Sono passati quasi 50 anni dalle domeniche a piedi.
Scattò quella decisione per effetto della grande crisi petrolifera generata dall’ embargo decretato dall’OPEC, (organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, fondata nel 1960) in seguito alla guerra arabo–israeliana dello Yom Kippur (6 – 25 ottobre).
Il costo del petrolio balzò da 3 a 12 dollari a barile. Tutti i governi decisero misure drastiche di riduzione dei consumi, inclusi quelli di energia elettrica.
In Italia, il Governo Rumor impose dei rincari dei carburanti e per il gasolio da riscaldamento. Decise di abbassare a 120 K/h il limite di velocità in autostrada ed una riduzione dell’orario di apertura dei negozi, con chiusura anticipata di cinema, bar e ristoranti.
Un vero e proprio coprifuoco. Un qualcosa che abbiamo risentito dopo 50 anni. In quel periodo si iniziò a parlare di austerità, di un miglior modo di utilizzare (o non sprecare) le risorse.
Enrico Berlinguer al Teatro Eliseo di Roma a gennaio del 1977, lanciò un appello al convegno degli intellettuali organizzato dal PCI, rivendicando il valore dell’ austerità al fine di un uso razionale e senza sprechi delle risorse.
Ricordo quelle domeniche di dicembre del 1973 a Mesagne. Piazza Porta Grande invasa da grandi e piccoli, si sentiva la libertà per le strade, si vedevano in giro solo biciclette e passeggini. E pensare che oggi tutto questo si nota nei centri storici ed in alcune zone dei centri abitati, soltanto nei giorni festivi.
In una di quelle domeniche mio padre doveva insieme a noi di famiglia andare a raccogliere le olive e per farlo, occorreva tuttavia un permesso particolare. Dovette recarsi presso la stazione dei carabinieri per ottenere il permesso per la circolazione del suo camion per andare in campagna.
Anche allora sembrò che quel campanello di allarme fosse stato colto da tutti allo scopo di modificare le nostre abitudini, il nostro modo di muoverci e di agire ogni giorno. Ma purtroppo quel monito dopo tanti anni non è più un campanello, ma è diventata una campana che rintocca costantemente al nostro modo di essere nel quotidiano.
Il filo rosso della storia ci ricorda tanti avvenimenti che a distanza di anni si ripetono e ci mettono dinnanzi alle nostre responsabilità.
Già da allora vi erano i segnali che il Pianeta aveva bisogno di un altro modo di vivere e di utilizzare le risorse.
Ed anche in quel caso non “è andato tutto bene”, per quello che vediamo ancora oggi dinnanzi ai nostri occhi.
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