Volendo fermarsi a leggere soltanto in superficie le tappe della sua non lunga esistenza adulta, ci si potrà fare l’idea di una persona messa all’angolo dal destino. Ma questo è stato solo in parte. Antonio Lubelli, otorinolaringoiatra mesagnese, è morto stamane all’età di 58 anni dopo – e non è retorica funebre – una lunga battaglia contro le malattie.
Figlio di un severissimo maestro elementare, si era laureato bene, da giovane ufficiale di marina, da professionista riscontrando ben presto il favore del mercato sanitario: perchè era bravo (e cioè analitico, accorto e sempre aggiornato) e paziente più dei suoi pazienti, con i quali aveva ottimamente fidelizzato da molti lustri.
I rovesci sono arrivati ben presto, molti dei quali assolutamente inattesi: da quelli personalissimi che lo avevano fiaccato sul piano dell’intima serenità, a quelli procuratigli dai gangli del sistema ospedaliero, ad un incidente giudiziario che, sbattendolo in cronaca, lo aveva definitivamente atterrato. O, almeno, così pareva.
Antonio, comunista fiero della propria passione civile e del gusto delle battaglie d’antan, aveva ripreso a tessere i fili della sua vita, riscoprendo l’amore per l’amore, ritrovando pressochè intatta l’antica clientela.
Perchè deponesse le armi ci sono volute non una ma due terribili malattie, concatenate, incastrate tra loro come gli stessi ingranaggi dei suoi ultimi anni zoppicanti. Eppure ci ha provato, confidando di poterla sfangare anche stavolta, fino all’ultimo documentandosi col piglio del medico e giammai dell’ammalato, restando lucido (e critico) fino a soltanto poche ore prima di andarsene.
Di Antonio Lubelli resteranno a chi lo ha conosciuto molte eredità: l’integrità morale, l’intransigenza e certamente il sorriso un po’ ammaccato, di chi forse prefigurava da troppo tempo una sorte iniqua.
Giuseppe Florio