È di queste ore la notizia della chiusura del Presidio di primo intervento presso l’ex Ospedale di Mesagne. Tale presidio, utile per le prime cure da apprestare a cittadini non in grave condizione, ma soprattutto utile a decongestionare il già congestionato Ospedale Perrino di Brindisi, sarà riconvertito in un presidio specializzato del 118. Ennesima beffa dopo la chiusura dell’Ospedale San Camillo, e tanti saluti al diritto alla salute costituzionalmente garantito.
Di fatto, sia in situazioni di emergenza sia in presenza di un “codice bianco”, i mesagnesi saranno costretti a sorbirsi lunghe ore d’attesa presso il nosocomio di Brindisi, utili soprattutto a “pregare” che vi sia un posto in reparto per potersi curare. Eppure, la situazione sembra grave ma non seria: non si spiega altrimenti il silenzio assordante del Consigliere regionale Vizzino e dell’ex onorevole Toni Matarrelli, entrambi fedelissimi del Governatore Pugliese Emiliano, ossia l’artefice di tale sconsiderata decisione. Le elezioni del 5 marzo sembrano non aver insegnato nulla ai nostri rappresentanti istituzionali se è vero come è vero che continuano ad ignorare la questione, come se al mesagnese nulla importerà.
Suona quindi demagogico sentir parlare di “nuova sinistra”, di voglia di rimettere insieme il disperso popolo rosso: di questo passo non serviranno grosse analisi per capire il perché il cittadino medio ha scelto movimenti populisti ed antipartitici. Non vi è da biasimare chi inascoltato ha cercato risposte altrove, non trovandole in casa propria. Il diritto alla salute non può ne deve mai considerarsi materia “elettorale” o di accordo politico: i nostri rappresentanti istituzionali avevano l’obbligo morale per mandato dei cittadini di entrare in Regione e sbattere i pugni sul tavolo di Emiliano.
Accordi futuri con questo o possibilità di rielezione nell’assise regionale sono questioni importanti ma pur sempre legate al destino personale: il diritto alla salute è invece diritto universale che andava difeso “senza se e senza ma” anche a costo di rompere col governatore pugliese. Noi non abbiamo paura di dire le cose come stanno, anche a costo di attirare le antipatie di qualche amico amministratore. Non è col silenzio, con la favoletta che “Mesagne è migliorata negli ultimi tre anni” che qualcuno si assicurerà un futuro politico. Sia chiaro: il futuro è dei cittadini, non di chi in questo momento è delegato a rappresentarli.