L’edilizia privata a Brindisi vive una fase di stallo preoccupante. Le ragioni di questa crisi sono molteplici, ma una delle principali è la mancanza di un tessuto economico solido che possa garantire ai cittadini un’occupazione stabile e ben remunerata. Senza lavoro, o con lavori precari, chi può permettersi di acquistare una casa? Il settore edilizio, tradizionalmente trainante per l’economia locale, si trova oggi a fare i conti con una drastica riduzione della domanda, dovuta proprio alla scarsa capacità del territorio di generare opportunità lavorative sicure e durature.
A peggiorare il quadro, la fine dei bonus edilizi e l’esaurimento delle risorse del PNRR, che a Brindisi non ha comunque prodotto effetti significativi, hanno lasciato un vuoto difficile da colmare. Inoltre, il declino del ciclo industriale ha acuito ulteriormente la crisi, portando a un progressivo depauperamento del tessuto economico locale. Senza un sistema produttivo forte e dinamico, non ci sono le basi per una crescita sostenibile dell’edilizia privata.
In questo scenario, assume particolare rilevanza il recente protocollo d’intesa siglato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy tra Eni-Versalis e le parti coinvolte. Questo accordo, che garantisce il mantenimento dei livelli occupazionali, inclusi quelli dell’indotto, rappresenta un segnale positivo per il futuro dell’industria brindisina. Sebbene alcune voci critiche abbiano espresso dubbi sulla sua efficacia, non si può negare che una grande azienda che decide di investire sul territorio e di preservare i posti di lavoro rappresenti un esempio da seguire.
Ciò che serve a Brindisi è proprio questo: una strategia volta a rendere il territorio attrattivo per gli investimenti di altre grandi aziende. Perché ciò avvenga, occorre lavorare su più fronti: dalla pianificazione urbanistica alla disponibilità di aree idonee per nuovi insediamenti industriali e produttivi, fino alla creazione di strumenti efficaci per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Un modello virtuoso da adottare per rilanciare il tessuto economico locale può essere rappresentato dalle esperienze di integrazione tra scuola e impresa, come avvenuto in Lombardia con le iniziative presentate dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Lì, grazie alla collaborazione tra istituzioni, aziende e sistema educativo, sono stati avviati percorsi formativi tecnico-professionali mirati, come il modello 4+2 e il potenziamento degli ITS Academy, con un tasso di placement superiore al 90%. Inoltre, iniziative come quelle della Fondazione Dalmine, che ogni anno offre oltre 25mila posti in laboratori didattici gratuiti, e i progetti di internazionalizzazione che attraggono giovani talenti, dimostrano che investire nella formazione e nella valorizzazione delle competenze tecniche può avere un impatto concreto sulla capacità di attrarre investimenti e sviluppare l’economia locale.
Un territorio che vuole crescere deve dotarsi di un sistema di formazione flessibile e rapido, capace di rispondere alle esigenze delle imprese e di preparare le risorse umane con competenze adeguate. Deve, inoltre, offrire un quadro normativo e amministrativo snello, capace di favorire chi vuole investire e creare opportunità di sviluppo.
L’esempio di Eni-Versalis dimostra che, con il giusto approccio, è possibile mantenere e rafforzare la presenza industriale in città. Ora è necessario che altre realtà produttive seguano questa strada, contribuendo a creare un circolo virtuoso che possa ridare ossigeno anche al settore dell’edilizia privata. Solo con una visione strategica e con interventi concreti si potrà rilanciare Brindisi, restituendo fiducia ai cittadini e creando le condizioni per una crescita sostenibile e duratura.
Angelo Contessa, Presidente ANCE Brindisi