Il ruolo di Mesagne all’interno del territorio in età romana e altomedievale. Su questo asse di ricerca si è sviluppata la tesi di laurea del giovanissimo mesagnese Simone Zocco, 24 anni, che ha conseguito un doppio titolo valido in Italia e Francia. Simone Zocco lo scorso 14 dicembre si è laureato in Archeologia dei paesaggi, con il Prof. Franco Cambi, il Prof. Enrico Zanini (Università di Siena) e la Prof.ssa Magali Watteaux (Université Rennes 2), conseguendo il titolo con la votazione di 110/110 e lode con menzione speciale. Particolarmente interessante è stata la sua ricerca di studi, in continuità con la ricognizione archeologica svolta dal Prof. Franco Cambi negli anni ’90 sull’agro brindisino. Simone Zocco ha focalizzato la sua attenzione sui territori di Mesagne, Oria e Brindisi tra IV e X secolo d.C. prestando particolare attenzione al fenomeno di destrutturazione del paesaggio rurale e allo spopolamento delle campagne brindisine tra la fine dell’impero romano e l’età medievale. Proponendo una ricostruzione della via Appia e del cosiddetto Limitone dei Greci (ovvero il sentiero Oria-Otranto).
Partendo da queste ricerche ha formulato diverse ipotesi sui cambiamenti che investirono la provincia di Brindisi nel periodo studiato e ha cercato, soprattutto, di cogliere le strategie di difesa e controllo del territorio oritano e mesagnese attuate da Bizantini e Longobardi durante i secoli VII-IX. Il giovane archeologo mesagnese ha partecipato in Toscana a diversi scavi ed è stato coinvolto nel programma Doppio Titolo collaborando con l’Université Rennes 2 (Bretagna, Francia). Nell’ambito di questo progetto ha trascorso un periodo di studio all’estero (settembre-dicembre 2020) per l’apprendimento di specifiche metodologie di indagine e l’elaborazione della tesi di laurea.
Simone, in che modo può essere utile la tua tesi per la nostra città candidata a capitale della cultura 2024? “La mia ricerca ha avuto come obiettivo quello di comprendere il ruolo di Mesagne all’interno del territorio studiato in età romana e altomedievale. Sembra infatti, secondo l’interpretazione che ho proposto, che la nostra città fosse il centro di un pagus, ossia una sorta di centro di gestione della fiscalità e della produzione agricola, che accentrava i beni prodotti da villaggi e ville vicini e per indirizzarli verso Brindisi. In questo senso, il proseguimento della ricerca in futuro può chiarire meglio la storia di Mesagne in un periodo complesso come il passaggio dalla tarda antichità al medioevo, per molti versi ancora oscuro e poco conosciuto, riuscendo a riscrivere o aggiornare la storia locale, a confermare o smentire alcune interpretazioni”.
Il nostro patrimonio culturale ha ancora tanto da raccontare e la ricerca è sicuramente lo strumento più giusto per aprire nuovi orizzonti. “La ricerca – chiarisce il giovane archeologo – è sempre la premessa per giungere alla valorizzazione del patrimonio culturale. Il rigore e l’impegno scientifico si configurano, perciò, come elementi essenziali per diffondere cultura, azione fondamentale in un momento come questo, in cui Mesagne sta conoscendo un vivacissimo periodo”.