Ciak si Libera, ultimo appuntamento della rassegna cinematografica con il procuratore della Repubblica di Brindisi Antonio De Donno
Si chiude oggi lunedì 26 agosto alle 20.30 con il film “Fine pena mai” nell’atrio del Castello Normanno svevo, la prima rassegna cinematografica, “Ciak, si Libera”, organizzata dal Presidio di Libera Mesagne con il patrocinio del Comune.
Dopo i saluti della referente del Presidio cittadino, Anna Settanni, e del vicesindaco, Giuseppe Semeraro, il procuratore Antonio De Donno, protagonista dell’importante successo giudiziario del secondo maxi processo del ‘97 conclusosi con la condanna di ventinove imputati all’ergastolo e gli altri a pene per settecento anni di reclusione, introdurrà la pellicola raccontando in prima persona le indagini che hanno portato all’arresto di Antonio Perrone, boss salentino della Scu. A dialogare con il procuratore De Donno la giornalista Fabiana Agnello.
Diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte, del collettivo Fluidvideocrew, girato nel Salento e liberamente tratto dal romanzo “Vista d’interni” di Antonio Perrone (Manni editore) con l’attore Claudio Santamaria, “Fine pena mai” è una storia vera.
È la storia di un ragazzo di Trepuzzi come tanti che, negli anni Ottanta, seguendo il sogno di una vita al massimo, si ritrova coinvolto in una corsa inarrestabile che, da giovane studente universitario a Padova, lo porterà a divenire nel “suo” Sud un vero e proprio boss mafioso. Un viaggio in nero che racconta una vicenda che ha per sfondo una mafia mai raccontata prima: la Sacra Corona Unita.
“Ciak, si Libera!”, la prima rassegna cinematografica del Presidio di Libera Mesagne inserita nel cartellone “MesagnEstate2019”, invita tutta la cittadinanza a partecipare perché è necessario conoscere la nostra storia per liberarci definitivamente dalla “mafia, una montagna di merda” e dimostrare che neanche un raid incendiario ai danni di un giovane maresciallo mesagnese dell’Arma dei carabinieri può fermare chi crede, chi si batte ogni giorno in nome della giustizia e della legalità.
6 commenti
Mesagne, ancora nel immagginario di molti, è quel cartello stradale crivellato di colpi che si vede anche su questo sito.
E le armi che gliele vendeva? Un diciamo colletto bianco.
Tenere sempre alta la guardia! Non deve essere solo uno slogan.
Bravo! Quando vedo quella gente, (a cui bisogna addebitare parecchi danni di immagine di questa cittadina…) tentare di impiantare i loro attuali commerci intorno a queste cose, mi domando parecchie cose! Pensavo di essere la sola.
La mafia è una montagna di merda, certo.
Chi in questo periodo, a Mesagne ancora la copre… è peggio di loro!
Correggo:
In un periodo come questo…
Certo che partecipiamo!
La mafia è una montagna di merda.
Sopratutto se si veste di marrone.
Soprattutto con due t
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