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Dal risentimento alla responsabilità – di Michele Graduata

da Cosimo Saracino
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Dopo il fisiologico e a tratti grottesco chiacchiericcio che anche in questa occasione ha accompagnato la composizione delle liste elettorali, il documento circolato nei giorni scorsi sui social a firma Canuto, Di Schiena ed altri ha riproposto con forza la politica al centro del dibattito pubblico.
Gli autori, riflettendo:”sull’indebolimento della tenuta democratica di culture e tradizioni e il trasferimento di poteri dai luoghi della sovranità popolare a quelle di minoranze sempre più ristrette e spesso non facilmente identificabili”, sollecitano qualche ulteriore considerazione.
Quando è iniziata, come e perché è stata possibile questa concentrazione del potere e della ricchezza nelle mani di pochi? In assenza di un pensiero critico alternativo, le risposte a questi interrogativi sono quasi sempre veicolate dagli stessi gruppi che hanno promosso e beneficiato di questa situazione.
Prima si è proceduto con le martellanti campagne sulla fine delle ideologie e sulla fine della storia, utilizzate per glorificare il liberismo e le società liberaldemocratiche; poi si è insistito sulla fine della politica per rendere impossibile qualsiasi mutamento. In questo clima culturale è maturato il nuovo modello di società costruito dai padroni del mondo.
Nel corso degli ultimi decenni, dopo la crisi che aveva investito il sistema capitalistico nel corso degli anni Settanta, le classi dominanti (potentati economici e finanziari, speculatori, banche d’affari, lobbisti ecc.) hanno puntato a ristrutturare le società secondo il principio della libera concorrenza. Oggi, a distanza di tanti anni, siamo in grado di capire come funziona questo modello e quale nuovo ordine ha imposto nel mondo.
Sul piano economico il Capitale, nella lotta di classe ingaggiata contro il Lavoro, ha rispolverato la teoria neoclassica, che era stata abbandonata dopo i disastri provocati con la crisi del 1929. Questa, insistendo sulla necessità di sostenere non più chi domanda beni sul mercato ma chi li offre, ha consentito al 10% della popolazione di accaparrarsi il 56% del reddito globale e di lasciare al 10% più povero soltanto lo 0,7%.
Sul piano politico, poi, il Capitale, al fine di consolidare ed estendere ulteriormente questa ricchezza, ha bisogno di leggi e regolamenti che la tutelino e non la mettano in discussione. A tal fine ha elaborato una nuova teoria del Potere che, poggiando sullo Stato d’eccezione, ha a fondamento due principi: la necessità e l’urgenza. Da questo momento tutte le decisioni, assunte da maggioranze e da leader di fiducia del Capitale ed in alcuni casi come in Italia ed in America direttamente dai miliardari Berlusconi e Trump, vengono presentate come neutre e nell’interesse del paese.
Per raggiungere questo obiettivo, sulla base delle esperienze compiute negli anni, il Capitale non usa la forza, la violenza, lo scontro frontale contro il restante 90% della popolazione, perché da questo impatto uscirebbe sconfitto. Generalmente, prima, utilizza la democrazia svuotandola dall’interno, poi, eleva a sistema la lotta di tutti contro tutti; infine si fa Stato e, utilizzando i principi di necessità ed urgenza, interviene con misure coercitive sui diversi ceti sociali per colpirli uno alla volta, partendo dal basso: dal più debole verso l’alto.
In questo modo si è imposto il liberismo che, secondo la definizione di Gramsci: ”non è l’espressione spontanea, automatica del fatto economico, ma un fatto di volontà consapevole dei propri fini, è una regolamentazione di carattere statale introdotto e mantenuto per via legislativa e coercitiva…..Esso dunque è un programma politico, destinato a mutare, in quanto trionfa, il personale dirigente di uno Stato e il programma economico dello Stato stesso, cioè a mutare la distribuzione del reddito nazionale”.
Questo è il nemico contro il quale dobbiamo combattere nei prossimi anni. Dopo decenni di perdita di orientamento nel pensare e nell’agire della Sinistra italiana ed europea, tocca ad un nuovo centrosinistra tracciare un solco, indicare una nuova prospettiva. E’ questa l’ambizione che anima i promotori della formazione politica di Liberi e Uguali. Soltanto utilizzando il voto del 4 Marzo per dare voce e rappresentanza parlamentare alla Camera e al Senato a questa ambizione, soltanto superando i pur legittimi risentimenti, soltanto uscendo da una ormai troppa lunga commedia degli equivoci, soltanto impegnandosi in prima persona per convincere gli incerti e i dubbiosi si può dire di aver contribuito, con responsabilità, a mettere in moto quella grande trasformazione di cui l’Italia ha bisogno. Michele Graduata – già parlamentare del PCI

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