Cara Costituzione della Repubblica Italiana, alla vigilia del tuo compleanno ti scrivo questa lettera aperta. Da quando sei nata, settanta anni fa, gli Italiani hanno riottenuto tutta la dignità che meritavano(mo).
Tu, figlia della Lotta di Liberazione dal fascismo e dal nazismo, ci hai trasformati da “regnicoli” (art. 24 dello Statuto Albertino) in cittadini degni e uguali di fronte alla Legge.
Prima di te c’era la “legge fondamentale, perpetua ed irrevocabile della monarchia” (dal preambolo dello Statuto Albertino); oggi ci sei Tu: la legge fondamentale della Repubblica Italiana.
Prima di te c’era il re sovrano al centro dello Stato, ed anzi egli era lo Stato in quanto era retto da “un governo monarchico rappresentativo”, oggi invece grazie a te, c’è il Popolo Italiano che detiene ed esercita la sovranità.
Da regnicoli e “nostri amatissimi sudditi” siamo diventati tutti cittadini e godiamo dei diritti civili, politici, sociali che i Padri Costituenti hanno trasfuso in te con grande lungimiranza, modernità politica e giuridica.
Hai detto, prima di ogni cosa, che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro; mentre allo stesso articolo dello Statuto c’era scritto “La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato.”
La persona del Re era “sacra ed inviolabile” mentre oggi è “la forma repubblicana” ad essere inviolabile tanto che “non può essere oggetto di revisione costituzionale”.
Sei il nostro scrigno.
Conservi e proteggi il più sacro dei tesori: la nostra libertà.
E mentre prima la libertà individuale era solo “guarentita” oggi grazie a te è “inviolabile”.
Tu hai detto che tutti possono manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo e che la stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni o censure, mentre prima, quando eravamo “regnicoli” e non cittadini, “la stampa sarà libera ma una legge ne reprime gli abusi”.
Le sentenze dei Giudici sono emesse “in nome del Popolo Italiano” quelle di prima erano emesse in nome del Re.
Poi arrivò il ventennio fascista caratterizzato dai connotati di un regime liberticida, con tutte le ulteriori e definitive limitazioni dei diritti, delle libertà civili e politiche, della eliminazione della uguaglianza giuridica, con l’introduzione delle leggi razziali e con la odiosa e micidiale introduzione delle discriminazioni nei confronti degli ebrei.
Di un livello giurisdizionale di controllo della costituzionalità delle leggi neanche a parlarne sicché le leggi nascevano già asservite al regime fascista.
C’è anche chi parla di una resistenza tradita ed oggi, infatti, le cose non versano nel senso giusto e quella fortezza costruita dai Padri Costituenti è sottoposta ad un assedio feroce che tende, modificando il sistema rappresentativo, alla stessa limitazione, se non proprio vanificazione dei diritti fondamentali.
Una Nazione che ha conosciuto il regime fascista, non può dimenticare.
Tanti leaders contemporanei mossi dalla vanesia e sciocca considerazione di sé stessi che vorrebbero a loro volta passare alla storia come costituenti, ci hanno provato.
C’è chi vorrebbe l’Italia presidenziale (i più autoritari), chi semipresidenziale (i più furbi), quella di nominati, (vigente ed incostituzionale).
Poi, per fortuna, c’è il Popolo Italiano che vigila, e chiamato con i referendum ad esprimersi a favore o contro le modifiche alla Costituzione, ha più volte ribadito: la Costituzione, quella del ’48 non si tocca!
Rivolto ai governanti di turno ha apertamente e chiaramente detto: applicatela la Costituzione non modificatela.
E’ l’unico modo di affrontare anche questo rigurgito antidemocratico che “corre per la schiena” di tutti noi.
Buon compleanno Costituzione della Repubblica Italiana e auguri per altri cento anni di vita e come dicono tra loro gli innamorati: grazie di esistere!
Mesagne / Brindisi 21 dicembre 2017
Carmelo Molfetta