte i clienti ti facevano perdere la pazienza, ma amavi il commercio. Infatti anche quando ti concedevi qualche gita, non volevi perdere il controllo della situazione. Questo lo sanno bene Luigi e Sandro che puntualmente si vedevano squillare il telefono e venivano quasi interrogati. Dall’altra parte c’eri Tu, volevi rassicurarti che stessero facendo per bene le cose. “Lu nicoziu”, insieme a Maradona e il Napoli, per Te era il tuo pensiero fisso, il tuo habitat, la tua casa aperta a tutti. Prima avevi cominciato sulla strada e poi per decenni eri stato la prima scelta “ti la chiazza”. A volte io litigavo con Papà e venivo a rifugiarmi da Te e mi facevi stare vicino per rassicurarmi. Io ero ragazzino, ma per me sei sempre stato un porto sicuro. Sapevo che Tu mi avresti sempre protetto. E la Tua stazza da gigante buono mi rassicurava. Sei stato un Grande punto di riferimento per Tutta la famiglia. Come il Nonno avevi una caratteristica che ti rendeva speciale, eri molto altruista. Prima pensavi agli altri e poi alla fine a te. Non eri un semplice marinaio che guida, eri il capitano della Nave. Tanti anni fa la Confcommercio ha insignito con l’onorificenza di Maestro del Commercio il Nonno. Oggi se sapessero cosa Mesagne ha perso, dovrebbero fare lo stesso. Nino Biglioncino, figlio di Gino e Tetta l’Uschapagghiara, è stato un Maestro del Commercio. Quando mi vedevi arrivare mi dicevi: “Ecculu lu megghiu nipoti mia!” e io ne sono sempre stato orgoglioso. Un anno Papà era in ospedale e toccava a me rimboccarmi le maniche. In quel periodo non c’è stato mai un giorno che mi lasciavi andare da solo sui mercati. Ogni mattina alle 4 mi chiamavi e andavamo insieme e mi rassicuravi: “Shtau iu nipoti mì!” e quando qualche grossista voleva fare il galletto tu gli dicevi: “Vica ca cushtu nipotuma eti, lu figghiu ti frauma Robertu”. E poi erano troppo divertenti i nomignoli che davi alle persone. “Uè Sciambernò” o “Spatuzza”. O quando la “zà Bomba” insieme alla Nonna non finivano mai di mangiare e tu gli dicevi: “Ancora!”. O infine quando scherzavi con tua moglie (la zia Franca) e dicevi “Mo, jeni qua, facimu curtiell cu curtiell”. Era troppo divertente. Tutto questo eri Tu: Buono, Generoso, Altruista, Forte e di Grande Compagnia. L’ultima volta che ci siamo visti, eri con Antonietta in ospedale, avevi dei grandi occhi blu, non ne avevo mai visti di così belli. Io ti aspetto nella Resurrezione. Gesù e Dio non potranno mai dimenticare un Uomo che è stato un Grande Lavoratore e un Maestro del Commercio. Ciao Zì. Ti Vogghiu Beni.
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