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Ecco il discorso del sindaco per la consegna delle chiavi alla Madonna del Carmine

da Cosimo Saracino
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Patrocinio della Madonna del Carmine: di seguito il discorso del sindaco che ha pronunciato nel pomeriggio di oggi, presso la Chiesa dell’Immacolata, in occasione dell’antico rito della consegna delle chiavi alla Protettrice della città di Mesagne. Per chi avesse voglia di leggerlo.

“Reverendo Arciprete, Reverendo Vicario Foraneo, Reverendi Padri Carmelitani, Parroci e Clero tutti, Autorità Civili e Militari, carissimi concittadini, sono trascorsi quasi cinque anni dall’insediamento dell’Amministrazione che, con orgoglio e responsabilità, mi onoro di guidare: riviviamo il sentimento di vicinanza che ci unisce in questo appuntamento così sentito dalla comunità mesagnese, quello del rito della consegna delle Chiavi alla Madonna del Carmine, Protettrice della città di Mesagne.

Di anno in anno ho avuto modo di rafforzare una convinzione che si è fatta via via più profonda: in questo rito si sedimenta un sentimento individuale e collettivo che va oltre la ricorrenza storica, oltre la celebrazione religiosa. Ho compreso di quanta partecipazione questi istanti si nutrano, inducendo a riflessioni che riguardano il nostro tempo e il modo con cui viviamo la città, gli altri, ciò che accade nel nostro Paese e nel mondo. E allora comprendiamo come il terremoto del 1743 resti metafora di forme universali di dolore e speranza che ricorrono, che ci accompagnano, che sono in noi e ci camminano affianco.

Troppi i conflitti in corso oggi nel mondo, di molti di questi sappiamo persino poco, come delle guerre che affliggono le popolazioni del continente africano. Davanti ai nostri occhi, ogni giorno, le notizie che giungono dal Medio Oriente – Israele e Palestina – e dall’Ucraina. E accanto alle immagini di sofferenza, sembra avanzare la logica del peggior Novecento. E’ un dramma dover constatare la convinzione che le guerre possano cancellare i problemi, un errore tragico, che scalfisceb anche la solidità delle democrazie più solide, come quella italiana. Nel mondo, scrive e riporta l’informazione più coraggiosa, si sta consumando una nuova strage degli innocenti, una tragedia che non risparmia i più deboli – malati, anziani, disabili – e coinvolge i bambini, cancellando, insieme alle loro vite, il futuro che essi sono e rappresentano.

La speranza c’è, risiede nella bellezza della conoscenza, l’arma in assoluto più efficace per sconfiggere il degrado culturale e ambientale e per fronteggiare le forme di povertà crescenti con le quali il nostro tempo ci costringe a fare i conti. Un’arma affilata quella del sapere, eppure pacifica e potente, che Mesagne conosce bene, avendo investito prioritariamente nella forza della cultura per riscattare la propria identità, per riscattarsi da giudizi immeritati e guadagnarsi l’emblematico riconoscimento di città capitale della cultura di Puglia. Un titolo che si declina in molti aggettivi a noi cari: Mesagne città accogliente, orgogliosa, premurosa nella cura del proprio patrimonio storico e monumentale – tesoro autentico sul quale continuare ad investire – e con un desiderio inarrestabile di ulteriore progresso.

Nei bambini e nei giovani la speranza più grande, perché è dei ragazzi la capacità di stupirsi e di stupire, un’abilità che è insostituibile antidoto contro la rassegnazione e l’anestesia delle coscienze.

Un dato emerge su tutti: il desiderio di crescita di questa città e dei suoi abitanti. Per questo ci siamo posti grandi obiettivi. Insieme abbiamo gestito, coesi e solidali, le tante criticità del Covid, nel frattempo non ci siamo mai fermati e abbiamo proposto progetti ritenuti meritevoli di finanziamenti, ci siamo aggiudicati risorse scritte in cifre ma che noi leggiamo come sinonimo di modernità, sostegno ai più bisognosi, servizi essenziali estesi o rafforzati nelle zone meno servite della città, che si leggono come rispetto dell’ambiente e sicurezza, salute. Insomma come una migliore qualità di vita per i cittadini mesagnesi e per chi, e sono sempre di più, sceglie di trascorrere a Mesagne il proprio tempo.

Pochi giorni fa la posa della prima pietra per la nascita nella zona industriale di un Polo per l’infanzia che potrà accogliere bambini da 0 a 6 anni, in uno spazio polifunzionale attrezzato per la pratica sportiva e i giochi all’aria aperta: cito questo intervento come emblematico, tra i tanti che interesseranno le periferie cittadine, anche per la fascia di età a cui è rivolto: i bambini, il domani.

Il domani di questa Comunità di cui mi sento figlio e padre. Figlio in quanto cittadino di Mesagne, e padre in quanto sindaco.
Non so dire quanto in questi anni io abbia imparato di una città che ero convinto di conoscere. Nelle mille occasioni di incontro, confronto e crescita che la straordinaria esperienza di primo cittadino mi ha concesso. Ho scoperto volti e situazioni che mi hanno sorpreso: spesso chi si rivolge a me, lo fa, per ricevere consigli e supporto. Altrettanto spesso in questi anni, mi sono state offerte visioni e prospettive, non di rado soluzioni, opportunità sempre preziose che mi hanno aiutato a gestire grovigli che, in contesti diversi dal nostro, avrebbero potuto far tremare i polsi.

La mia forza è stata quella di non essermi mai sentito solo. Con l’emozione che cresce e dalla quale volentieri mi lascio prendere, mi vengono in mente i versi del poeta inglese John Donne: “Nessun uomo è un’isola”, perché ogni donna e ogni uomo sono parte di quel tutto che consente di rimanere uniti e forti nelle avversità. E di percepire le connessioni che chiamiamo empatia e sensibilità. Ecco: Mesagne per me, in questo lustro che mi ha visto indossare questa preziosa fascia, ha incarnato queste parole antiche e ancora tanto moderne: «Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto».

Con la gioia di sentirmi parte di questo meraviglioso spaccato di umanità che siamo noi, insieme e in questo momento, auguro a tutti voi buona novena”.

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