Nell’ottobre dell’ormai lontano 1970, nel Liceo Classico “V. Lilla” di Francavilla Fontana fu formata, in modo del tutto casuale, una classe di ragazzi e ragazze provenienti da Francavilla, Oria, Latiano e Mesagne.
La scelta comune di frequentare quel prestigioso liceo classico determinò, anche, il conseguente intrecciarsi delle vite di quei ragazzi per i successivi cinque anni. Anni nei quali accadde, più o meno, quanto di solito accade in una classe così eterogenea e vivace, un pizzico di campanilismo, un pizzico di sana competizione sul profitto scolastico, un po’ di goliardia nella componente maschile del gruppo (peraltro non molto numerosa), sincera ammirazione verso chi, indiscutibilmente, eccelleva nelle lingue classiche, qualche simpatia di tipo sentimentale più o meno ricambiata, qualche coalizione nei confronti del prof o della prof particolarmente esigente. Insomma, cinque anni di ordinaria coesistenza scolastica durante i quali era normale approfondire e coltivare maggiormente le frequentazioni con i propri “compaesani”.
Da qui le definizioni “lato Mesagne” o “lato Francavilla” dei posti nei banchi. Poi arriva l’esame di maturità e, come sempre accade, ci si saluta promettendosi di non perdersi di vista ma, ovviamente, la vita riserva a ciascuno percorsi diversi e luoghi diversi.
Passano 49 anni e ad uno di quei ragazzi, in accordo con altri due compagni buontemponi, viene in mente di concretizzare un sogno: ritrovare tutti i compagni e le compagne. Una ricerca a catena e si riesce a recuperare i contatti telefonici di quasi tutti gli altri. Si viene così a sapere che c’è chi vive in Lombardia, chi in Veneto, chi in Emilia, chi in Sardegna, chi in Toscana, chi in Basilicata, chi addirittura a Los Angeles. Ovviamente c’è chi è rimasto nel paese nativo o nelle immediate vicinanze.
A questo punto ci si rende conto che ritrovarsi dopo tanti anni non è più una casualità ma frutto di una scelta consapevole che non tutti sentono di voler fare. Ognuno di noi così ha scelto di esserci o non esserci in questo cammino, chi lo ha fatto ha lentamente maturato uno sguardo molteplice e aperto sui ricordi conservati gelosamente nel tempo. Eravamo tutti alla ricerca di tratti fisici, segni caratteriali, aneddoti che avevamo custodito come le foto d’archivio conservate da alcuni di noi. Le foto si, ci hanno aiutato a prendere la parola in una chat che all’improvviso è entrata a far parte del nostro quotidiano.
Ritroviamoci, abbiamo detto, e abbiamo iniziato da ciò che oggettivamente ci ha unito durante quei cinque anni trascorsi insieme al tempo in cui eravamo gli uni per gli altri testimoni di ciò che potevamo ancora essere. Le parole sono importanti perchè cambiano i pensieri o anche il contrario, così lentamente sono affiorate parole per esprimere vicinanza, prossimità e i saluti sono diventati meno formali e più aderenti al nostro crescente desiderio di esserci ogni giorno per gli altri insieme all’attesa di trovarli sempre lì in quel luogo non luogo della chat.
Con molta cautela abbiamo cominciato a lasciar scorrere un intreccio di racconti tra passato e presente in cui ognuno di noi c’era con sincera e attenta leggerezza. Storie, siamo diventati tutti storie bellissime ed è stato emozionante ri-elaborarle, raccontarle e ascoltarle. Opportuna e giusta la scelta di una data per un pranzo insieme a distanza di sei mesi dal primo messaggio su wapp. Avevamo bisogno del tempo lento del racconto per parlare di passioni, desideri, sogni e così lo sguardo, senza che ce ne accorgessimo, si è rivolto anche al futuro.
24 Maggio ore 11,15 davanti al liceo.
Ed ecco che Beniamino Spina, nominato per meriti sul campo nostro “capoclasse”, ha fatto in modo che si sia potuti tornare nel nostro amato liceo, sedersi nei banchi dell’aula dell’ultimo anno, e ridare vita a quella 3A del lontano 1976: Maria Caprioli, Rita Diviggiano, Giovanna Gallone, Salvatore Giorgino, Marica Guglielmi, Alessandra Iaia, Bianca Mangia, Ester Nuzzo, Piero Patanè, Ivaldo Penta, Marinella Piro, Rita Rammazzo, Maria Teresa Resta, Rocco Schiavilla, Oreste Segatto, Patrizia Solazzo, Beniamino Spina e Bernadette Spinelli e poi, in collegamento da remoto, Maria Lucia Carone, Maria Antonietta Desiati e Genny Martucci.
La squisita disponibilità della Dirigente Scolastica Giancarla Spagnolo ha fatto sì che tutti noi realizzassimo un sogno forse mai confessato neanche a noi stessi, abbiamo inoltre potuto incontrare i ragazzi delle quinte che quest’anno dovranno sostenere l’esame di maturità rispondendo alle loro domande che, ovviamente, tradivano la stessa ansia e preoccupazione da cui eravamo presi noi alla loro età.
Il momento più emozionante della visita al nostro liceo è stato, senza dubbio, l’incontro con la professoressa Imma Scazzeri, la nostra docente di Italiano, le cui interrogazioni avevano il potere di farti trascorrere notti insonni quasi dovessimo sostenere esami universitari, salvo farci sentire poi orgogliosamente capaci di questo. Il suo fresco e articolato racconto del nostro percorso scolastico con lei è stato a dir poco emozionante, ci ricordava non come semplice e sbrigativo “gruppo classe” ma singolarmente, come persone nella loro unicità. “E’ lei” ci siamo detti, non è cambiata; la sua postura valoriale e professionale era lì ancora evidente per noi e non solo.
I ragazzi presenti, infatti, hanno respirato l’eccezionalità e la rarità di un simile incontro, docente ed ex alunni a distanza di cinquanta anni. Il suo essere orgogliosa di noi, oggi manifestamente dimostrato, è stato per tutti noi l’apprezzamento più bello del nostro impegno di allora e ha confermato la nostra consapevolezza dell’enorme fortuna di averla avuta come nostra docente e di averla ritrovata. L’abbiamo cercata ed è stato un privilegio inestimabile poterla vedere, ascoltare e farle dono della nostra profonda e sentita riconoscenza e delle nostre variegate e belle vite. Così come, altrettanto emozionante, è stato ricordare, attraverso lei, anche gli altri docenti che ci hanno accompagnato in quel meraviglioso quinquennio.
E anche se le circostanze e le distanze non hanno permesso a tutti di essere fisicamente presenti, la condivisione è stata comunque totale e, nel cuore di tutti, c’era un pensiero anche per gli assenti e, soprattutto, per chi ci ha lasciato prematuramente.
È stata una “bella giornata”. Ora ci siamo ritrovati. È stato bello, ognuno ha vissuto tutto questo con attesa, emozione, trepidazione. Di questo saremo sempre grati al nostro “capoclasse”, pur nella consapevolezza che gli occhi di ognuno non avrebbero potuto ignorare che sono trascorsi cinquanta anni! Ma l’entusiasmo che traspariva da quegli occhi è stato sicuramente più forte e, per chi aveva scelto di essere lì, contava solo la gioia di esserci.
Liceali attempati certamente, ma orgogliosamente liceali nel cuore sempre!