Per mesi le pagine delle cronache locali sono state riempite dalle notizie trionfalistiche diffuse da amministratori pubblici con cui si annunciava la conquista di un finanziamento pubblico. Hanno fatto intendere ai cittadini che bastava avere una promessa di intervento dello Stato per poter realizzare le opere e risolvere problemi atavici dei rispettivi territori.
Noi di Ance lo abbiamo detto e urlato in ogni modo: non bastano i soldi per evitare la crisi determinata dalla pandemia ed oggi anche dalla guerra e certamente non basta introdurre delle nuove leggi per risolvere i problemi.
Occorrono capacità e buonsenso, esattamente quello che manca alla politica, troppo spesso colpevole di aver delegato tutto alle strutture burocratiche, senza assumersi la responsabilità di effettuare delle scelte e quindi di risolvere le questioni.
Faccio l’esempio di Brindisi, dove adesso ci si rende conto che il caro-materiali rischia di bloccare la realizzazione del nuovo palaeventi e di altre opere. Si potrebbe rispondere che se l’iter burocratico fosse stato più snello oggi non ci troveremmo in queste condizioni. Ma si può anche aggiungere che noi il grido di allarme lo abbiamo lanciato a tutti i livelli e quindi anche a livello locale. Abbiamo chiesto di essere ascoltati, consapevoli del fatto che noi imprenditori siamo cosa ben diversa rispetto ai “prenditori” e ci sentiamo un braccio operativo dello Stato. Nessuno, però, ha ritenuto utile ascoltarci, di sentire chi i lavori li esegue e quindi chi sapeva bene a cosa stavamo andando incontro.
In una fase così delicata, infatti, la politica “deve” effettuare delle scelte coraggiose, governando nell’interesse dei cittadini e nel rispetto delle leggi. Fino ad oggi, invece, spesso la politica ha svolto un ruolo molto simile a quello di un notaio, limitandosi a certificare i pareri della tecnostruttura, senza un minimo di coraggio e di consapevolezza della gravità del contesto di cui si stava discutendo.
Ed a questo si aggiunge l’ignavia di molte regioni e, nel caso specifico, della Regione Puglia. È vergognoso, infatti, che si continui ad ignorare l’obbligo annuale, come prevede il codice dei contratti in materia di aggiornamento del prezziario regionale. Qui da noi siamo fermi a quello del 2019 (redatto sulla base dei rilevamenti del 2018) e quindi si riferisce a contesti anni luce distanti da quelli attuali.
Di questo passo il nostro paese – a partire dallo stato comatoso in cui versano le periferie con i loro apparati di governo – andrà a sbattere ed il PNRR servirà non più a segnare una ripresa, ma a certificare il fallimento del sistema paese!
Angelo Contessa – Ance Brindisi